sabato 29 ottobre 2022

Piazza delle Erbe - 1977 - Saltaranocchio (vinyl)

 

TRACKLIST:

91. Un tempo lontano (Bellani) - 4:13
02. Saltaranocchio fammi divertire! (Mori) - 1:33
03. La fiaba (Diliberto - Mori) - 8:53
04. Una festa ci sarà (Mori) - 2:11
05. Scimmioni incatenati!?! (Bellani - Diliberto - Mori) - 5:03
06. Fiabe (Bettinelli) - 2:37
07. Presagi (Diliberto - Mori) - 6:34
08. La festa (Mori) - 1:17
09. Manca poco alla mezzanotte (Bettinelli) - 2:23
10. L'arte del buffone (Bellani) - 4:04
11. La vendetta (Diliberto - Mori) - 5:15


FORMAZIONE:

Michele Diliberto - voce, flauto, sassofono
Andrea Bellani - voce, chitarra
Bruno Mori - voce, basso, mandolino
Flavio Arpini - voce, tastiere, violoncello
Giorgio Bettinelli - voce
Roberto De Giuseppe - voce
Stefano Erfini - percussioni, chitarra
Lucio Fabbri - voce, violino, tastiere
Lisi Gallini - voce
Mario Petrò - batteria, percussioni


Questo album è rimasto relegato nella mia collezione di vinili per anni. Mi sono ricordato della sua esistenza grazie all'amico Osel che qualche giorno fa mi ha inviato i file, rippati direttamente dal vinile. Dopo averlo riascoltato ho capito perché è rimasto confinato nel "dimenticatoio" e non è stato (almeno fino ad oggi) oggetto di pubblicazione sulla Stratosfera. Si tratta di un album decisamente bruttino, piuttosto noioso, che non ha molto a che vedere col progressive degli anni '70 (è stato definito folk-prog), con l'unico merito di avere ospitato tra le sue fila il violinista Lucio Fabbri. Augusto Croce è stato più generoso e sulla sua bible "Italian Prog" così riporta "L'album si basa su una novella di Edgar Allan Poe, ed è un lavoro piuttosto discontinuo con lunghe parti vocali (ben 8 dei 10 componenti del gruppo cantano) e musicalmente ispirato da melodie folk e medievali. Un album non molto convincente, che è stato la loro unica prova discografica". E così è. Questo unico LP dei Piazza delle Erbe venne pubblicato nel 1977 dall'etichetta indipendente Intingo di Ricky Gianco e mai più ristampato, né in vinile né tantomeno in CD. Cosa abbastanza strana, visto che quasi tutta la produzione discografica prog italiana degli anni '70 è stata oggetto di ristampa (anche con qualche interessante bonus track). Il disco è di non facile reperibilità e anche il mercato dell'usato è piuttosto avaro, L'ho visto in vendita a 259 euro. Cifra del tutto ragguardevole. Non vi sono immagini del gruppo, pertanto mi sono ingegnato a postare quello che ho trovato (evitando però la celebre Piazza delle Erbe di Verona). 

Edgar Allan Poe

Per tornare al nostro gruppo, ricordo che si formò a Cremona nel 1971. Nel 1973 alcuni componenti scrissero la colonna sonora per uno spettacolo del Teatro Zero di Crema, "Saltaranocchio", ispirato, come già evidenziato, ad un racconto di Edgar Allan Poe. Seguì la loro partecipazione, nello stesso anno, al III Festival di Musica d'avanguardia e di nuove tendenze, che si svolse a Napoli dal 7 al 10 giugno 1973 presso la Mostra d'Oltremare. Nel 1976 prepararono un'ulteriore colonna sonora per un nuovo spettacolo teatrale basato su "La tragica storia del Dottor Faust" di Christopher Marlowe, e l'anno successivo pubblicarono il loro unico 33 giri. il concept album "Saltaranocchio" (ovvero la colonna sonora di quattro anni prima), prodotto da Lucio Fabbri. Vi invito, infine, a leggere l'ottima recensione sul sito "John's Classic Rock" che troverete qui. Buon ascolto e ci risentiamo nei commenti, se volete. Sono curioso di conoscere il vostro parere al riguardo.

Giorgio Bettinelli


Post by George - Music by Osel

lunedì 24 ottobre 2022

Serie "Bootleg" n. 335 - Sulle Orme di Tony Pagliuca - Palazzo Zuckermann, Padova, 26.08.2022

 

TRACKLIST CD 1:

01. Fisarmonica intro
02. La lista della spesa
03. Venerdì
04. Sguardo verso il cielo
06. Pietro il pescatore
07. La realtà non esiste
08. Piano solo 1 (suona Tatiana)
09. Piano solo 2 (suona Tatiana)
10. Piano solo 3 (suona Tatiana)


TRACKLIST CD 2:

01. Amico di ieri
        02. Il poeta prima di dormire
03. Le coppiette
04. Gioco di bimba
05. Ritratto di un mattino
06. Vis de primaveri
07. Evasione totale
08. Morte di un fiore
09. Ave Maria blues


MUSICISTI:

Tony Pagliuca - tastiere e fisarmonica
Elisabetta Montino - voce
Alessandro Monti - chitarra e basso


