lunedì 20 gennaio 2025

Antonio Torquati - Omonimo (1972 - vinyl)

 

TRACKLIST:

Lato A
A1. Oh Happy Day - 3:12
A2. Africa addio - 2:58
A3. Rocki Rocknoon - 3:20
A4. By The Time I Get To Phoenix - 4:30
A5. The Fool On The Hill - 2:58

Lato B
B1. Delta Lady - 2:38
B2. Anonimo Veneziano - 2:26
B3. Acquarius - 3:09
B4. Here, There And Everywhere - 3:36
B5. Hello Little Friends - 3:41


Et voilà!! Grazie alla tempestiva risposta da parte di un anonimo amico della Stratosfera al mio appello riguardante la wishlist, possiamo dare oggi l'ennesima sforbiciata all'elenco. Ecco qui il primo raro LP di Toto Torquati, intitolato semplicemente col suo vero nome "Antonio Torquati", pubblicato nel 1972 dall'etichetta Cetra e, naturalmente, mai ristampato. Per fare un ripassino sulla figura di Toto Torquati (scomparso il 7 giugno 2023) vi riporto quanto scritto dal nostro amico Augusto Croce su Italian Prog: "Eccellente tastierista, cieco dalla nascita, Antonio "Toto" Torquati ebbe una carriera molto promettente come sessionman, prima nel circuito jazz, suonando con artisti del calibro di Bill Coleman, Billy Smith, Gato Barbieri, Earl Hines, Toots Thielemans e Joe Morello, e poi nel campo della musica leggera, suonando con Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Mina, e più tardi con il gruppo Gepy & Gepy (lo pseudonimo di Giampiero Scalamoglia, prolifico compositore durante gli anni '70 che cantò anche nell'album di Torquati Gli occhi di un bambino).

Toto Torquati con Claudio Baglioni

Un poco conosciuto primo album uscì nel 1972, intitolato con il suo vero nome Antonio Torquati; si tratta di un album strumentale con dieci brani per moog e tastiere e comprendente rifacimenti di successi degli anni '60, come Oh! Happy day e Aquarius. Il secondo, Gli occhi di un bambino uscì per la RCA nel 1973 e passò totalmente inosservato all'epoca, essendo stato scoperto da molti grazie alla ristampa della Akarma qualche anno fa. Descritto da qualche venditore come un ottimo esempio di prog sinfonico, l'album è in realtà pieno di pesanti arrangiamenti orchestrali e ricade più nella definizione di pop melodico, anche se contiene alcuni elementi di derivazione classica e leggermente progressiva (NDR - il disco è sulla Stratosfera. Cliccate qui per rileggere quella pagina. Purtroppo mi sa che il link è inattivo). Torquati è totalmente scomparso come artista solista dopo un singolo commerciale nel 1977, Tenero al cioccolato (con cui vinse il concorso Disco Mare), ma ha continuato a collaborare con noti artisti e lavora ancora oggi nel suo studio di registrazione a Roma. Il suo ritorno alle produzioni discografiche è del 2009 con un CD intitolato Vita, amore e musica". L'album, che segna il ritorno artistico di Torquati, è decisamente interessante. Magari ne parleremo fra qualche tempo. 


Per quanto riguarda il disco in questione, al di là della rarità, sotto il profilo artistico non offre nulla di particolare. Come ben ricordato da Augusto si compone di 10 brani strumentali di musica leggera, arrangiati per valorizzare le tastiere di Toto, con numerose cover e ampi omaggi ai Beatles. Un album gradevole, ben suonato e nulla di più. Grazie ancora al nostro amico per l'invio dei file e, naturalmente, buon ascolto a tutti voi. 



