giovedì 3 dicembre 2020

COMPAGNIA DELL’ARCO- 1981 – Compagnia dell’arco (vynil)



 

 

TRACKLIST:

 

01 Grassiere spagnolo

02 Merla ca vai vulann'

03 L'ann di lu '48

04 La serpa lucente

05 I briganti

06 Canta e canta

07 Pulcinellata

08 Luna e Sole

09 Congedo finale

 

 

FORMAZIONE: 

 

Mariella Carbonara- Voce

Piero ''Pecos'' Di Bari- batteria, percussioni 

Carmine Macina-  faluti, plettri, chitarra

Tommaso Pantaleo- plettri 

Menico Quintavalle- musiche, voce, violino, chitarra

Mimmo Sassone- plettri, chitarra 

Gianni Stea- contrabbasso

 

Certi incontri sono davvero frutti di semi gettati a caso. Qualche mese fa curiosando su Discogs mi imbatto in questo gruppo di cui ignoravo del tutto l’esistenza. 

Vagabondo quindi sul Tubo alla ricerca di qualche pezzo e trovo solamente una sorta di bizzarro mediometraggio musicale (ben 27 minuti) a loro dedicato, probabilmente ad opera della sede regionale pugliese (RAI 3 era nata da un paio di anni e all’epoca aveva una connotazione molto più localistica di quanto avverrà in seguito).



Devo confessare che non mi aspettavo niente di più di del solito gruppo folk locale. Invece, a dispetto della mia prevenzione, i pezzi che vengono presentati nel filmato mi colpiscono non poco, tanto da spingermi alla ricerca di questo album.

 

“Compagnia dell’Arco” è un lavoro nato come musica di scena della commedia “Il Grassiere” di Raffaele Nigro, spettacolo allestito l’anno precedente al Teatro Abeliano di Bari. In alcune fonti è citato come “La serp lucend” ed è il secondo LP di questo gruppo, dopo “U timb jè nnuvl” del ’78, più legato alle ricerche etnomusicologiche di Nigro che poi diventerà giornalista, nonché apprezzato autore di saggi e di romanzi (anche prestigiosi, come il Premio Campiello per “I fuochi del Basento”, 1985, e il premio Grinzane-Cavour per “Ombre sull’Ofanto”, 1993). A cavallo dei decenni Settanta-Ottanta è anche Direttore e poi Caporedattore della sede regionale Rai della Puglia (e qui si spiega un po’ meglio il motivo dello Speciale televisivo di cui sopra).



 Ma veniamo al disco, perché, Signori, io credo che meriti davvero un vostro attento ascolto. Nonostante l’occasionalità della sua originaria funzione teatrale, siamo infatti di fronte a un album godibilissimo e omogeneo, in cui la componente folk si lascia spesso e volentieri innervare da suggestioni più ampie. 




Insomma, ci aggiriamo dalle parti di quel folk progressivo il cui Verbo era stato divulgato dai gruppi della scena inglese (Fairport Convention, Pentangle), francese (Malicorne, Alan Stivell) e anche italiana (qualche passaggio fa venire in mente gli Stormy Six di “Un biglietto del tram”, con quell’uso non olografico di mandola e mandolino). 



Non aspettatevi quindi un album di pizziche tarantate (la moda era ancora di là a venire): si tratta di suggestioni musicali popolari che travalicano la Puglia, e dialogano un po’ con tutta la musica del nostro sud secondo la lezione dei Musicanova gruppo a cui per certi versi mi sento di avvicinare la Compagnia dell’Arco anche per il tentativo, riuscito a parer mio, di tendere verso una nuova canzone popolare d’autore (non a caso la bella voce di Mariella Carbonara ha modulazioni che richiamano alla mente Teresa de Sio). 

Le musiche di questi brani sono tutte composte da Menico Quintavalle e arrangiate dall’intero gruppo su testi, dicevamo, di Raffaele Nigro.




Il sound è bello pieno, dominato dagli strumenti a plettro (violino, chitarre, mandola) e da un costante pulsare di una batteria mai banale che detta variazioni ritmiche notevoli anche all’interno di uno stesso brano. A passaggi più serrati fanno spesso da contrappunto dilatazioni modulari, in cui affiorano il contrabbasso e gli altri strumenti. 

Difficile davvero segnalarvi i brani migliori, perché sono tutti godibilissimi. Obtorto collo potrei citarvi la travolgente “I Briganti”, l’iniziale “Grassiere spagnolo”, “L’ann di lu ‘48”, la sospesa “Luna e Sole” che dimostra bene quante frecce avesse al proprio arco questa Compagnia.



