TRACKLIST:
Lato A
01, Zéngia Blues (... Cinghia Blues) - 5:00
02. I limón (... I limoni) - 4:02
03. Il tortellino - 4:02
04. I madón (... I mattoni) - 1:08
05. La donna in estate - 4:13
06. Bologna campione - 4:14
Lato B
07. Un biglietto del tram per Stella - 5:48
08. Dmanda (... Domanda) - 2:07
09. Professore, mi dà una pastiglia? - 3:50
10. I Vîc (Les Vieux) (... I Vecchi) - 4:05
11. La Fîera d'San Zamiàn (La Fêra d'San Zémiân) (... La Fiera di San Geminiano) - 4:07
In questa tornata procediamo con una deviazione a 360° - un triplo carpiato con avvitamento laterale - rispetto agli album di progressive presentati nelle ultime settimane. Entriamo nel campo della canzone d'autore dialettale che, ancora una volta, dimostra la ricchezza culturale del nostro Paese legata alla storia e alle tradizioni linguistiche. Il dialetto napoletano (che alcuni amano definire molto più semplicemente "lingua napoletana") l'ha sempre fatta da padrone. E non solo per la presenza di gruppi folk che nel loro repertorio raccolgono la tradizione popolare, Anche il rock ha sposato da innumerevoli anni la lingua napoletana. Stesso discorso potremmo applicarlo al romanesco o al siciliano. E che dire poi del dialetto genovese cantato dal grande De André in alcuni suoi storici album?. Senza per questo tralasciare il dialetto milanese, con un Iannacci in prima linea, nonché il veneto e il piemontese, anche se in misura minora. Anche nella mia piccola Valle d'Aosta è tuttora largamente diffuso un patois (si pronuncia patuà), dialetto di origine franco-provenzale, utilizzato da gruppi folk locali per perpetuare le antiche tradizioni musicali. Insomma, voglio farla breve. Non è questa la sede per lo studio della dialettologia e dei linguaggi locali correlati ai contesti sociali e storici. Era solo una premessa per introdurre il protagonista del post di oggi, un cantautore che si cimenta, anche se parzialmente, col dialetto emiliano (o forse col bolognese?), assai poco diffuso in ambito musicale. Ci voleva l'amico Osel per farmi conoscere musicalmente (prima lo conoscevo solo di nome) il grande Dino Sarti. Grazie come sempre amico mio.
"Dino Sarti (Bologna, 20 novembre 1926 – Bentivoglio, 11 febbraio 2007) è stato un cantante e cabarettista italiano, chansonnier e showman, artista di night-club e cabaret e autore di testi di numerose canzoni. È considerato uno dei principali cantori del capoluogo emiliano e ha legato il suo nome a numerose edizioni della Fiera di San Lazzaro. I suoi concerti di Ferragosto in piazza Maggiore, organizzati dal sindaco Renato Zangheri intorno alla metà degli anni settanta, erano un appuntamento tradizionale per i bolognesi, con una grande partecipazione di pubblico.
Lo ricorda bene anche il nostro amico Osel, che definisce Sarti il "Brassens di Bologna", "Ai tempi - scrive Osel nelle note di accompagnamento ai file dell' album - era un mito qui da noi e riempiva piazza Grande nei concerti di Ferragosto. Dopo la sua morte in molti lo hanno dimenticato ma è stato un autore notevole di testi , seppur principalmente dialettale, un grande showman e umorista".
Sarti è stato anche un interprete di cover - in dialetto bolognese - di noti brani stranieri, specialmente della scuola francese, come nel caso della canzone "Nathalie" di Gilbert Bécaud, "Non, je n'ai rien oublié" di Charles Aznavour, tradotta in "No, an me c'curdarò mai", "Tu t'laisses aller", tradotta in "T'at làss andér", e di Jacques Brel "Dites si c'était vrai", tradotta in "Dim se l'é veira", "Jef", tradotta in "Vein amigh, vein", "Amsterdam", tradotta in "In dal port d'Amsterdam", "Les vieux", tradotta in "I vic" (... I vecchi). Apprezzata anche la sua cover parodistica di "New York, New York" di Liza Minnelli, tradotta in A vagh a Neviork. Dino Sarti è ricordato anche per alcune partecipazioni cinematografiche tra cui, in particolare, "Fontamara", diretto da Carlo Lizzani, dall'omonimo romanzo di Ignazio Silone, "Vai alla grande", diretto da Salvatore Samperi, e "Dichiarazioni d'amore, per la regia di Pupi Avati."