Post by George with the precious help of an anonymous friend

sabato 18 gennaio 2025

Serie "Just One Record" - Sherpa - Endless Morning (2000)

 

TRACKLIST:

01. Ouverture part 1 - Piano Solo - 3:18
02. Ouverture part 2 - Spellbinder - 4:13
03. Morning Ceiling - 6:26
04. Age Of Time - 6:17
05. Endless Origin - 4:58
06. Sleepa - 6:02


FORMAZIONE:

Fabio Bonacotta - voce, chitarra, sax e mandolino (in track 3)
Mauro Bortolani - tastiere
Christian Comand - basso
Paolo Polesel - batteria, percussioni, viola (in track 6)
Umberto Corazza - flauto

con
Marco Balbinot - violoncello (in track 6)
Eleonora Steffan, Monica Cordaz - violino (in track 6)
– Davide "Damnagoras" Moras, Eleonora Steffan, Federico "Aydan" Baston, Mattia "Dag'or'dil" Carniel, Paolo Polesel, Umberto Corazza - cori (in track 3)
Mattia Carniel - narratore (in track 4)


I Sherpa rientrano in quella cerchia di oscure prog band, praticamente sconosciute, con all'attivo un solo altrettanto oscuro CD, intitolato "Endless Morning", autoprodotto e pubblicato nel 2000. Ringrazio l'amico Roberto per avermi inviato i file e per offrirci così la possibilità di ascoltare questo gioiello nascosto. Il web è avarissimo di informazioni. Qualcosa ho trovato sul sito olandese (!) "Progvisions" , ovviamente scritto in inglese, e ne farò buon uso in questa sede, in particolare nella descrizione delle sei tracce. Chi possiede (io no) il volume di Massimo Salari "Prog Italiano 1980-2013" troverà altre notizie su questa band friulana. L'album è praticamente introvabile, e non solo sul web. Sono altresì assenti foto e immagini del gruppo. Accontentiamoci di quello che abbiamo. Dopo la registrazione di questo album degli Sherpa si sono perse le tracce. Vi invito ad ascoltarlo con attenzione, non solo perché si tratta di una rarità, ma soprattutto perché nasconde delle vere e proprie meraviglie. La rotta seguita dal gruppo, se la guardiamo a ritroso, ci riporta direttamente ai primi anni '70, memori - in alcune parti - della grande lezione dei Jethro Tull (la presenza del flauto non è casuale). L'Overtoure part 2 e Morning Ceiling sono due esempi straordinari.


"Endless Morning". è un lavoro che dura poco più di mezz'ora in cui incontriamo una band di grande livello strumentale che cerca di dare forma a un progressive in cui le influenze classiche si mescolano a ingredienti più metallici. Troviamo sei brani in cui strumenti delicati come il flauto condividono spazi con una chitarra che tende a mantenere l'ascoltatore in tensione, con riff travolgenti, che a volte possono apparire superflui. "Overture" comprende due parti, "Piano solo" e "Spellbinder"  che costituiscono i primi brani del CD. Con queste due parti il gruppo sembra mostrarci in modo chiaro ciò che nel resto dell'album è mescolato: una parte classica con un brillante assolo di pianoforte, un mid tempo con un tocco malinconico che nella sezione finale si fonde con una chitarra elettrica molto morbida e un flauto delicato. Le cose si fanno più forti nella seconda parte, dove gli strumenti si scatenano e l'accelerazione dà al flauto un'aria molto Jethro Tull , combinata con tastiere veloci e una chitarra che diventa molto  dura. Con "Morning Ceiling" ricatturiamo un dolce flauto e le eccellenti tastiere di Mauro Bortolani che rendono un lavoro grandioso con alcune esplosioni di tasti alla Keith Emerson davvero spettacolare. 


Si prosegue con "Age of Time" dove quel dualismo classico-metallico si apprezza di nuovo con grande nervosismo. "Endless Origin" è forse il pezzo più diretto e hard, con la chitarra che guida il brano verso sviluppi che ricordano molto i Dream Theater . La chitarra suona in modo più coerente, con una progressione interna alla composizione, parallela al resto degli strumenti. L'album si chiude con "Sleepa" dove la chitarra acustica, le tastiere e il basso offrono un ottimo esempio del grande livello interpretativo di questa band. Un pezzo di chiusura con sviluppi di grande lirismo e finezza progressive
Concludo: abbiamo tra le mani un grande album che, meritatamente, esce dalle pieghe dell'oblio, per la gioia di tutti gli appassionati del prog rock di matrice tradizionale. Vi aspetto nei commenti. Intanto vi auguro il consueto buon ascolto.