Ho ricevuto questo bootleg dall'amico Osel che, ovviamente, ringrazio La registrazione è piuttosto recente, in quanto risale ad un paio di mesi fa. Tony Pagliuca, l'ex tastierista de Le Orme, si è esibito a Padova il 26 agosto scorso, nella cornice di Palazzo Zuckermann, insieme ad Elisabetta Montino (voce) e Alessandro Monti (chitarra e basso). In tre brani, intitolati semplicemente "Piano Solo" la protagonista è Tatiana, la consorte di Tony Pagliuca (è specificato nella tracklist). Pagliuca imbraccia la fisarmonica, primo strumento da lui suonato in età giovanile, oltre a sedersi dietro al suo pianoforte. Nel corso di questo concerto, del tutto intimista, Pagliuca propone brani ripercorrono la sua carriera solista senza dimenticare i ripescaggi dal repertorio de Le Orme. "Sulle Orme di Tony Pagliuca" è un gioco di parole che riporta il protagonista a proporre le sue tracce musicali fin dai lontani anni '70, ovviamente riarrangiate, una cavalcata lunga 50 anni che ancora ci fa rivivere qualche emozione. 


"Le Orme di Tony. Come ho raggiunto il successo senza eccesso" è anche il titolo della sua autobiografia, un libro poetico e comico che racconta la storia di un ragazzo che con la sua sensibilità e la sua creatività si fa strada tra le asprezze della vita e i primi amori. La prima fisarmonica segna la sua strada. "Le Orme di Tony" fa rivivere un'epoca straordinaria, quando il fermento della musica internazionale si insinua in un'Italia sonnolenta che fatica a sprovincializzarsi. Tra centinaia di complessini, Tony diventerà protagonista di uno dei gruppi rock più amati di sempre. E seguiamo Le Orme, ai loro inizi, nel viaggio in furgone con scorte di spaghetti fino all'Isola di Wight per vedere i grandi del rock mondiale. È così che esplode in Italia il progressive di Collage. Il resto è storia che noi ben conosciamo. 


Vi lascio all'ascolto di questo concerto, proposto nella sua integralità e suddiviso in due parti. Se volete ne ricaverete due bei CD da ascoltare con calma, con la giusta atmosfera. Buon ascolto.


LINK CD 1
LINK CD 2

Post by George - Music by Osel

venerdì 21 ottobre 2022

Serie "New Italian Prog" n. 10 - Ezra Winston: the two first works (1988-1990) with bonus tracks

 

PREFAZIONE
Sollecitato da un frequentatore della Stratosfera che ha richiesto l'ultimo lavoro degli Ezra Winston, purtroppo pubblicato lo scorso anno e quindi non "postabile" sul nostro blog, sono andato a ripescare i primi due lavori di questa eccellente band di new prog datati rispettivamente 1988 e 1990. A parte questi due album, gli EW ne hanno realizzato un terzo, pubblicato lo scorso anno, dal titolo "Tertiur Non Datur", con brani in studio e una traccia live risalente al 2004. Solo in vinile. 
Per ripercorrere la loro storia musicale mi sono basato su un articolo che ho trovato sul sito "artistsandbands", scritto da Gianluca Livi e intitolato "Il volo della Crisalide". In realtà, come precisato dallo stesso autore, l'articolo era originariamente apparso sul N. 29 (nuova serie), anno 2007, di "Musikbox, rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo" e pubblicato sul sito per gentile concessione dell'autore. Fatta questa doverosa premessa, giusto per citare le fonti, passiamo alla biografia degli Ezra Winston. 


BIOGRAFIA 
"Sono unanimemente riconosciuti come i pionieri e i propulsori del movimento new progressive italiano; sono gli unici, nell’ambito di tale genere musicale, ad aver visto il loro esordio discografico schizzare ad elevate valutazioni economiche nel mercato del collezionismo discografico; i loro due lavori sono talvolta citati nella ristretta rosa dei 10 o 20 dischi da portare su un isola deserta, unitamente a perle degli anni ’70; sono stati tra i pochissimi del new prog ad essere bootlegati dagli orientali.
Stiamo parlando dei romani Ezra Winston, il cui primo nucleo si forma nel 1986 grazie a tre compagni di liceo (Mauro Di Donato, Fabio Palmieri e Mario Bianchi), uniti dalla comune passione per il rock dei seventies. I tre – che traggono il nome del complesso dal protagonista del fumetto “Mort Cinder” – si incontrano per arrangiare alcuni brani di stampo tipicamente progressive, principalmente concepiti da Mauro Di Donato. Nel giro di breve tempo acquisiscono il batterista Daniele Iacono, diplomato in percussioni al Conservatorio di Roma e professionalmente già avviato, il quale, oltre a fornire un prezioso apporto anche a livello di arrangiamenti, di fronte alla necessità del gruppo di trovare un flautista, propone l’amico Paolo Lucini, anch’egli diplomato al Conservatorio.
Con questa line-up il gruppo autoproduce il primo album, “Myth of the Chrysavides”, stampato nel 1988 in sole 1000 copie, ben presto esaurite. Il fiatista della band riferisce a riguardo: “si registrò presto il tutto esaurito, grazie anche a copiosi ordini provenienti da Giappone, Germania e Francia. Non ultimo il fatto che il contenuto musicale staccava decisamente da una tendenza generale volta all’eccessiva scontatezza”. La medesima formazione, con l’aggiunta di un bassista occasionale di cui si sono perse le tracce, si esibisce al “Progressive Day” di Scandicci (FI).


