giovedì 8 febbraio 2024

Taberna Mylaensis: 1976 - gli esordi (vinyl)

 

Cari amici, percorriamo oggi le strade della musica popolare italiana, quel genere comunemente definito come folk, e lo facciamo con un gruppo storico, la Taberna Mylaensis, che ha l'innegabile merito di avere dato un forte impulso a questo genere musicale,  facendolo uscire dalla limitata cerchia di appassionati. Certo, non sono stati i soli: ad iniziare dagli anni '70 altri alfieri della musica folk furono il Canzoniere del Lazio, La NCCP, i Musicanova, Antonio Infantino con i suoi Tarantolati, Carmelita Gadaleta, i vari Canzonieri Popolari. Vado a memoria, quindi so di averne dimenticati alcuni. Tutti questi artisti li ritroverete nelle vecchie pagine del nostro blog. Grazie a loro e a molti altri, la musica folk cominciò ad essere ascoltata e apprezzata dal popolo giovanile, smarcandosi dalle gabbie delle feste di piazza o delle sagre paesane per affiancare cantautori e gruppi rock. Insomma, la musica popolare regionale iniziò una seconda vita con la diffusione della cultura e delle tradizioni del nostro Paese, inserendo testi di natura sociale e politica., Oggi il folk è vivo più che mai: dagli Agricantus in avanti è una esplosione di suoni che continuano a perpetrare le storie e la cultura musicale delle nostre regioni. L'uso del dialetto era ed è  piuttosto comune, così come l'utilizzo di strumenti della tradizione popolare. 


I musicisti della Taberna Mylaensisi (termini latini che significano "la taverna di Milazzo"), guidati dal fondatore Luciano Maio, sono siciliani doc. proprio di Milazzo, nei pressi di Messina. Il gruppo si formò all'incirca nel 1975 e - nota bene - è tuttora attivo. Proprio lo scorso anno abbiamo avuto il piacere di ascoltare il loro CD live "U tempu passa". Un capolavoro di suoni e di voci. La musica della Taberna è stata influenzata dalle culture dei popoli che sono stati presenti in Sicilia, tra cui Greci, Arabi e Normanni. Il loro repertorio proponeva, almeno agli inizi,  canzoni della tradizione siciliana, integrati da canti a sfondo sociale, basati sul lavoro dei vendemmiatori e dei minatori, canti religiosi, canzoni di rabbia e di protesta. Anche il nostro amico Augusto Croce li cita su "Italian prog" (sito web o volume che sia) ricordandoci che, grazie al contratto firmato con una major, la RCA, affiancarono Francesco De Gregori in tournée e, nel 1976, furono ospiti del celebre concerto del Parco Lambro a Milano (appaiono anche sul disco), Gli album di matrice prettamente folk "tradizionale" sono sicuramente i primi due, entrambi pubblicati nel 1976. Ad iniziare dagli anni '80, con "Gricalata" del 1981 (lo potete riascoltare qui), avviene la svolta musicale, con l'introduzione di strumenti elettrici, la composizione di brani originali ed un progressivo spostamento verso sonorità più rock. Passiamo ora alla musica. Gli album che ho scelto, come già scritto, sono i primi due, "Populu e Santi" e "Fammi ristari 'nto menzu di to brazza". Partiamo.

Taberna Mylaensis - 1976 - Populu e Santi


TRACKLIST:

Lato A
01. Orazione per le greggi e l'armenti a San Giuseppe - 6:48
02. Prighiera prufana - 4:32
03. Lu Patri Nostru di San Giuliano - 4:26

Lato B
04. I miraculi i Santu sanu - 4:35
05. Mirtoti Sfasciasanti - 3:46
06. A sirinata du carritteri - 3:21
07. Cantu di lu metri - 6:22


MUSICISTI

Luciano Maio - voce, chitarra, percussioni
Santo "Bobo" Otera - voce
Carmelo Gitto - voce, chitarra
Franco Salvo - chitarra, voce
Alberto Cocuzza - voce


A detta di molte discografie ufficiali "Popilu e Santi" è il primo album ufficiale della Taberna Mylaensis. Alcuni siti lo collocano come seconda uscita, al seguito di "Fammi ristari 'nto menzu di to brazza". Non lo so, ma poco m'importa, anche perché sono sati pubblicati entrambi nel 1976 e sono uno il seguito naturale dell'altro. In questo primo periodo della carriera musicale del gruppo il repertorio era basato su brani della tradizione, raccolti oralmente o tratti dalle ricerche di etnomusicologi o storici delle tradizioni popolari. 