LINK

Post by George - Music by Roberto (thanks friend)

venerdì 17 gennaio 2025

Remember the WISHLIST


Cari amici, perdonatemi se ogni tanto batto e ribatto sul chiodo per ricordarvi l'esistenza della nostra wishlist ovvero l'elenco dei nostri "oggetti del desiderio". Visto che siamo ad inizio anno mi permetto di evidenziare alcuni album che - forse, magari, chissà - qualcuno di voi è riuscito a recuperare nel corso di questi mesi e desidera condividerli con il popolo della Stratosfera. Di seguir un elenco, seppur parziale, di quanto incluso nella wishlist (che troverete nella sua completezza nel menu di destra sulla home page del blog):

ANTONIO TORQUATI – omonimo (1972)
LUCIANO BASSO - Frammenti tonali (1979)
LUCIANO BASSO – omonimo (1980)
QUINTORIGO – Experience (con cover di Jimi Hendrix) – (2012)
ROBERTO MAZZA – Cyprea (1999)
GEN ROSSO – Das leben aller dinge (1977( pubblicato solo in Germania

e soprattutto il rarissimo e introvabile 
VAPORE D'ANIMA – omonimo (1971)
    

So che molti nostri amici e lettori sono grandi collezionisti di rari vinili. Se qualche disco (o CD) compreso in questo elenco è in vostro possesso fatemelo sapere.
La mia email è sempre giorgiocarlo.starto@gmail.com 
Grazie a tutti. Un abbraccio

Short message by George

mercoledì 15 gennaio 2025

The Nuts: a great blues rock from La Spezia - The complete works 1986-1988 (vinyl)

 

I Nuts erano un gruppo originario di La Spezia, cittadina della Liguria di Levante, attivi dal 1983 al 1988. Innamorati da sempre del rock blues, registrarono tre dischi, due 33 giri e un EP 12" con 4 brani, per la Cobra Records. Tutto questo materiale è rimasto a tutt'oggi confinato - si fa per dire - sul solo vinile. Ottima occasione per scoprirli ed ascoltare la loro opera completa. Per trovare qualche informazione legata alle loro vicende musicali (il web è molto avaro al riguardo) occorre leggere la lunga intervista ai membri del quartetto, pubblicata su "It's Psychedelic Baby Magazine" il 28 luglio 2012, arricchita da numerose fotografie e manifesti dei concerti. Cliccate qui per la lettura integrale del testo. E' scritto in inglese, ma per una lettura più agevole basta impostare la traduzione in italiano. In questa sede mi sono limitato ad estrarre alcune parti relative alle origini e alla  produzione discografica. Veniamo al dunque. Sono gli stessi protagonisti a raccontare gli esordi della band, un classico quartetto rock blues composto da chitarra, basso, batteria e armonica a bocca. 


Stefano Bardò, l'armonicista, ricorda che dopo un periodo di prova la band aveva costruito un repertorio che comprendeva sia reinterpretazioni del blues classico britannico sia canzoni originali. "Spesso entravamo in vere e proprie jam session in cui tutti improvvisavano lunghi assoli e l'atmosfera assumeva un sapore psichedelico. Eravamo alla ricerca di un suono, in qualche modo personale ma che riassumesse tutte le possibili influenze provenienti dalla musica che amavamo".


Fu così che i nostri Nuts (le Noci, in italiano) decisero di registrare un demo e questo fu un passo importante che permise loro di capire le dinamiche di una sessione di registrazione e le possibilità offerte da uno studio attrezzato. "Questo ovviamente - prosegue Stefano -  rappresentava anche un'occasione per far sapere alla gente cosa stavamo facendo e per iniziare ad essere invitati a suonare nei club, che spesso e purtroppo non erano adeguati ai nostri spettacoli "ad alto volume" e molte volte abbiamo avuto discussioni animate con i proprietari dei club dicendo "sei pazzo, dimentica di suonare così, qui!"
Al fine di avere un pubblico più ampio, il gruppo decise di comporre e cantare le canzoni in inglese. Dopo un ungo rodaggio "on the road", che evidenziò tutta la potenza del gruppo, nel 1986 i quattro decisero che era arrivato il momento di registrare un album. Ancora Stefano: "C'era un buon numero di band underground italiane come noi, legate al rock tradizionale, incuranti delle mode. Cercavano tutti di avere la possibilità di far ascoltare la loro musica, e dopo un'indigestione di punk e new wave, le varie riviste musicali dedicarono spazio alle "nuove radici rock". E fu così che venne registrato e pubblicato il primo album dei Nuts dal titolo "The Ups And Downs Of A Nice Little Bugger". Di certo non un titolo facile da ricordare. 