Poco tempo dopo, nonostante la dipartita di Mario Bianchi (che lascia per impegni legati allo studio), il gruppo lavora al secondo album che esce in una lussuosa veste grafica nel 1990 per la Angel Records, in una tiratura di sole 5000 copie, alcune delle quale andate perse. “Ad un certo punto girò la voce che alcune copie presentavano difetti di fabbricazione mentre altre erano andate distrutte a causa di un allagamento dovuto ad una torrenziale pioggia. L’effettiva tiratura di quell’album costituisce un mistero ancora oggi, anche per noi” (Lucini). L’album si segnala anche per la presenza di 9 fiatisti professionisti (principalmente ottoni, diretti dallo stesso Lucini, attinti da varie Bande e Orchestre) e addirittura di Aldo Tagliapietra (Le Orme), alla voce e al basso in “Night Storm”. 
Nel 1992 la Musea - etichetta francese dedita tanto al recupero di opere progressive degli anni 70, quanto alla produzione di nuovi artisti che a quel genere si ispirano - vuole il gruppo per un ardito progetto dal titolo “7 Days of a Life”, un’opera mai tentata prima, un concept strutturato su 7 brani allegoricamente indicati con i giorni della settimana - realizzati da altrettante band, peraltro di differente nazionalità - ciascuno dei quali rappresentante ogni fase dell’esistenza di un uomo, dalla nascita alla morte. Gli Ezra Winston partecipano con “Dark Angel Suite”, durante la realizzazione del quale Fabio Palmieri abbandona la band per raggiungere gli Epsilon Indi, altro complesso di culto dell’area romana, votato a sonorità più intimiste. 


Il gruppo, ormai ridotto ai soli Di Donato e Lucini, con Iacono in veste di collaboratore occasionale a causa dei suoi molteplici impegni professionali, chiede aiuto a Vito Laruccia, valido chitarrista, già fonico del gruppo, che inciderà tutti gli assolo presenti nel brano.
Nel 1993, la formazione è nuovamente mutata: al posto di Laruccia subentra Stefano Pontani, già ingegnere del suono durante la lavorazione del secondo album, da questo momento in poi chitarrista stabile della band. Si tratta di un acquisto importante che rende il suono della band sempre più particolare e ricercato: il chitarrista, infatti, guarda con interesse alla sperimentazione sonora, soprattutto con il guitar synth, strumento mai utilizzato prima da un prog band. Con l’aggiunta di un bassista di cui gli stessi Ezra Winston hanno saputo fornire ben pochi elementi (tale Lorenzo, alias “Rivendell”, studente violoncellista al Conservatorio di Roma, presentato da Iacono), il gruppo si esibisce al “Festival prog” di Terni, presentando la suite “Ancient Afternoons” dilatata a ben 46 minuti.


Nel 1994 lo studio di Campolungo viene trasferito a Roma e ribattezzato “Three Fates Recording Studio”: i tre “Fates” sono Di Donato, Lucini e Pontani i quali, supportati sempre occasionalmente da Daniele Iacono, elaborano una serie di progetti che non vedranno mai la luce, fatta eccezione per “Shades Of Grey (As The Obscurred Side Of The D.A.)” (inserito come bonus track nella ristampa in CD dell’album “Ancient Afternoon”), arricchito anche di una voce femminile, Cristina Santoni, compagna dello stesso Di Donato".
Io mi fermo qui. Per leggere l'articolo nella sua integralità vi rimando direttamente al sito (qui). Ora passiamo alla presentazione dei due album.

Ezra Winston - 1988 - Myth Of The Chrisavides (LP)


TRACKLIST:

01. The Bird And The First Flight (04:25)
02. The Journey In the World Above (16:06)
03. The Journey In the World Below (18:34)
04. The Waiting And The Knowledge (5:43)

Bonus track
05. Dark Angel Suite (6:54) (da "7 Days of a Life" - 1992)


FORMAZIONE:

Mario Bianchi: rhythm samples & synthesizers, piano, organ
Mauro Di Donato: solo samples & synthesizers, vocals, bass
Daniele Iacono: drums, percussions, vibes
Paolo Lucini: flute, piccolo
Fabio Palmieri: electric & classical guitars

Formazione in "Dark Angel Suite"

Mauro Di Donato: keyboards, bass, vocals
Paolo Lucini: flutes
Vito Laruccia: guitars
Ospite: Daniele Iacono: drums


Ecco la recensione di questo stupendo primo lavoro degli Ezra Winston, sempre tratta dal sito "artistsandbands".
"Quello degli Ezra Winston è un progressivo di classe, colto, che attinge con dovizia dall’eredità inglese degli anni settanta (e non da quella italiana: un paradosso, se si pensa che con questo lavoro il gruppo diede vita al new progressive italiano). Nel loro primo album sono rinvenibili tracce del romanticismo dei Genesis, si riconosce la costruzione delle melodie vocali che fu propria dei Gentle Giant e si percepisce la delicatezza e la raffinatezza di certa scuola di Canterbury, sebbene il loro stile rimanga fortemente personale. La contrapposizione tra flauto e tastiere è il punto forte dell’album: magistrale in tal senso è l’intermezzo centrale di “The Journey In the World Below” ove, su un oscuro sottofondo di tastiere, il flauto intesse inaspettatamente efficaci melodie romantiche: un geniale e apparente contrasto la cui validità è percettibile solo dopo diversi ascolti. La ricercatezza delle atmosfere romantiche e sognanti è palese nell’intro di “The Bird And The First Flight” (evidente l’eredità dei primi Genesis e, soprattutto, dei primissimi Crimson). Altra caratteristica del gruppo è quella di non incedere mai troppo nelle singole melodie proposte, davvero molteplici: i pezzi, anche quelli più brevi, sono pertanto caratterizzati da continui cambi di tempo e dal continuo susseguirsi di svariate melodie che non si evolvono mai in crescendo, ma che appaiono sempre interrotte improvvisamente. Quest’album incarna in toto il concetto di rock progressivo: cioè a dire che dai 4 brani che lo compongono, un bravo cantautore potrebbe trarre decine di canzoni costruite secondo gli stilemi della musica leggera italiana (in cui il pattern predominante è rappresentato dall’alternanza ripetuta tra strofa e ritornello). I motivi vocali non sono mai semplici e scontati (un’ingenuità in cui incorrono molti fautori del new prog italiano, soprattutto di quel periodo): parrebbero cantilene o nenie, peraltro oscure (tutte volute, lo si capisce) che preludono spesso ad inaspettate aperture solari. 


