sabato 19 ottobre 2019

DAVID RIONDINO- 1980 – BOULEVARD (vynil)





TRACKLIST
1 Gli anni passano
2 Valzer verde
3 Niente da segnalare
4 Buona fortuna
Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir
6 La paura sarà
7 Ci ho un rapporto
8 Tropicalità

FORMAZIONE: 

David Riondino- voce
Guido Podestà- fisarmonica (tracks 2 e 5)
Claudio Bazzari e Ranieri Cerellichitarra acustica
Luciano Ciccaglioni- chitarra acustica, mandolino
Piero Montanari- basso
Baba-Yaga e Fratelli Balestra- cori
Derek Wilson- batteria, percussioni
Dado Parisini- piano (tracks 2 e 5)
Shel Shapiro- piano a puntine, piano fender, hammond, basso, 
Julie Scott- voce in “Tropicalità”

Produzione e arrangiamenti: Shel Shapiro (eccetto tr.5: Claudio Fabi)

Riprendiamo dopo qualche tempo il nostro excursus lungo la produzione discografica di David Riondino, personaggio dalle mille sfaccettature, poi più conosciuto come cabarettista, attore, autore satirico, conduttore radiofonico e tante altre cose. Come i nostri lettori più attenti ricorderanno, siamo partiti dai due LP registrati, nel pieno dei turbolenti anni ’70, con il Collettivo Victor Jara (li trovate qui) e con il primo album solista omonimo del 1979 registrato per l’Ultima Spiaggia (QUI) che chiuderà i battenti poco dopo, con conseguente poca diffusione di quel lavoro.
Nello stesso 1979, proprio durante la preparazione del disco di esordio, Riondino conosce in studio di registrazione Fabrizio de André che sta mixando “Rimini”. Il cantautore genovese, incuriosito da questo singolare giovanotto con cui passa diverso tempo a chiacchierare, da lì a poco lo chiama per aprire i concerti dello storico tour con la PFM, pur non essendo Riondino né della sua agenzia, né della sua casa discografica. Insomma, un puro attestato di stima, si direbbe. A dispetto dell’esito trionfale di quel tour, le cose non sono affatto semplici a causa degli ultimi colpi di coda del movimentismo anni ’70 che genera diversi problemi di ordine pubblico: a Cantù il pubblico rimasto fuori batte con delle spranghe d’acciaio sulla porta del Palasport per tutta la durata del concerto, a Novara vengono tirate palle di neve dalla galleria, a Firenze gli autoriduttori contrattano con l’organizzazione una serie di ingressi gratuiti minacciando di far casino, a Napoli ci sono scontri all’esterno, con un paio di auto bruciate e il concerto sospeso a forza a metà per lanciare una manifestazione politica (e poi ripreso), mentre a Roma durante le canzoni vengono urlati slogan politici, cadenzati (con grande conoscenza del repertorio di De André!), nelle pause dei versi.

Backstage tour De André & PFM. Sullo sfondo, David Riondino
In questo clima ancora teso, Riondino ha il delicato compito di salire per primo sul palco e “intrattenere” quel pubblico, spesso niente affatto ben disposto verso le stesso De André, figuriamoci nei confronti di questo tipo sconosciuto che per rompere il ghiaccio si finge il presentatore della serata, presentando sé stesso in terza persona con grandi panegirici sull’importanza di dare spazio ai giovani artisti, uscendo, e poi rientrando con la chitarra tra l’ilarità e la perplessità, garantendosi così quei 15 minuti di tregua in cui portare a casa con relativa tranquillità il proprio set.

Forte di questa esperienza con il più grande dei cantautori, nel 1980 David Riondino pubblica con la RCA “BOULEVARD” il disco più da cantautore della sua discografia, quello che, a parere di chi scrive, resta non solo il migliore della carriera musicale del fiorentino (che pure vedrà ancora bellissimi espisodi), ma uno dei più bei dischi di canzone d’autore di quegli anni.



Nonostante la presenza di episodi più lèpidi, come il nonsense dadaista di “Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir” e il ripescaggio di “Ci ho un rapporto”, si tratta infatti di un lavoro pensoso, non di rado introspettivo, a cominciare dall’iniziale “Gli anni passano”. Riondino legge con sguardo lucido e critico questa età di passaggio: è un bilancio severo e doloroso degli anni ’70, un tirare le fila delle speranze, delle disillusioni e dei tragici sbagli della propria generazione. Si ascolti “Niente da segnalare” campionario dei luoghi comuni alternativi di un’intera epoca. O la sarcastica “Buona fortuna” dove Riondino coglie profeticamente i primi germogli del nascente rampantismo anni ’80 cui si stanno convertendo i compagni duri e irriducibili di ieri (molti infatti finiranno alla corte craxiana e da lì passeranno a quella berlusconiana): un pezzo degno del miglior Gaber, quello di “Io se fossi Dio”, per capirci. Per non parlare di un brano dolente come “La paura sarà”, una sorta di epitaffio in cui personale e politico rompono i rispettivi argini, in cui frullano sentimenti privati e violenti drammi sociali: il tutto è sovrastato dall’amaro sentore che il tempo che verrà sarà un tempo anestetizzato, reso docile dal Potere.
L’album è godibile anche negli altri episodi, da “Valzer verde” (che nasconde un verso terribile nella sua apparente banalità come “probabilmente mi amavi,/ probabilmente ti amavo/ non siamo stati bravi/ e non ci amiamo più”) alla conclusiva indolente ed escapista “Tropicalità”, con la voce di Julie Scott (in quegli anni anche autrice per i Chrisma).





L’RCA, e Melis in particolare, sembra credere nel progetto: mette all’opera come produttore e arrangiatore l’ex Rokes Shel Shapiro (che fa uno splendido lavoro), per la copertina sceglie uno scatto dell’affermata fotografa Elisabetta Catalano, e piazza turnisti di qualità al servizio dei pezzi. Ciò nonostante, la carriera del Riondino cantautore non decolla, un po’ perché il Nostro è un po’ refrattario a tutto il necessario lavoro promozionale (giro delle radio, interviste e via dicendo), preferendo invece fare teatro, un po’ perché interviene in questa fase Nanni Ricordi, che come ricordiamo, aveva prodotto il suo primo disco. Il produttore milanese, appena rientrato alla casa-madre Ricordi, lo convince a rompere il contratto con la RCA per raggiungerlo e continuare il lavoro. Poi però tutto sfuma in un attimo, perché Nanni Ricordi, a causa di alcuni dissapori, viene allontanato dalla Ricordi, lasciando così Riondino, che aveva fatto in tempo a registrare solo un fugace provino, in mezzo al guado. Ma questa è già un’altra storia che racconteremo in seguito.

Ultima cosa: il disco non è mai stato ristampato in CD, e solo un brano era finora reperibile in rete.
Buon ascolto!


4 commenti:

  1. grazie, Riondino è sempre geniale, come attore e come cantautore

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  2. Ottimo disco, con una menzione speciale per lo stupendo testo di ''Buona fortuna''. Grazie infinite e avanti così!

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  3. ...Dimenticavo potete riattivare il link dell'album ''Collettivo Victor Jara - 1979 - Non vi mettete a spingere''? Grazie mille anticipatamente.

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  4. Link del Collettivo Victor Jara ripristinato. Un saluto a tutti!

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