The Nuts
 The Ups And Downs Of A Nice Little Bugger (1986)


TRACKLIST:

Lato A
01.The Ups And Downs Of A Nice Little Bugger
02. Is That You Or Is That I?
03.Little Lady Of Disdain
04. I Just Can Give It All
05. Black Berry
06. Talkin' In The Rain

Lato B
07. Mutual Understanding
08. Mist
09. What A Hunger !
10. Who Should You Love? (written by Bo Diddley)


FORMAZIONE:

Mario Bucceri -  chitarra, voce
Agostino Morvillo - basso
Paolo Falchi - batteria
Stefano Bardò - armonica


L'opera prima si compone di 10 brani, giocati sulla forte presenza della chitarra e dell'armonica, con una potente base ritmica. Forse queste registrazioni non rendono giustizia ai Nuts che, sicuramente, dal vivo facevano emergere il loro potenziale in modo più evidente. Pur essendo una buona prova, in alcune parti il disco risulta un po' monotono e ripetitivo. Insomma, come si diceva una volta a scuola "è bravo ma potrebbe fare di più". In una settimana il disco venne registrato ai TBM Studios di Castelfranco Emilia. Era composto da brani originali scritti da Mario Bucceri e arrangiati dai restanti componenti, e una versione del classico di Bo Diddley "Who Do You Love?", otto minuti di acid rock in cui tutti gli strumenti si scatenano creando momenti di tensione e improvvisazione collettiva. Mario cambiò le parole e lo chiamò "Who Should You Love - Chi dovresti amare?". "Questo brano è diventato uno dei nostri prodotti di punta - precisa Stefano -  e in ogni concerto ne abbiamo suonata una versione diversa, e ha sempre funzionato alla grande!"


I quattro inviarono alcune copie promozionali dell'album alle maggiori riviste musicali dell'epoca (The Wild Bunch, Rockerilla, Ultimo Buscadero) ricevendo ottime recensioni da Beppe Riva, Riccardo Bertoncelli, Daniele Ghisoni, Aldo Pedron, Marino Grandi, Vittore Baroni, grandi nomi delle riviste musicali. Poco dopo l'uscita dell'album i Nuts si offrirono volontari per partecipare a diversi concerti in tutta Italia. Si giunse così al 1987, anno di realizzazione del secondo album, "Lookin' For Cockaigne", sempre prodotto dalla Cobra Records.


The Nuts - Lookin' For Cockaigne (1987)


TRACKLIST:

Lato A
01. Somethin' Dancin' In My Veins - 3:18
02. Lookin' For Cockaigne - 2:37
03. The Wiz Of Showbiz - 4:03
04. Wavin' Through The World - 3:38
05. Absinth Boulevard - 5:50

Lato B
06. They Say I've Got No Blues - 4:05
07. Hey Gyp (written by Donovan) - 5:20
08. Iìll Have A Few In - 2:42
09. Imperfect Opera - 3:44
10. Ambush Avenue - 2:48


FORMAZIONE:

Mario Bucceri - chitarra, voce solista
Agostino Morvillo - basso, cori
Paolo Falchi - batteria, cori
Stefano Bardò - armonica

ospiti
Mauro Avanzini - sax
Lauro Maria Rossi - trombone


Quella spinta, quel mordente che mancavano nel disco di esordio, li troviamo in pieno in "Lookin' For Cockaigne", un disco potente fin dal brano di apertura, Somethin' Dancin' In My Veins, Le lunghe serate sui palcoscenici hanno prodotto il loro effetto. E' ancora Stefano la memoria storica: "Eravamo ancora una volta orgogliosi, dato che il disco conteneva una sola cover ("Hey Gyp" di Donovan) e il resto era composto da brani originali. Ci siamo allontanati anche un po' dalle nostre radici classiche del rock e del blues, ci siamo evoluti in un sound più originale e variegato, forse "psycho-soul"? I Nuts non sono mai stati intenzionali, per essere un gruppo di revival blues, non riuscivamo a trovare un senso nel cantare "Sweet Home in Chicago" mentre vivevamo in una località di mare in Italia. I testi scritti da Mario parlavano di noi e della nostra vita, la musica era sentita come tutta nostra, buona o cattiva che fosse".


Mario Bucceri disse nel corso dell'intervista:" Credo che la band abbia raggiunto un sound nuovo e più raffinato. L'album includeva l'unico brano strumentale dei Nuts (Absynth Boulevard)". Non solo, in They Say I've Got No Blues, brano grandioso che apre la side 2, troviamo per la prima volta la presenza dei fiati, sax e trombone. Un vero gioiellino. Verso la fine del 1987 i Nuts, con un nuovo giovanissimo batterista, Guido Carli, registrarono 4 brani, poi confluiti sull'EP "The Haunt" pubblicato l'anno successivo. 

The Nuts - The Haunt (EP 12" - 1988)


TRACKLIST:

Lato A
01. Crosstown Traffic (written by Jimi Hendrix)
02. Drivin' Back Home

Lato B
03. I'm Not Sleepy Yet
04. Johnny B. Goode (written by Chuck Berry)


FORMAZIONE:

Mario Bucceri - chitarra, voce
Agostino Morvillo - basso
Guido "Kid" Carli - batteria
Stefano Bardò - armonica


Il canto del cigno dei Nuts è l'espressione più alta della loro breve produzione musicale, Quattro brani dove il talentuoso chitarrista Mario Bucceri può esprimersi al meglio, specie nella acidissima versione di "Crosstown Traffic" di Jimi Hendrix. La seconda cover è una versione piuttosto contorta della classica "Johnny B. Goode" di Chuck Berry.  La grande rivelazione è il nuovo batterista, il giovane Guido Carli (all'epoca sedicenne), detto "Kid", dal drumming potente dotato di una eccellente tecnica. 
Dopo questa prova i Nuts entrarono purtroppo in crisi. Mario ricorda: "Avevamo tutti bisogno di guadagnare un po' di soldi per vivere e, alla fine (nel 1988) abbiamo dovuto separarci. Probabilmente questa non è l'unica causa. La nostra storia di sei anni è stata molto intensa e anche piuttosto stressante (perché sentita e profondamente coinvolgente) e, in qualche modo, la vena si era asciugata". Le Noci si sciolsero come neve al sole dedicandosi ad altre attività. 


Nei primi anni '90 Stefano e Mario costituirono un nuovo gruppo, "solo per divertimento" - come precisato dagli stessi interessati - chiamato "The Witches", con una ragazza al basso, la bravissima Marta Sausa, degli "Italian Extravaganza", tra l'altro dotata di una voce meravigliosa. Niente più blues rock ma un suono di matrice pop rock inglese. Qualche concerto, nessun disco e poi l'ennesima chiusura dei battenti. Per quanto riguarda i Nuts dobbiamo per forza di cose accontentarci di questi 3 album che rappresentano una bella fotografia del panorama rock blues italiano degli anni '80. 
Vi lascio augurandovi il consueto buon ascolto.


LINK The Ups And Downs Of A Nice Little Bugger (1986)
LINK Lookin' For Cockaigne (1987)
LINK The Haunt (1988)

Post by George

martedì 14 gennaio 2025

Circle Of Fairies - As The Years Go By (1995)


TRACKLIST:

01. Requiem (4:40)
02. Crawling On The Floor (7:06)
03. My Camouflage (7:29)
04. On The Run (8:22)
05. Autumn Colours (2:32)
06. The Troubled Wake (11:16)
07. As The Years Go By (11:34)


FORMAZIONE:

Luigi Ametta - acoustic & electric guitars
Carlo Biorcio - vocals, tambourine
Gianfranco Milone - keyboards
Piero Pedicini - bass
Elisa Pilotti - drums


Apro subito il post ringraziando il nostro oramai storico collaboratore Marco Osel per avermi inviato i file di questo ottimo album di new progressive rock. I protagonisti sono i Circle Of Fairies, autori di questo unico CD intitolato "As The Years Go By", pubblicato nel 1995 dalla Vinyl Magic, una tra le etichette più amate ed apprezzate da noi cultori del prog rock. Il Cerchio delle Fate aveva già pubblicato nel 1993 un demo tape promozionale, credo su cassetta (tiratura 200 copie) dal titolo "Twilight", contenente tre brani, due dei quali (The Troubled Waked e My Camouflage) poi confluiti - in versione rivista - sul CD, mentre il terzo (Like A Hero) è rimasto inedito. Visto che il gruppo non è proprio tra i più conosciuti, vediamo di ripercorrerne insieme la stringata biografia. 


Originari di Torino, i Circle Of Fairies sono stati sulla scena musicale tra il 1992 e il 1996. Dopo l'uscita del debut album (purtroppo la loro unica prova) "As The Years Go By", i Circle si sono sciolti, lasciando dietro di sé un live tape del Fan Club intitolato ''Dancing in Circle'' e la cassetta promozionale ''Postcards from the Exile'', contenente alcune canzoni demo. Praticamente introvabili!! Luigi Ametta, a quanto ci risulta, ha proseguito la carriera di musicista con un progetto solista risalente al 1998 sotto il nome Castalia. Per quanto riguarda l'album in questione, ho letto parecchie recensioni, come spesso succede parecchio discordanti tra loro. I paragoni fioccano: dai Fancy Fluid ai Finesterre, dagli Abel ai Ganz e via dicendo. Non lo so, e francamente me ne importa assai poco. Credo invece che il quintetto (con in organico una batterista donna, Elisa Pilotti, peraltro molto brava) abbia maturato uno stile personale, sicuramente influenzato da decine di band prog rock, ma caratterizzato da una certa originalità e freschezza. Il climax lo ritroviamo di sicuro nella lunga traccia finale che dà il titolo all'album. Da ascoltare almeno un paio di volte per gustarlo nella sua pienezza.


L'ultima considerazione la vorrei dedicare alla splendida copertina, realizzata non so da chi, pazienza, che ci riporta direttamente negli anni '70, quando solo la copertina era un invito aperto all'acquisto del disco. Ascoltatelo con calma. Ci risentiamo nei commenti, sempre graditi. Buon ascolto.




Post by George - Music by Osel

sabato 11 gennaio 2025

Massimo Alviti e Rodolfo Maltese - ALMA (2009)


TRACXKLIST:

01. La vecchia radio (Massimo Alviti) - 6:25
02. Blackbird (Lennon, McCartney) - 3:43
03. And I Love Her (Lennon, McCartney) - 5:47
04. Indiana (Massimo Alviti) - 3:59
05. Tunisi (Rodolfo Maltese) - 5:50
06. Il volo del gabbiano (Rodolfo Maltese) - 7:11
07. From Malaga To Brasil (Rodolfo Maltese) - 4:14
08. Pour Michel (Massimo Alviti) - 6:06
09. Last Train Home (Pat Metheny) - 4:10
10. James (Lyle Mays, Pat Metheny) - 2:50
11. El Dia Ante (Lucho González, Luis Salinas) - 4:00


Innanzitutto BUON ANNO cari amici e ben ritrovati. La Stratosfera riapre  oggi i suoi cancelli, dopo una breve sosta e lo fa in modo soft. con un grande album acustico, regalo di inizio 2025 del nostro  amico e fedele collaboratore Cimabue. Grazie CMB, ti avevo promesso di aprire il nuovo anno con questo disco e le promesse vanno mantenute. Riporto quanto hai scritto nelle note di accompagnamento ai file perché condivido in toto il tuo pensiero: "Da sempre, in un musicista, mi piace la versatilità e sotto questo punto di vista Rodolfo Maltese è stato un grande protagonista: non solo per la perizia strumentale (chitarre, fiati, voce) ma anche per la capacità di "scartare di lato" dalla strada maestra intrapresa con il Banco del Mutuo Soccorso per avventurarsi in diversi progetti paralleli (taluni già documentati su questo blog)".