Gli assoli di chitarra elettrica, talvolta caratterizzati da un che di schizoide, non incedono mai nel manierismo puro: lungi dall’essere contraddistinti dall’eccessivo tecnicismo, sono perfettamente incastonati nel sottofondo delle tastiere o si alternano ai molteplici fraseggi di queste ultime. Sul piano acustico, spesso terreno minato anche per i grandi del prog, va anche meglio: gli arpeggi sono misurati e calibrati soprattutto nelle due lunghe suite, ove sono spesso arricchiti dagli eleganti interventi al flauto. Il batterista propone costruzioni proprie della fusion (come nella parte centrale di “The Journey In the World Above”) o ritmiche di stampo più marcatamente rock (come nella parte finale di “The Bird And The First Flight”). Sul piano dei testi l’opera è altrettanto ardita: il concept narra le allegoriche vicende delle Crisavidi, esseri dal corpo umano e dalle ali simili a farfalle che, dopo un lungo percorso interiore, matureranno la consapevolezza che l’unica verità della materia è la morte, vedendo vanificata ogni possibilità di elevazione spirituale. All’epoca, tra l’entusiasmo generale che l’opera suscitò, ci fu anche chi espresse giudizi poco generosi, accusando il gruppo di aver costruito a tavolino le due lunghe suite, cariche di tanti tasselli melodici asseritamente amalgamati senza un filo logico. Chi scrive, ovviamente, non concordò allora e non concorda oggi: “Myth of the Chrysavides” è un prodotto eccezionale, non solo come opera prima, ma anche in termini di valore assoluto, le cui due uniche pecche riguardano la mediocre produzione globale (ampiamente giustificata, attesi gli scarsi mezzi a disposizione) e l’imbarazzante povertà della veste grafica (soprattutto in 2a di copertina) alla quale la band cercò comunque di sopperire allegato un booklett di 16 pagine con i testi in inglese (la lingua cantata), italiano, francese e tedesco. Si attende con ansia la ristampa in CD, auspichiamo senza ritocchi." (ndr - esiste una ristampa in CD ad opera dell'etichetta Tachika Records con "Dark Angel Suite" come bonus track - fonte Discogs),

PS. Come bonus track ho inserito "Dark Angel Suite", di cui abbiamo parlato nella biografia iniziale, tratta dall'album "7 Days of a Life" pubblicato nel 1992,

Ezra Winston - 1990 - Ancient Afternoons (CD)


TRACKLIST:

01. The Painter And The King (10:05)
02. Verge Of Suicide (09:04)
03. Nightstorm (06:07)
04. Ancient Afternoon Of An Unknow Town (26:05)

Bonus tracks:

05. Shades Of Grey (As The Obscure Side Of The D.A.) (04:15) - solo nella versione in CD
06. Call Up - inedito - sulla compilation "Progressivamente Story 1970-2014" (2014)
07. Live al "Progressivamente Rock Festival", Foro Italico, Roma, 29.06.2004


FORMAZIONE:

Mauro Di Donato: Synths, Samples, electric piano, vocals, bass, contra bass, ac. and cl. guitars
Daniele Iacono: acoustic & electric drums, percussions, noise
Paolo Lucini: flute, piccolo, saxes, noise
Fabio Palmieri: electric, ac. Cl. & 12 strings guitars, noise

ospiti:
Aldo Tagliapietra: bass and voice on Nighstorm
Francesco Berluti, Tony Saltz: trumpet
Domenico Sebastiani, Giovanni Giuliano, Giancarlo Berluti: horns
Tommaso Guidi: oboe
Augusto Mentuccia: tuba
Francesco Scalone, Salvatore Sanzelli: trombones