Dotato di una particolare vis umoristica, che trasferiva con facilità nelle sue performance sui palcoscenici di cabaret (molte delle quali prodotte anche per la televisione e la radio), è stato un musicista preparato, forte di una lunga gavetta; usava comporre i testi delle sue canzoni, che venivano poi musicate da Corrado Castellari, suo storico collaboratore" (fonte Wikipedia).
Post by George & Osel
esatto dialetto bolognese, lo stesso che usa Mingardi(nei vinili che ti ho inviato) che è, ovviamente differente da quello modenese e da quello reggiano ecc.
RispondiEliminaC'è stato un momento, nei 70 , in cui ci sono stati musicisti che si sono avventurati nell'uso del dialetto emiliano.....pur correndo il rischio di rimanere invischiati in quell'esperienza . Mingardi mi diceva che , ancora adesso(dopo tanti album in italiano e pure una vittoria a Sanremo) gli capita che la gente gli urli per strada : sfighè!! , titolo di una sua celeberrima canzone cabarettistica in dialetto.
A volte l'uso del dialetto, soprattutto anni fa, veniva visto come una scelta"popolaresca", da artista di serie B.......poi le cose sono cambiate e adesso Van de Sfroos è considerato un musicista raffinato anche se canta in bergamasco.
Davide Bernasconi, in De Stroos, canta in lagheè, sorta di dialetto comasco. Dell'Emilia, oltre a Mingardi, ricordo anche il buon Pierangelo Bertoli che si cimentò con il dialetto, di Sassuolo se non erro. Grazie della bella proposta. Cimabue
Eliminasì bertoli incise qualcosa nel suo primissimo album in modenese....essendo di sassuolo
EliminaSe può interessare, anche se fuori dai canoni della stratosfera, ho un paio di cd di Fausto Carpano, ed uno a mio avviso molto molto bello di Stefano Zuffi con la sua pneumatica emiliana romagnola.
RispondiEliminaCanzoni ironiche, ma che fanno anche riflettere. Notevole Professore, mi dà una pastiglia? Grazie cari George ed Osel per avermi fatto apprezzare questo autore.
RispondiEliminaBel post, molto originale, ma tra le citazioni manca la musica folk più popolare, nel senso di nota, che è quella sarda, con Maria Carta e i Tenores di Bitti, e i più commerciali Tazenda. Contribuì molto alla conoscenza di questo tipo di musica molto tradizionale nella forma ma soprattutto negli strumenti, oltre chiaramente alla lingua, l'introduzione in una Canzonissima di tantissimi anni fa, forse una cinquantina, del "girone folk", che vide la vittoria di Toni Santagata davanti proprio a Maria Carta e Lando Fiorini ("Ponte mollo")
RispondiEliminaHai perfettamente ragione, Adix, non hi citato il dialetto sardo e pensare che lo apprezzo molto e in passato feci anche alcuni post al riguardo. Mi sa che non è l'unico che ho tralasciato (involontariamente, ovviamente)
EliminaVorrei puntualizzare una cosa: nel caso del sardo, non si parla di "dialetto" (che è una corruzione di una lingua, come può essere il veneto), ma di "lingua", una delle 7 lingue direttamente derivate dal latino.
EliminaDetto questo, in Sardegna c'è una musicalità incredibile, a cominciare dal canto a tenore, per terminare con band che elaborano la musica sarda e la rendono attuale (Cordas e canbas in primis, poi Janas, Nur e molti altri
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RispondiEliminaThanks.