ALMA è un progetto che valorizza le potenzialità della chitarra acustica e le straordinarie possibilità che offre questo strumento. Sono undici i brani in repertorio: sei scritti dal duo (l'autore è indicato tra parentesi nella tracklist)  mentre cinque sono degli arrangiamenti di composizioni di Pat Metheny- Lyle Mays; Lennon-McCartney, Salinas-Gonzales. 
"ALMA" (NDR - sono le iniziali del cognome dei due musicisti ALviti e MAltese) è il risultato di anni di lavoro - racconta Massimo Alviti - di tanti chilometri percorsi tra una città e l’altra, tra un palco e un altro, alberghi, cibi da conoscere, vini diversi, stati d’animo diversi…E’ “ALMA”, l’anima di chi, con umiltà e ironia, comunica le proprie emozioni di una vita di musica”. "Le tracce - ricorda ancora Cimabue - sono caratterizzate dalle chitarre acustiche dei due comprimari, con l'occasionale contributo di musicisti esterni (notevole Alessandro Papotto ne "Il volo del gabbiano"): un'alternanza di composizioni originali e di cover - memori dei progetti BeatLess e Indaco - a comporre un unicum sonoro appagante, coinvolgente e mai banale". 


Personalmente amo molto questo album e non solo perché sono un estimatore della chitarra classica (memore dei miei studi giovanili) ma soprattutto per le emozioni che il suono cristallino delle chitarre riesce a trasmettere all'ascoltatore. Il sound che pervade l'album è caratterizzato da una miscela di jazz e soul con venature etniche, calde e rarefatte, che mettono in luce l'abilità tecnica dei due chitarristi.  
Ricordo che l'album (con una brutta copertina che non gli rende giustizia) venne pubblicato nel 2009 dall'etichetta Terre Sommerse. In merito ai due titolari dell'album vorrei concludere con qualche breve appunto su Massimo Alviti, mentre per il grande Rudy Maltese (quest'anno ricorrono 10 anni dalla sua scomparsa!!), personaggio "di casa" sulla Stratosfera, c'è ben poco da dire. Alviti, invece, proprio per non dimenticarlo, è stato parte integrante degli Indaco e del Quintetto Samadhi, formato da Alessandro Papotto ai fiati, Antonino Zappulla alle tastiere, Pierluigi Calderoni alla batteria e Luca Barberini al basso. Insomma, una spruzzata di Banco del Mutuo Soccorso non guasta mai. Massimo suona chitatrra acustica, chitarra classica, sitar elettrico e altri strumenti a corda. Altrettanto importante è la sua carriera solista. Per una lettura approfondita della sua biografia vi rimando a questa pagina (qui). Prima o poi ci occuperemo anche di lui e di parte della sua produzione artistica. 


Qui intanto concludiamo il nostro incontro. Mi auguro che questo disco di apertura del 2025 possa soddisfare i vostri palati. Fatelo sapere attraverso i commenti, sempre molto graditi. Buon ascolto.



Post by George & Cimabue

venerdì 27 dicembre 2024

I Figli di Bubba - Essi (1988, vinile)

 

TRACKLIST:

Lato A
01. Bubba Forever (voci Vastano, Braschi) - 3:52
02. Nella Valle dei Timbales (voci Tonti, Braschi, Di Cioccio, Pagani, Gatti, Manfredi, Vastano) - 3:33
03. Anche tu (voce Di Cioccio) - 4:41
04. Splish Splash (voce Tonti) - 2:05
05. Vacanze padane (voce Braschi) - 4:11

Lato B
06. Diventando matto (voce Di Cioccio) - 3:52
07. Il cassonetto (d'amore morire) (voce Vastano) - 2:58
08. Pezzettini di bikini (voci Braschi, Manfredi, Vastano) - 3:07
09. Aerobubbica (voce Manfredi) - 3:29
10. Tschuess (voci Tonti, Braschi, Di Cioccio, Pagani, Gatti, Manfredi, Vastano) - 1:23