Formazione in Shades Of Grey
Mauro Di Donato: keyboards, acoustic guitars, vocals
Paolo Lucini: flute, wind synth
Steve Pontani: electric guitars, loops

ospiti:
Daniele Iacono: drums
Gianni Colaiacomo: bass
Cristina Santoni: vocals


“Ancient Afternoons” rappresenta una conferma del valore tecnico e compositivo del gruppo. La proposta musicale, ancorché altrettanto valida, appare invece diversificata rispetto al passato. Viene abbandonata quasi del tutto la cupezza che aveva tipizzato l’esordio a favore di una maggiore solarità, percepibile sin dall’iniziale melodia suonata dal flauto, decisamente allegra e briosa, quasi scanzonata. Vengono recuperate alcune sonorità della nostrana tradizione musicale, assenti invece nel primo album (l’incedere a “tarantella” in “Ancient Afternoon…”, ad esempio, oppure l’intro di stampo medievale di “The Painter and the King”). Le molteplici melodie che caratterizzano ogni singolo brano, ancora una volta mai volutamente sviluppate, sono certamente articolate con maestria talché, nel momento in cui il motivo portante entra in testa e sarebbe pronto per essere canticchiato, il gruppo volge l’attenzione ad altro, spiazzando l’ascoltatore. Ne consegue che, ancora una volta, quest’ultimo è indotto a successivi e ripetuti ascolti al fine di assimilare completamente l’intero lavoro. Il fiatista Paolo Lucini, stranamente ancora assente a livello compositivo, risulta invece più incisivo e presenzialista sul piano esecutivo: suo il solo di sax tenore “anticonformista” su “The Painter and the King”; sua la direzione degli ottoni attinti da Bande e Orchestre professionali. Centrale anche il ruolo di Mauro Di Donato, autore di ben 4 brani (in coppia con Fabio Palmieri o da solo), nonché unico membro ad occuparsi delle tastiere dopo la dipartita di Mario Bianchi. 


Notevole l’apporto di Daniele Iacono, batterista di indubbie capacità, qui impegnato non solo alla costruzione del ritmo, ma anche alla produzione di un sottofondo percussivo principalmente ottenuto con giochi e tecnicismi sul rullante ma anche utilizzando “chincagliere” del tutto inusuali. Fabio Palmieri, infine, oltre ad aver partorito l’unico crescendo mai proposto dal gruppo (in “Verge of Suicide”, di cui è anche unico autore), si palesa con assoli di chitarra meno schizoidi che in passato, decisamente più pacati ma non per questo meno efficaci. Ma non basta: il complesso osa l’inosabile e schiaffa un tappeto ritmico creato da una drum machine nel bel mezzo della lunga suite: un’operazione ardita per chi si misura con il progressive, già miseramente fallita da formazioni assai più blasonate. Il risultato, neanche a dirlo, è eccellente: quali siano gli svariati modi per utilizzare una drum machine in una suite, questo è decisamente l’unico metodo. Il fatto non deve sorprendere: il gruppo, infatti, guarderà sempre con interesse alla tecnologia, arrivando in futuro ad utilizzare wind e guitar synth (quest’ultimo introdotto dal successivo chitarrista, Pontani), strumenti mai utilizzati in passato da una prog band. Deludente, invece, l’apporto di Aldo Tagliapietra (Le Orme), la cui voce su “Nighstorm” non solo è a stento riconoscibile, ma mal si adatta al geniale stampo cantilenante tipico delle armonie vocali degli Ezra Winston. Questo, forse, l’unico neo dell’album. Peccato, perché il brano è stupendo, con quel suo incedere lento e maestoso, quasi regale.


A livello di produzione le cose migliorano: i vari strumenti sono ben equilibrati, il suono è decisamente cristallino e nitido. La veste grafica, infine, è di lusso: l’album è apribile, è stampato su lussuosa carta lucida e presenta un inserto di 4 pagine con testi in inglese e italiano. “Shades Of Grey”, la bonus track che compare nella ristampa in CD, si segnala tanto per l’uso innovativo del wind synth da parte di Lucini, quanto per la presenza di Gianni Colaiacomo (ex Banco del Mutuo Soccorso e Angelo Branduardi Band) nonché del nuovo chitarrista, Stefano Pontani (che registreranno le loro parti solo nel 1996). Soffuso ed etereo all’inizio, cadenzato e più energico nel proseguo, sconta la sua originaria collocazione all’interno di “Dark Angel Suite”, da cui fu estrapolato per esigenze di spazio. Ne deriva, all’ascolto, una sgradevole sensazione di “ottima idea”, decisamente poco sviluppata".


POSTFAZIONE
Alcune informazioni sulle bonus tracks e sulla restante discografia degli Ezra Winston. "Shades of Grey" è stata pubblicata solo nella versione in CD. "Call Up" è una traccia inedita che appare sulla compilation "Progressivamente Story 1970-2014", pubblicata dalla Sony nel 2014. La terza bonus track è una traccia live registrata in occasione del "Progressivamente Rock Festival" tenutosi nel Foro Italico di Roma il 29 giugno 2004. Una versione alternativa di "The Painter and the King" si trova sulla compilation "Progressivamente 1973-2003" (2004) che ritroverete sulla Stratosfera. Qui sotto la copertina. Ringrazio ancora Gianluca Livi e il sito "artistsandbands" per le preziose informazioni sugli Ezra Winston. Vi lascio, come sempre, augurandovi buon ascolto.


LINK Mith of the Chrysavides (1988)
LINK Ancient Afternoons (1990)

Post by George

lunedì 17 ottobre 2022

I dischi del Club Tenco: Artsti vari - Omaggio a Pablo Milanés e ad Amilcare Rambaldi

PREMESSA

Il mitico Osel, subito dopo il recente post di uno dei numerosi dischi sfornati negli anni dall'etichetta del Club Tenco - per la precisione si trattava de "Il Volo di Volodja" - mi ha inondato di altri album prodotti dalla suddetta etichetta. Fermo restando il mio più profondo ringraziamento nei suoi confronti (Osel deve avere una collezione sterminata), ho faticato nel scegliere due dischi da condividere con voi. Alla fine la scelta è ricaduta su due omaggi, il primo a Pablo Milanés, il secondo al leggendario Amilcare Rambaldi. Ricordo che fu proprio Rambaldi a fondare il Club Tenco a Sanremo nel lontano 1972, col fine di sostenere la canzone d'autore, sia italiana che internazionale. Lo Statuto recita: "Lo scopo del Club è quello di riunire tutti coloro che, raccogliendo il messaggio di Luigi Tenco, si propongono di valorizzare la canzone d'autore, ricercando anche nella musica leggera dignità artistica e poetico realismo". Il Club opera senza scopo di lucro, in assoluta e riconosciuta autonomia dall'industria musicale. Negli anni è divenuto il più prestigioso organismo del settore. 

