“Alice nel paese delle meraviglie”
(1865), il noto romanzo di Lewis Carrol, negli anni ’70 del Novecento assurse
in Italia a vero e proprio libro culto per un’intera generazione, soprattutto
per l’area più anarchica e movimentista della contestazione giovanile. I motivi
sono evidenti: la vena dissacratoria, la fantasia sfrenata (al Potere?), il
mondo capovolto che decenni dopo esalterà Bachtin, la forza surrealista
del testo (se pur sorretta dalla ferrea logica del matematico Carrol)… insomma,
già così ce n’è abbastanza per far diventare mito generazionale quella che era
cominciata, cento anni prima, come una storia improvvisata per intrattenere tre
bambine in una gita in barca sul Tamigi. Tanto per fare una sommaria rassegna: “Radio Alice” viene battezzata nel ’75
quella che è ancora oggi, probabilmente, la più famosa e ricordata radio libera
italiana, “Alice disambientata”
(1978) è il libro collettivo nato da un seminario curato da Gianni Celati, e
curato dallo stesso scrittore, in cui si respira a pieni polmoni l’aria del ’77
bolognese, “Il sogno di Alice” sarà
il titolo che nel ’79 l’Assemblea Musicale Teatrale darà al suo più album più
bello e fortunato, senza contare le innumerevoli bimbe di nome Alice che
nasceranno in quei caleidoscopici anni di speranze, passioni, rabbie e
illusioni.
E
proprio “Alice” finisce per chiamarsi
il progetto che Giovanni Tommaso mette in piedi nel 1980 per riesumare, con un
colpo di coda, i Perigeo, la più importante band jazz-rock italiana (e, i
lettori Stratosferici concorderanno, tra
le migliori in assoluto), ormai in standby da quattro anni. Il
progetto, racconta Tommaso nel retro di copertina del doppio album che ne scaturirà,
nasce nel ’79 su impulso del direttore della RCA (dobbiamo quindi pensare a
Ennio Melis), ma sicuramente forte appare il ruolo di Maurizio Monti, già
autore per molti e cantautore in
proprio, che s’impegna, scrivendo testi e
monologhi, in un’attualizzazione dell’opera che, almeno nella suggestione del
titolo, è forse debitrice di “Alice nelle
città”, il film che Wim
Wenders girò nel 1973, ma anche, crediamo, del lavoro svolto da Tito Schipa Jr.
nel 1970 con l’ “Orfeo 9” e di quello
di Emilio Lo Curcio che nel 1977 pubblica “L’Eliogabalo”,
un’opera pop che affonda nel medesimo humus socio-culturale.
Insomma, fatto sta la “nuova” Alice” s’avventura, candida e ingenua, nella società degli anni Settanta, si perde nella città, nelle sue tentazioni e nei suoi labirinti. Conosce strani personaggi che la irretiscono sessualmente, cercano di coinvolgerla in grottesche rivoluzioni o di indurla a derive psicotrope, oppure la spingono ad abbandonare, senza troppo starci a pensare, i propri complessi e tabù. Il tutto si conclude in un surreale processo in cui riappaiono tutti i personaggi, un finale in cui non si può che ammettere che l’esito di tanto arrabbattarsi di una intera generazione si riduce a una frammentazione del reale, a inutili schegge impazzite e solitarie. Considerate che in mezzo c’è stato il delirio di Parco Lambro del ’76, e il Gran Riflusso post-sequestro Moro che dal ’78 avvolgerà l’Italia come un bitume vischioso che sarà dura scrollarsi di dosso. E amaro, ancora oggi, è leggere versi come questi: “Confusione gran confusione/ confusione senza un perché/ tutto il gusto dell’ironia/ e dell’amore, adesso dov’è?”. (L’intero libretto interno, con foto, disegni e testi, è scaricabile QUI)
Il
concept-album, di cui Giovanni Tommaso firma pressoché tutte le musiche, si
dipana in un disco doppio che vede la partecipazione, oltre che dei Perigeo al
gran completo (qua ribattezzati Perigeo Special), anche di nomi di spicco
dell’orbita RCA: artisti già all’apice della carriera come Lucio Dalla e Rino
Gaetano, nuove sensazioni pop da Hit Parade come Anna Oxa, irregolari di genio
come Ivan Cattaneo (acchiappato al volo nel transito da L’Ultima Spiaggia alla
CGD), giovani di belle speranze come Nino Buonocore, eroine del prog che fu
come Jenny Sorrenti (Saint Just), grandi signore della canzone d’autore come
Maria Monti. E, a completare, Lina Sastri impegnata nei monologhi che
intermezzano i pezzi. Insomma, davvero un parterre
de roi, tanto che resta un mistero come mai un album siffatto sia rimasto
un piacere di pochi, e non abbia ottenuto i risultati attesi.
Eppure, se avrete la bontà di ascoltarlo, il disco è ancora oggi di gradevolissimo ascolto: si spazia tra il jazz-rock marchio di fabbrica dei Perigeo a un rock-pop di pregio per toccare nel pezzo di Ivan Cattaneo sia venature disco che il musical in terzinato. Proviamo quindi ad azzardare qualche ipotesi a posteriori: può darsi che sia stata proprio la eccessiva dispersione (di stili, di personaggi) a nuocere al progetto, forse la RCA, che già cominciava a scricchiolare, non ha lo ha supportato abbastanza e, quando l’ha fatto, ha perseguito strategie di marketing assai discutibili (la scelta di far uscire in contemporanea un Q Disc che ne estrapolava cinque pezzi potrebbe aver disorientato gli acquirenti, già a loro volta tenuti lontano della decisione suicida di non mettere in copertina né il titolo né alcun nome degli artisti presenti), o infine, più probabilmente, come intuì il filosofo Anassimandro diversi secoli prima, il disco ha semplicemente “pagato il castigo di esser venuto secondo l’ordine ingiusto del tempo”.