Luciano Maio

"Populu e Santi" raccoglie canti di lavoro, canzoni d'amore, canti religiosi e profani e tarantella. Nell'epoca  del folk revival, nel corso degli anni '70, la Taberna Mylaensis, grazie all'impulso del suo fondatore, il già ricordato Luciano Maio, avvia una operazione di recupero della grande tradizione musicale della Sicilia: canti di lavoro, che scandivano ritmicamente una stagione dopo l'altra, Un recupero musicale che abbraccia diversi secoli: dal Cinquecento all'Ottocento, dai canti dell'isolamento e della solitudine a quelli che ruotano attorno alla delusione post-risorgimentale, alle lotte contadine, all'occupazione delle terre. Tutto ciò' si identifica in una espressione musicale che diviene prima di tutto musica del Mediterraneo, ovvero una musica che suona come un incrocio di culture" (da Rockbottom). 
L'album, così come quello successivo, stranamente non è mai stato ristampato in versione CD. 


Taberna Mylaensis - 1976 - Fammi ristari 'nto menzu 
di to brazza


TRACKLIST:

Lato A
01. Cantu di carcirati
02. Canto della vendemmia
03. Fammi ristari 'nto mezzu di to brazza
04. Romanza
05. U tritrolu

Lato B
06. L'amanti cunfissuri
07. Babba Blu di Petralia
08. Storia da figghiuledda rubbata di pirati
09. San Caloriu di Naru
10. Ninna nanna


Con la medesima formazione, la Taberna Mylaensis realizza nello stesso anno un altro grande disco, il seguito  naturale della prova di esordio. I canti a sfondo sociale riguardano carcerati, vendemmiatori, un popolo do sofferenti che attraverso i canti popolari trovano la via per amplificare il suo stato e il suo malessere. Non solo, nel disco appaiono anche canzoni d'amore e, nel finale, una ninna nanna. 


Ricorda gli esordi della Taberna Alberto Cocuzza, co-fondatore e voce del gruppo, nel corso di una intervista: "Avevamo una grande voglia di fare musica. Volli collaborare  con loro (il primo nucleo della Taberna Maio, Otera, Salvo e Luciano Maio. Il loro modo di fare musica mi piaceva molto e partimmo insieme per le Eolie, nel ’73, dove suonavamo musica popolare. Già allora la coralità fu il nostro segno distintivo: studiavamo per plasmare in modo organico le nostre voci; io avevo un tono di voce molto alto e mi ispirai subito a Giovanni Mauriello (strepitoso cantante della NCCP). Non ci piaceva il modo di rappresentare la Sicilia solo con balletti  e quartare, sullo sfondo di Ciuri Ciuri, ma si cercavano nuovi modi espressivi".  E sicuramente la Taberna ha varcato le frontiere della mera tradizione musicale siciliana, allargando i suoi orizzonti e i suoi confini in una progressione che continua ancora oggi.

Concludo il post con uno dei miei periodici appelli al popolo della Stratosfera. Perdonatemi se ogni tanto li faccio...Ebbene, il terzo album del gruppo, autoprodotto, uscito nel 1978 con un titolo lunghissimo, "19milioni 770mila 558lire 88centesimi per la libertà" è molto difficile da reperire. Se qualcuno lo possiede e lo vuole condividere su questo blog si faccia vivo. Sono certo che si trova in qualche vostro cassetto. Un caro saluto a voi tutti e buon ascolto.


LINK Populu e Santi
LINK Fammi ristari 'nto mezzu di to brazza

Post by George

3 commenti:

  1. qui è folk puro......personalmente preferisco gli album più elettrici, che li avvicinano agli ottimi Agricantus e affini, però è una proposta assai interessante, grazie.

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  2. Che bell'incedere Mirtoti Sfasciasanti, accompagnato dallo scacciapensieri e U tritrolu, che fa ballare finanche le sedie. Riascoltando l'eclettico e travolgente Gricolata si apprezzano persino ritmiche orientaleggianti. Notevole il loro brano presente nel live al Parco Lambro 1976. Grazie infinite super George.

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  3. Gruppo che ha contribuito (e non poco) a definire il repertorio (oserei patrimonio) della musica popolare italiana. Musica "dello stretto" attivi ancora oggi. Grazie mille

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