Numerosi sono dal 1972 i dischi e i libri pubblicati così come le rassegne organizzate in tutta Italia, la più nota delle quali è la “Rassegna della canzone d'autore”, comunemente chiamata Premio Tenco e nata nel 1974" (fonte Wikipedia). Se avete voglia di dare un'occhiata a Discogs troverete l'elenco degli album pubblicati ad iniziare dai primi anni '90. La maggior parte di questi album si caratterizzano per il fatto di contenere brani inediti, realizzati appositamente per l'occasione. Sono delle vere e proprie leccornie per i malati di completismo, tra i quali mi ci metto a pieno titolo. Chiusa la premessa passiamo all'analisi dei dischi.

Artisti vari - 1994 - Omaggio (a Pablo Milanés)


TRACKLIST

01. Cristiano De André – Per non morire (Para Vivir)
Bass [Warwick 6 Corde] – Ares Tavolazzi
Drums, Percussion – Elio Rivagli
Guitar – Saverio Porciello
Keyboards – Vittorio Cosma
Piano, Keyboards – Pietro Cantarelli
Vocals – Cristiano De André

02. Rossana Casale - Grazia Di Michele - Tosca –Voglio (Quiero Ser De Nuevo El Que Te Amo)
Mandolin – Lucio Fabbri
Bass – Franco Cristaldi
Drums, Percussion – Elio Rivagli
Guitar – Saverio Porciello
Keyboards – Stefano Cisotto
Trumpet – Demo Morselli
Vocals – Grazia Di Michele, Rossana Casale, Tosca

03. Roberto Vecchioni – Dove saranno (Cuanto Gané Cuanto Perdí)
Acoustic Guitar – Saverio Porciello
Bass [Warwick 6 Corde], Electric Guitar – Ares Tavolazzi
Piano, Keyboards – Pietro Cantarelli
Vocals – Roberto Vecchioni

04. Eugenio Finardi – Lo sai (Ya Ves)
Violin, Viola – Lucio Fabbri
Guitar – Saverio Porciello
Vocals – Eugenio Finardi

05. Yo-Yo Mundi Mandela (Nelson Mandela Sus Dos Amores)
Backing Vocals – Fabio Martino
Acoustic Bass, Backing Vocals – Andrea Cavalieri
Drums, Backing Vocals – Eugenio Marico
Vocals, Guitar – Paolo Archetti Maestri

06. Pierangelo Bertoli – Una verde mattina (Comienzo Y Final De Una Verde Mañana)
Bass [Warwick 6 Corde] – Ares Tavolazzi
Guitar, Drums, Percussion – Saverio Porciello
Piano, Keyboards – Pietro Cantarelli
Vocals – Pierangelo Bertoli


07. Enzo Gragnaniello – Anni (Años)
Acoustic Guitar – Michele Montefusco
Computer [Programming], Keyboards – Paolo Varriale
Double Bass – Rino Zurzolo
Vocals, Guitar [Classica] – Enzo Gragnaniello

08. Mimmo Locasciulli – Guardami bene (Mirame Bien)
Double Bass – Greg Cohen
Cello – Fabrizio Fabiano (2)
Clarinet – Eric Daniel
Viola – Anna Maria Sorgi
Violin – Corrado Stocchi, Francesca Gravina
Vocals, Piano – Mimmo Locasciulli

09. Edoardo Bennato – Io vivo (Yo Me Quedo)
Ensemble – Antonio di Francia, Gerardo Morrone, Lino Cannavacciuolo, Solis String Quartet, Vincenzo Di Donna
Guitar – Gigi De Rienzo
Vocals, Harmonica – Edoardo Bennato

10. Rossana Casale - Grazia Di Michele - Tosca –Propositi (Proposiciones)
Bass – Franco Cristaldi
Drums, Percussion – Elio Rivagli
Guitar – Saverio Porciello
Keyboards, Piano – Stefano Cisotto
Trumpet – Demo Morselli
Vocals – Grazia Di Michele, Rossana Casale, Tosca

11. Gino Paoli – Quello che ho (Tengo)
Keyboards – Adriano Pennino
Bass – Aldo Mercurio
Drums – Vittorio Riva
Guitar – Maurizio Fiordaliso
Vocals – Gino Paoli

12. Mau Mau – Omaggio (Homenaje)
Accordion, Harmonium – Fabio Barovero
Backing Vocals – Sergio Sacchi
Backing Vocals, Bells – Esmeralda Sciascia
Double Bass – Roberto Musso
Percussion, Backing Vocals – Valerio Perla
Shaker – Carlo U. Rossi
Vocals, Backing Vocals, Guitar – Luca Morino

13. Pablo Milanés –Yolanda
Bass Guitar – Jorge Reves
Orchestra – Camerata Brindis de Sala
Percussion – Jose E. Quintana
Vocals, Guitar – Pablo Milanés


