mercoledì 6 novembre 2013

Orchestra Njervudarov - 1979 - Con le orecchie di Eros





Sulla storia del gruppo e la gestazione del disco vi consiglio di leggere quanto hanno già scritto Augusto Croce e JJ John nei propri web-site: Italian Prog  e John's Classic Rock  (autorevoli punti di riferimento per notizie e “pensieri” sugli anni 70 della musica “progressive” italiana).

ciance...
io, invece, vorrei evidenziare due elementi storici: 
1) l’Orchestra Njervudarov era il gruppo di musicisti che suonava con Claudio Lolli;
2) il disco sarebbe dovuto uscire nel ’76, ma venne pubblicato nel 1979.

Il primo mi offre lo spunto per sottolineare che, aldilà dei meriti personali, è indubbio che la cosiddetta “stagione dei cantautori” abbia beneficiato della collaborazione di una generazione di musicisti cresciuta sperimentando e miscelando diversi linguaggi e, quindi, in grado di dare un contributo attivo alla valorizzazione delle loro canzoni sia su disco che in concerto… ricordo, ad esempio, l’ottima proposta musicale dei Crisalide: una mezzora circa all’interno del live di Finardi (peccato che non ci sia stata una produzione “ufficiale” su disco…).    

Il secondo mi serve per contestualizzare il progetto musicale dell’Orchestra Njervudarov e, per analogia storica, vado fuori tema e vi parlo dei Madrugada:
    
il loro disco "Incastro" venne pubblicato sul finire del 1977 e le recensioni/commenti che ho letto negli anni ne hanno evidenziato soprattutto 2 aspetti : una certa frammentarietà e la riproposizione di percorsi già battuti, relegando disco e gruppo ai "margini" della storia musicale di quegli anni...si certo, potrebbe anche essere condivisibile, pensandolo del ’77

ricordo bene quando andai al concerto di Claudio Rocchi e Biglietto per l’Inferno (credo autunno'74) e fui colpito dalla musica  del trio che apriva la serata:   una proposta innovativa e piena di fascino, “tedesca” (il pulsare di un cuore, il marziale incedere dei timpani, l’affanno ritmico di un respiro, suoni elettronici, vari “rumori” di fondo…) quasi cupa direi, ma illuminata dal fraseggio elettrico di un pianoforte canterburyano e sostenuta da pelli e corde-basse "sporche" di jazz…  tant’è che a fine concerto, mentre gli amici compravano il rock del Biglietto o le visioni di Rocchi, io mi presi l’avanguardia dei Madrugada, o almeno così pensavo... visto che, purtroppo, nel disco non trovai alcuna traccia di quanto ascoltato dal vivo ("Romanzen” e probabilmente “Hobbit” e “Aragon”);     

tutto ciò per dire che i "percorsi già battuti" e la "frammentarietà" non c'entravano con il loro progetto musicale ma, piuttosto, vanno ricercati nella tardiva pubblicazione del disco che ne determinò anche l'Incastro con altri brani : la romantica e storica "è triste il vento ** e due proposte allineate agli umori dei tempi d'uscita (la disco Katmandu” e la provocazione traditional di noter de Berghem).   
Dimenticate, quindi, lo strabismo storico superficiale e riascoltatelo con le orecchie ben sintonizzate sulle corrette frequenze temporali: è un disco da rivalutare e che meriterebbe tutt'altra considerazione ...



nota** :    fu una piacevole scoperta la presenza su disco di “è triste il vento”, brano-suite che avevo potuto ascoltare e registrare nel febbraio del '73 (purtroppo persa...) nella versione originale dei Perdio, allora in tour col Battiato di “sulle corde di Aries”... ma questa,  come si suol dire,  è un’altra storia…






il disco
dopo tale premessa, è quasi scontato dire che ritengo "Con le orecchie di Eros" un disco cult, purtroppo poco conosciuto e musicalmente sottovalutato, tanto più se consideriamo che le "idee" contenute nel vinile erano state sviluppate molto prima della sua pubblicazione.
L'aria che si respira è quella del Rock in Opposition, forse quella più jazzy e di scuola nordica, ma è solo un'indicazione convenzionale per tracciare qualche coordinata di riferimento o, forse meglio, per indicare una matrice culturale, un'attitudine artistica nel trattare la materia musicale.
 
Si inizia con "tot stelle-reflex" ed i continui cambi di ritmo, accompagnati dall'uso abbondante di tempi dispari anticipano il Picchio dal Pozzo del periodo Orchestra, mentre la spigolosità della chitarra-synth è l'embrione di quello che sarà, qualche anno più tardi, un marchio di fabbrica dell'avanguardia dei milanesi La1919;  in "spleen..."  è la vena fusion ad emergere ed il suo respiro "notturno", di Perigeo memoria, ne dilata suoni ed atmosfera fino al risveglio nella successiva "baldoria verticale" : un'arrampicata di note su scale iperboliche che ci riporta nei territori di Area R.i.o. & ReR;     a chiudere il primo lato "tristesse" : quasi un sixty-film-soundtrack che profuma di Baricentro.
Il secondo lato si apre con una sassata fragorosa: "rapporto Njervudarov..."  con lo spirito di Zappa a tener ben salda la fionda e a centrifugare in modo geniale quanto passava per l'etere (la febbre del sabato sera, Cecchetto, Rockets, il rock-demenziale...), mentre la successiva "toujours l'amour" è una dolce immersione nei suoni canterburyani di seconda generazione (Gilgamesh e National Health...);     a sigillare degnamente questo "gioiello" discografico troviamo i 3 movimenti della "...sinfonia erotica" che, attraversata da una vena "minimale" che richiama alla memoria la lezione e il futuro prossimo del Philip Glass di Koyaanisqatsi , si concede anche un breve intermezzo di solo piatti e tamburi.

provate a sintonizzarvi, per credere... buon ascolto!
 





TRACKLIST :
lato A
01. tot stelle reflex
02. spleen, codice notturno
03. una baldoria verticale
04. tristessa
  
lato B
05. rapporto Njervudarov sulla teoria degli opposti estremismi
06. toujours l'amour
07. il montaggio delle attrazioni/sinfonia erotica:
a) l'oscillazione poetica             
b) batte il tamburo...lentamente
c) fedeltà al respiro!                  



  
FORMAZIONE:
Bruno Mariani (chitarra elettrica e acustica, roland guitar synth, percussioni)
Roberto Costa (basso el., contrabbasso, crumar synth, polymoog, trombone)
Piergiorgio Bonafè (sax sop/alto/ten., clarino alto/basso, cornetti, flauti dolci)
Piero Baldassarri (piano elettrico ed acustico, polymoog)
Adriano Pedini (batteria, vibrafono, percussioni, flauti dolci)

LINK

 Post by Odiladilu   

3 commenti:

  1. Meraviglioso! Jazz-rock-prog unito a qualcosa di decisamente "altro" che m'ha piacevolmente sorpreso e spiazzato. x quel che conta, lo consiglio. Grazie 1000!

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  2. avevo il disco, anticipatori lucidi ed efficaci, una meteora brillantissima, ma senza coda, purtroppo

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  3. Lavoro discreto, sufficientemente sperimentale e intrigante

    Michele D'Alvano

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