Eppure, se avrete la bontà di ascoltarlo, il disco è ancora oggi di gradevolissimo ascolto: si spazia tra il jazz-rock marchio di fabbrica dei Perigeo a un rock-pop di pregio per toccare nel pezzo di Ivan Cattaneo sia venature disco che il musical in terzinato. Proviamo quindi ad azzardare qualche ipotesi a posteriori: può darsi che sia stata proprio la eccessiva dispersione (di stili, di personaggi) a nuocere al progetto, forse la RCA, che già cominciava a scricchiolare, non ha lo ha supportato abbastanza e, quando l’ha fatto, ha perseguito strategie di marketing assai discutibili (la scelta di far uscire in contemporanea un Q Disc che ne estrapolava cinque pezzi potrebbe aver disorientato gli acquirenti, già a loro volta tenuti lontano della decisione suicida di non mettere in copertina né il titolo né alcun nome degli artisti presenti), o infine, più probabilmente, come intuì il filosofo Anassimandro diversi secoli prima, il disco ha semplicemente “pagato il castigo di esser venuto secondo l’ordine ingiusto del tempo”.
L’album,
come dicevamo, ha avuto un’edizione coeva in Q Disc, con 5 pezzi. Fu poi
ristampato nel 1990 (e/o, come riportano alcuni, nel ’94), ma è subito finito
fuori catalogo, così come fuori catalogo appare la riedizione digitale del
Q-Disc nel 2004, ancora reperibile tuttavia in qualche negozio e su diverse
piattaforme on line. Oltre ai cinque pezzi del Q Disc, altri due o tre brani sono
reperibili sul Tubo, ma l’album nella sua interezza ci risulta, al momento,
introvabile. Sia come sia, la versione che troverete è quella del vinile
doppio, rippato per l’occasione. Buon ascolto!
1)
Bella la città (Giovanni Tommaso)
2)
Il viaggio
3)
Al bar dello sport (ovvero sogghigni e sesso) (Rino Gaetano, Maria Monti)
4)
Al bar dello sport -coda
5)
Il decalogo
6)
Il bruco (Giovanni Tommaso)
7)
Mammina! (Jenny Sorrenti)
8)
Il quartiere
9)
Tea party (Lucio Dalla e Anna Oxa)
10)
Il festival (ovvero Perigeo in concerto)
11)
Regina pop star (Ivan Cattaneo)
12)
Bullo e pupa (Nino Buonocore)
13)
La quadriglia delle aragoste
14)
Confusione gran confusione (Lucio Dalla, Nino Buonocore, Maria Monti, Ivan
Cattaneo, Rino Gaetano, Anna Oxa, Jenny Sorrenti, Giovanni Tommaso)
Giovanni
Tommaso - basso, contrabbasso
Danilo
Rea - tastiere
Franco
D'Andrea - pianoforte elettrico, sintetizzatore
Bruno
Biriaco - batteria
Claudio
Fasoli - sax
Tony
Sidney – chitarra
Altri musicisti
Mark
Harris - pianoforte
Agostino
Marangolo - batteria
Nanni
Civitenga - chitarra elettrica
Mike
Fraser - tastiera, pianoforte
Carlo
Pennisi - chitarra elettrica
Alfredo
Golino - batteria, percussioni
Vincenzo
Mancuso - chitarra elettrica
Alessandro
Centofanti - tastiera, sintetizzatore, programmazione
Derek
Wilson - batteria
Adriano
Giordanella - percussioni
Paolo
Rustichelli - sintetizzatore, mellotron
Karl
Potter - percussioni
David
Walter - batteria
Cicci
Santucci - tromba
Doriano
Beltrame - tromba
Nino
Culasso - tromba
Michele
Lacerenza - tromba
Alvise
Vergella - tromba
Dino
Piana - trombone
Basilio
Sanfilippo - trombone
Giancarlo
Becattini - trombone
Gennaro
Baldino - trombone
Vinicio
Di Fulvio - trombone
Franco
Vinciguerra - trombone
Maurizio
Giammarco - sassofono tenore, sassofono soprano
Francesco
Battimelli - flauto
Alessandra
Bellatreccia - arpa
Ciao,
RispondiEliminaa me Mediafire nega il permesso di scaricare perché un pezzo di Rino Gaetano è ancora acquistabile... se riuscite ad uploadare altrove, vi ringrazio.. e comunque vi ringrazio lo stesso per la musica che rendete disponibile. A presto
Ciao, ho provato a scaricare ora e non ho avuto nessun problema, so per certo che l'amico Andrea non ha caricato il file sul mio account ma sul suo, percui non dovrei poter scaricare neppure io. sentiamo se qualcun altro ha avuto problemi in merito
EliminaNIENTE DA FARE.
EliminaNon si scarica, grazie comunque per le sempre bellissime musiche che metti a disposizione.
RispondiEliminaHo riprovato dopo aver fatto il commento e' si e' aperta la pagina di download!!
RispondiEliminaGrazie!!
Grazie, un meraviglioso ritorno a sensazioni ed emozioni del passato (e che solo a quel passato possono, purtroppo, appartenere).
RispondiElimina..ok, oggi si scarica normalmente.. grazie!
RispondiEliminaoggi invece non si scarica.
RispondiEliminaoggi invece si: grazie!
EliminaQuanto può valere il 45 giri
RispondiEliminastupendo
RispondiEliminaSì,stupendo, ma se non si scarica...
RispondiEliminaLavoro discreto anche se un po' troppo dispersivo ed eterogeneo, ma con grandi interpreti
RispondiEliminaMichele D'Alvano