Fatto sta che del gruppo si perse poi ogni traccia e davvero è difficile rintracciare qualche informazione in rete, se non qualche accenno su Facebook, e questa scarsissima eco suona davvero stridula se rapportata al valore di un’opera che, se è vero che esce all’inizio di un decennio meno ricettivo del precedente, brilla comunque di luce propria.



Mentre il primo disco della Compagnia dell’Arco uscì per la Ariston (a quanto pare solo in Canada: non chiedetemi perché), questo secondo lavoro fu proposto solo in veste promozionale per l’etichetta C&M di Bari (a quanto ho potuto verificare, tutte le copie recavano la scritta di “Prodotto non commerciale” sull'etichetta interna), probabilmente stampato solo allo scopo di accompagnare la messa in scena de “Il grassiere” (ciò nonostante risulta sui credit nel retro copertina una distribuzione RCA). Tutto ciò, unitamente a un nome non certo memorabile (che fa pensare più che altro a rievocazioni medievali), segnò probabilmente la fine di questa interessante esperienza. 



“Compagnia dell’Arco” non è ovviamente mai stato ristampato in nessun formato, ed è del tutto assente dal Tubo, eccezion fatta, dicevamo, per quei pezzi che corredano lo Speciale RAI che resta, a quanto ne sappiamo, l’unica traccia visiva di questo ensemble. La versione che vi proponiamo è quindi frutto del rippaggio del nostro vinile.


Buon ascolto!


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10 commenti:

  1. No hay ficheros para extraer

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  2. La cartella é completamente vuota, solo 185 byte. Sarà saltato qualche passaggio. Comunque grazie Andrea.

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  3. Sorry... mi sono accorto ora per l'errore: grazie per la segnalazione!
    Ho messo un nuovo link, ora dovrebbe esserci tutto.
    Fatemi sapere se questo album vi piace.

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  4. Il disco è decisamente MOLTO bello, in particolare alcuni stacchi di flauto e violino e le calde voci popolari dello stivale. Grazie ps per Babbo Natale Stratosferico: qualcuno, nel proprio scrigno, possiede e può condividere "La signora stracciona" album recentemente "passato" a Nessun Dorma (Bernardini era il bassista del gruppo) ?

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  5. Lodevole, interessante e piacevole album ascoltato con certosina attenzione. Dopo un paio di ascolti sono andato a rispolverare un Lp che conservo con cura di un gruppo di miei corregionali, ovvero i "Re Niliu" ‎di "Non suli e no' luna", che nel 1984, riprendendo i suoni e gli strumenti della tradizione, diedero un forte impulso alla filologia etnomusicologica propria della musica popolare. Appena finito di rippare cercherò di inviarlo a George.

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  6. L'album integrale qui: https://www.youtube.com/watch?v=OKWBZkXn6Wc

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  7. Qualche giorno fa mi ha mandato una mail Menico Quintavalle, una delle anime della Compagnia dell'Arco.
    Con il suo consenso, riporto qua quello che mi ha scritto, perché fornisce informazioni davvero interessanti sulla vicenda di questo interessantissimo gruppo assolutamente da recuperare:
    "Grazie da parte di tutti, anche di chi non c’è più come Mimmo Sassone, uno dei componenti storici di quel gruppo, venuto a mancare proprio nei giorni scorsi, e Mariella Carbonara, scomparsa a soli 43 anni nel 2006.
    Come è successo a te di incrociarci fortuitamente sul web, ho visto il tuo articolo per puro caso in questi giorni.
    Erano i favolosi anni Settanta quando muovevamo i nostri primi passi ed io immerso da sempre in musica sinfonica, lirica, napoletana (mia madre napoletana), jazz e poi musica popolare grazie a Raffaele Nigro, prog inglese, Weather Report, Chick Corea, John McLaughlin... non potevo non esserne influenzato. Mettici pure una sorta di inconscio collettivo junghiano in cui ognuno di noi naviga, interconnessi e da cui attingiamo inconsapevolmente, ed il gioco è fatto. Dico questo perché al riascolto odierno dell’album scopro espressi concetti avanzati che solo col tempo ho studiato, che però la mia anima già conosceva.
    Perché siamo scomparsi? Diverse casualità avverse tra cui l’anno da me perso al militare, allora obbligatorio, subito dopo aver registrato il disco e lo scollamento che ne derivò, diede luogo allo scioglimento del gruppo. Ognuno per la sua strada e lontano dalla musica.
    Ci si accorge, purtroppo tardi, di quanto sia stato assurdo, visto quello che avevamo creato fino ad allora, non ultimo quell’album ed i tanti consensi riscossi di critica e non solo già al tempo.
    Il caro amico nonché produttore del primo album, Moni Ovadia a giusta ragione non ce l’ha mai perdonato!"

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  8. Ringrazio anch'io Andrea e Menico per questa bella testimonianza

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  9. Disco carino ma non imprescindibile

    Michele D'Alvano

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