Il disco, pubblicato nel 1994, contiene 13 brani registrati in studio. Si tratta di traduzioni in italiano di testi scritti dallo stesso Pablo Milanés. Vediamo di conoscere il personaggio. Classe 1943, nasce a Cuba, dove studia al conservatorio de L'Havana. E' tra i fondatori della Nueva Trova Cubana, un movimento culturale e musicale che utilizza testi letterari, molto critici nei confronti degli abusi da parte degli Stati Uniti verso il popolo cubano. Nel corso della sua carriera artistica, affiancata dall'impegno politico, compone anche vari tempi per il cinema e collabora insieme ad altri famosi musicisti cubani, compreso Silvio Rodríguez, ad un progetto per la formazione musicale dei giovani talenti cinematografici. 
All'inizio degli anni ottanta, Pablo Milanés forma un proprio gruppo ed esplora una notevole varietà di generi musicali, mentre i testi conservano contenuti fortemente sociali. 


È di questo periodo l'importante album "Querido Pablo", un disco-tributo a cui partecipano tra gli altri artisti come Víctor Manuel, Ana Belén, Luis Eduardo Aute e Mercedes Sosa. Il disco avrà un seguito venti anni più tardi con "Pablo Querido" (2001), che vedrà la collaborazione anche di artisti pop come Fher dei Maná e Armando Manzanero. Nel 1994 ha ricevuto il Premio Tenco. Per l'occasione il Club Tenco ha presentato questo disco, intitolato "Omaggio". Gli artisti coinvolti nel progetto, che interpretano i brani scritti di Milanés, sono Cristiano De André, Rossana Casale-Grazia Di Michele-Tosca, Roberto Vecchioni, Eugenio Finardi, Yo Yo Mundi, Pierangelo Bertoli, Enzo Gragnaniello, Mimmo Locasciulli, Edoardo Bennato, Gino Paoli, Mau Mau. A chiudere la carrellata troviamo "Yolanda", composta nel 1970 e interpretata dallo stesso Pablo Milanés. 


Artisti vari - 1999 - Roba di Amilcare
(21 interpretazioni inedite eseguite al Club Tenco) 


TRACKLIST:

01. Francesco Guccini – Lontano lontano
02. Roberto Benigni – Amilcare Rambaldi
03. Ligabue – Camera con vista sul deserto
04. Ornella Vanoni –Tre uomini (Teresinha)
05. Chico Buarque De Hollanda – Genova per noi
06. Paolo Conte – Roba di Amilcare
07, Giorgio Conte – De Profundis
08. Cristiano De Andrè – Per non morire (Para Vivir)
09. Fabrizio De Andrè – La guerra di Piero
10. Eugenio Finardi – Dal fronte non è più tornato (On Ne Vernulja Iz Bojai)
11. Roberto Vecchioni – Waterloo
12. Ivano Fossati – Il disertore (Le Déserteur) 1:56
13. Giovanna Marini – Lamento per la morte di Pasolini
14. Vinicio Capossela – Se potessi amore mio
15. Gino Paoli – Col tempo (Avec Le Temps)
16. Angelo Branduardi – Primo Aprile 1965
17. Sergio Godinho – Il primo giorno (O Primeiro Dia)
18. Jovanotti – Attaccami la spina
19. Gianni Siviero – Rientro
20. Francesco Baccini –Trenta secondi
21. David Riondino – Milonga bislonga


Questo secondo album, pubblicato nel 1999 contiene ben 21 interpretazioni inedite, registrate dal vivo al Club Tenco in tempi diversi (negli anni 80 e 90). Come potete vedere, tranne qualche variazione, gira e rigira i protagonisti sono gli stessi. Il disco prende il nome da un brano composto e interpretato da Paolo Conte, dedicato all'amico Amilcare Rambaldi, fondatore del Club Tenco e ideatore della “Rassegna della canzone d'autore” comunemente nota come “Premio Tenco”, scomparso nel 1995. Questa canzone venne suonata per la prima volta, proprio sul palco del Premio Tenco, nel 1997, ed è presente nell'album dal vivo "Tournée 2" (1998), oltre che in questa compilation. 


Fanno riflettere le parole che Rambaldi stese il primo giorno della prima edizione della Rassegna parlando della sua neonata creazione. “Oggi, 24 luglio 1974, alle ore 21.30, nasce la Rassegna della Canzone d'Autore – Premio Tenco. E' stata una gestazione travagliata. Vedremo, dopo i primi quattro giorni se questa creatura è viva e vitale. La manifestazione si intitola al più geniale e tormentato cantautore italiano. Egli ci ha lasciato un messaggio che noi abbiamo raccolto. Cercheremo di non tradirlo, richiamandoci sempre alla qualità della canzone, rifiutando ogni compromesso, e pazientemente, lentamente, faticosamente proseguirà la nostra azione intesa a divulgare una canzone di maggior impegno poetico, culturale, sociale. Vorremmo che tutti considerassero questa rassegna non solo spettacolo ma riunione di amici del Club che ascoltano altri amici del Club. Per questo non abbiamo dato alcuna forma di ufficialità, neppure per la consegna del Premio Tenco. Tutto deve svolgersi in tutta semplicità, cordialità, nello spirito di amicizia che è proprio del Club. C'è un unico tocco frivolo in questa cornice: un ciuffo di fiori. Ce lo siamo permessi. Siamo a Sanremo.”