PERSONAGGI ED INTERPRETI:

Franz Di Cioccio - percussioni e voce
Roberto Manfredi - voce
Mauro Pagani - violino e voce
Stefano De Carli - chitarra
Enzo Braschi, comico - voce
Sergio Vastano, comico - voce
Roberto Gatti, giornalista - Bubbafono (cracklebox)
Alberto Tonti, giornalista - voce
Aida Coopèer, Betty Vittori - cori
Amedeo Bianchi, Claudio Pascoli, Demo Morselli - fiati 



Vorrei chiudere questo 2024 con una nota di allegria e spensieratezza. Ogni tanto male non fa! Specie di questi tempi. I protagonisti del post odierno, sono I Figli di Bubba, una quanto mai improbabile formazione nata e morta nello stesso anno. Al loro attivo hanno un solo 33 giri, intitolato "Essi", pubblicato nel 1988 in vinile (mai ristampato) e in Mc dalla Foni Cetra, più un singolo contenente due brani tratti dall'album, "Nella Valle dei Timbales / Diventando matto". I due principali "responsabili" dell'operazione sono due nostre vecchie conoscenze, Franz Di Cioccio e Mauro Pagani, entrambi "figli della Premiata Forneria Marconi". Chi di voi ha la memoria buona ricorderà I Figli di Bubba tra i protagonisti del Festival di Sanremo edizione 1988, dove si classificarono al 14° posto con "Nella valle dei Timbales", un brano comico demenziale scritto da Mauro Pagani. Eh sì, perché i Figli di Bubba si formarono unicamente per partecipare al Festival e per registrare il disco sopracitato. 


Come ricordano le cronache dell'epoca "la loro partecipazione ebbe il sapore della provocazione nei confronti degli stereotipi sanremesi e il gruppo si segnalò alla critica come pioniere della satira musicale nel contesto del Festival. All'ultima serata, i Figli di Bubba abbandonarono platealmente il rispetto dell'etichetta cantando il verso "fanculo all'esclusiva, fanculo alla tivvù", il cui turpiloquio era stato autocensurato fino a quel momento dietro alla parola "saluti". Su YT potrete rivedere la loro performance sanremese. Come si può evincere dall'elenco dei "personaggi ed interpreti", il gruppo annoverava tra le sue fila comici e giornalisti, oltre che cantanti e musicisti. Pare che il nome del gruppo derivi da un guru immaginario, chiamato per l'appunto Bubba che lasciò le sue teorie filosofiche in un testo sacro, la Bubbia, ancora oggi inedito e sconosciuto. 


Prima di concludere, vorrei ringraziare l'amico e collaboratore Cimabue che, tempo fa, mi aveva inviato i file dell'album. Li ho voluti conservare nel cassetto per questo Capodanno, giusto per chiudere con una bella nota allegra. 

Cari amici, siamo giunti quasi al termine di questo 2024, un anno in cui gli aspetti negativi in larga misura hanno prevalso su quelli positivi. Ma non è questa la sede per polemizzare o per addentrarsi nei dettagli. Dico solo che per molti, a cominciare da chi vi scrive, la musica resta un bene rifugio in cui ogni tanto rinchiudersi per prendere una boccata d'ossigeno dal mondo esterno e dai (troppo spesso tristi) fatti quotidiani. Nel suo piccolo, con molta modestia, il nostro blog, grazie alla meravigliosa squadra che si è formata nel corso degli anni e che non finirò mai di ringraziare, continuerà a fornire il suo contributo portando la buona musica nelle vostre case e nelle vostre orecchie. 
Permettetemi di dire:
 "Lunga vita alla nostra musica e lunga vita alla Stratosfera". 

Messaggio finale: la Stratosfera si prende una pausa di un paio di settimane. 
Appuntamento a dopo il 10 gennaio 2025. Nel frattempo, se volete, date un'occhiata alla wishlist, da poco aggiornata. Chissà che non salti fuori qualcosa...

Auguri vivissimi di un Felice Anno Nuovo dallo
 Stratosferico Team



Post by George - Music by Cimabue