Negli anni a venire, grazie alla sua instancabile e determinata attività culturale, Amilcare ritira vari meritati premi, fra i quali il riconoscimento di “cittadino benemerito” di Sanremo nel 1978, quello di “Amico di Barcellona” nell'ottica del suo impegno nella valorizzazione della realtà musicale catalana, ed il premio speciale istituito nel 1994 dal Gruppo Giornalisti Musicali per gli operatori culturali.
Amilcare Rambaldi si spegne nel sonno all'età di 84 anni, il 4 novembre 1995, dopo una vita passata a portare avanti il proprio sogno. E con questo vi saluto e vi lascio all'ascolto dei due album. A presto.


LINK Omaggio (a Pablo Milanés)
LINK Roba di Amilcare

Post by George - Music by Osel (thanks friend)

giovedì 13 ottobre 2022

Consorzio Acqua Potabile (C.A.P.) - Il Teatro delle Ombre (vinyl version 2015) + Da Odisseo a Katayama Gorobei (per Asylah- El Hedei) (CD Limited Edition 2008)

 

TRACKLIST

Lato A
01. Vivendo un giorno solo di niente >
02 Robin delle Stelle
03. Soli sull'Olimpo (parte I)

Lato B
04. Soli sull'Olimpo (parte II)
05. Adagio Magrebino (previously unreleased track)


FORMAZIONE

Bass – Luigi "Gigi" Secco
Drums – Maurizio "Mux" Mussolin
Electric guitar, acoustic guitar – Enrico "Chicco" Mercandino*, Massimo Gorlezza
Keyboards – Giovanni Dibiase
Keyboards [Vintage], electronic wind instrument [MIDI Wind] – Maurizio Venegoni
Lead vocals – Maurizio Mercandino
Recorder, backing vocals – Silvia Carpo


Ritorna in scena il Consorzio Acqua Potabile, meglio conosciuto come C.A.P., uno tra i migliori gruppi di rock progressivo italiano, ancora oggi attivo ma con radici che affondano nei lontani anni '70. Molti di voi ricorderanno senz'altro il loro album di esordio, quel "Sala Borsa Live '77", pubblicato solo nel 1993, ma registrato da vivo a Novara ben 16 anni prima. Lo ritroverete qui, insieme ad un bootleg, con link ancora attivi. Il gruppo ha una storia ancora più antica, risalente al 1973, quando tenne i primi concerti a Rimini. Ed è così che per celebrare 40 anni di onorata carriera, il CAP ha pubblicato "Il Teatro delle Ombre" - sottotitolo "Quarant'anni controluce", in versione singolo LP, in vinile 180 grammi, e nel più pretenzioso cofanetto composto da ben 4 CD più un booklet di 200 pagine. Il boxset venne pubblicato nel 2014, il vinile nel 2015, entrambi ad opera dell'etichetta '70- Do Not Forget Them". 


Ho scelto il disco per la ovvia ragione che è più snello e contiene solo le  nuove registrazioni di alcuni successi del passato. Il cofanetto propone invece tantissimo materiale raro, mai pubblicato fino ad ora, inclusi molti brani live tra cui "Il cavaliere mascherato" risalente niente meno che al 1973 e facente parte dell'opera rock "Gerbrand" rimasta inedita. Il vinile presenta però una piccola ma significativa differenza, rispetto al monumentale boxset: contiene un brano inedito (o quasi, poi vi spiegherò le ragioni) dal titolo "Adagio Magrebino", posto in chiusura del lato B, che non è stato inserito nel cofanetto. Le nuove registrazioni, realizzate da una line-up che nel corso del tempo è mutata completamente, sono state effettuate dal vivo al "Maestro di Casa Studios" a Lessona, in provincia di Biella, tra il 2011 e il 2012. 


I brani contenuti nel disco provengono da album storici: Vivendo un giorno solo di niente appariva originalmente su "Nei gorghi del tempo" del 1993, primo album in studio della band; Robin delle Stelle (che viene proposta senza soluzione di continuità rispetto al brano precedente) dall'omonimo album del 1998; Soli sull'Olimpo, qui divisa in due parti, tra le due facciate del disco, per ragioni di lunghezza, proviene anch'essa da "Robin delle Stelle". Si chiude con Adagio Magrebino, indicato come inedito, ma in realtà già apparso sul disco "Da Odisseo a Katayama Gorobei" del 2008. Ricordo che questo vinile è stato pubblicato anche in versione "orange", in edizione limitata.

Consorzio Acqua Potabile - 2008
Da Odisseo a Katayama Gorobei (per Asilah-El Hedei)


TRACKLIST:

01. Sulle ali del sogno
02. Adagio Magrebino
03. Alla corte degli eroi: 1550 periodo Sengoku


Si tratta di un album di difficile reperibilità, stampato in tiratura limitata a sole 200 copie, pubblicato in Giappone per il locale fan club. Il CD contiene due lunghe suite: Sulle ali del sogno della durata di oltre 28 minuti e Alla corte degli eroi di 27 minuti. Il terzo brano è Adagio Magrebino, che finirà sull'antologia "Il Teatro delle Ombre", versione vinile, del 2015. Le suite sono semplicemente meravigliose: la summa del vero e grande prog anni '70. Ascoltatele e mi direte. 
E' tutto. Buon ascolto.


LINK Il Teatro delle Ombre 
LINK Da Odisseo a Katayama Gorobei

Post by George