Premessa by Captain: è un vero onore, per noi che lavoriamo alla stratosfera con passione da anni ormai, dedicare un post al meraviglioso singolo de I Vermi, già apparso peraltro sul blog all'interno di un trio di compilations. Il vero motivo di questo post (ed il vero onore) è che ci è pervenuto un lungo e completissimo articolo, corredato da foto stupende e penso inedite, del gentilissimo giornalista Pio De Bellis di Genova (il quale, tra l'altro, cosa mai successa finora e che ho apprezzato tantissimo, ha unito all'articolo una liberatoria per la sua pubblicazione sulla stratosfera). Tutto questo grazie all'intercessione dell'amico Domenico Vinci. Ringrazio quindi enormemente tutti e due per il materiale eccezionale e per l'alta qualità culturale dell'articolo, che ha il merito di fare piena luce su una delle piccole avventure musicali, di estremo valore storico, che costellarono i gloriosi anni del rock progressivo in italia. Un'ultima precisazione, prima di passare la parola al gentilissimo amico Pio: questo post è opera del medesimo Pio De Bellis per quanto riguarda l'articolo e la provenienza del materiale fotografico, mentre i files musicali provengono da una loro precedente pubblicazione su compilation (Muchas gracias George !!). Per la foto finale inerente la ristampa del singolo de I Vermi, ringraziamo la Cosmorecord.
I VERMI E L’ <ALTRO NASCOSTO>
PREMESSE
Ragazzotti semplici di provincia, siamo nel vercellese, anno 1972 d.C., “profittarono” di preparazione e coraggio per investirsi, in auto-produzione, d’una prova discografica di eccellente spessore, lontana dalle scontate ragazzate giovanili, pur provenendo essi da esperienze di Concorsi Beat locali, puntualmente e ovunque vinti. L’auto-investitura, clamorosa, si sarebbe denominata “Collina”, 45 giri attualmente “ricercato”, siamo nel 2016, in ogni vinilico anfratto mondiale. Per fortuna, ne risulta ancora reperibile la ristampa, completa di inserti fotografici aggiunti, in edizione limitatissima, presso cosmorecord@libero.it . La copertina riporta un significativo disegno a china, illustrante una antropomorfizzata collinetta, sovrastata da un alberello, caratterizzata da una grande bocca famelica, spalancata nell’atto di fagocitare la civiltà del consumo! La musica è di Mauro Schellino, i testi sono firmati da Schellino – Bosio. Il total time delle due facciate risulta essere di 7 minuti e 51 secondi. Da rimarcare, all’inizio del lato A, una lunga, fantomatica introduzione strumentale, della durata di 2 minuti e 46 secondi, nella quale il fraseggio della batteria di Luciano Vescovo con l’organo di Mauro Schellino appaga in via immediata i palati più fini in materia di sonorità prog, egregiamente sintonizzate con il subentrante coro al 2’,47”. Iperbolico, ammaliante, fascinoso, orgiastico!!!
Sembra che, addirittura, il quartetto usasse confrontarsi, ancor prima, in giovanissima età, undicenni, vantando, nel corso del 1° anno della Scuola Media, un proprio gruppetto “formato Beatles”, affiatatissimo, che li vide, pertanto, bambini prodigio eccezionalmente costituiti in formazione (ecco spiegata la ragione della perfezione dell’impasto sonoro e della maturità scaturenti dal singolo!). Avvenimenti che dovettero giustamente motivare i genitori a incoraggiare e a sostenere in tutti i modi possibili gli sviluppi dell’indole dei piccoli artisti sotto la rassicurante prospettiva che, ben presto, si sarebbe rivelato, “agli occhi e alle orecchie di loro, Matusa”, un “gioco troppo serio”. Al punto di garantire, a protezione del futuro di “musicisti professionisti dei figlioli”, un margine di organizzazione compatibile con i doveri scolastici e con il profitto, affidato ai “mai trascurati compiti assegnati dal maestro al termine delle lezioni in classe”. Soddisfacente, efficace “prova personale” nell’ambito di una incontestabile intelligenza musicale “fuori dell’ordinario”, che dovette far gridare al miracolo, e, in molte sedi, a lunghe meditazioni su ciò che si delineava, per giovani marmotte davvero in gamba, quale “bizzarra predestinazione” nel campo della Pop Music di qualità.
Auto-investitura, quindi, vincente e conturbante, in più coronata da vinile!
Nell’esprimersi, il progetto si concretizzava gradatamente, a tavolino e nello studio/cantina, sulla base di una rara sensibilità sorretta da un’incrollabile amicizia ed arcigna fiducia nei propri mezzi. Sensibilità inesauribile, quindi, verso il “Valore” avvertito, in allora, prossimo alla propria vocazione di Paladini della Natura. Si trattava, senza dubbio, di una “Fede Cieca” (Blind Faith), a convogliare completamente le energie creativo-compositive, verso quella “Madre Terra” che scorgevano, nella loro non corta percezione, minacciata di continuo dall’umano egoismo, violata in nome dell’interesse, bieco, per “l’inutile mito di falsi denari”, come si troveranno coralmente a denunciare nell’originalissima traccia.
Nell’esprimersi, il progetto si concretizzava gradatamente, a tavolino e nello studio/cantina, sulla base di una rara sensibilità sorretta da un’incrollabile amicizia ed arcigna fiducia nei propri mezzi. Sensibilità inesauribile, quindi, verso il “Valore” avvertito, in allora, prossimo alla propria vocazione di Paladini della Natura. Si trattava, senza dubbio, di una “Fede Cieca” (Blind Faith), a convogliare completamente le energie creativo-compositive, verso quella “Madre Terra” che scorgevano, nella loro non corta percezione, minacciata di continuo dall’umano egoismo, violata in nome dell’interesse, bieco, per “l’inutile mito di falsi denari”, come si troveranno coralmente a denunciare nell’originalissima traccia.
I nomi dei “Magnifici quattro”? Dario Bosio (chitarra), Pier Michelatti (basso), Mauro Schellino (organo), Luciano Vescovo (batteria).
Ai primissimi solchi il “cupo in penombra” di “Collina” - prima parte - bruscamente irrompe, parendo già condizionare integralmente la trama, che, al contrario, si dipana presto mediante un’introduzione bucolica, rasserenante, delicatissima grazie all’inatteso, magistrale “tocco d’angelo”, alla acustica, di Dario Bosio, atto a svitare impercettibilmente la serratura della Porta dell’Ignoto, per l’ingresso, altrettanto inaspettato, di flauti agresti (Schellino e Michelatti), preziosamente inumani nel cautamente sondare le spire degli Imprescrutabili Orizzonti di Dei avidi di “Perfetta Armonia”. L’ispirazione “melodica”, “disturbata da stranissime intromissioni aliene in stile prog”, ed, evidentemente, l’attrazione per “il suono onesto e veritiero”, stimolata dal tema ecologico prescelto, determinava la creazione di un capolavoro della Musica Progressiva italiana.
L’ideale forma sonora sviscerata con costante perizia, non abbandonò mai più il Pier Michelatti che riuscì a fare della sua vita una carriera piena di successi e infinite gratificazioni che si protraggono negli anni, risultando per diciott’anni, a decorrere dall’album denominato “L’Indiano” (1981), il bassista fidato di Fabrizio De André, alla scomparsa del quale ebbe a fondare il gruppo “Faber per Sempre” (per approfondimenti circa l’esperienza con Faber, si raccomanda “Intervista a Pier Michelatti” in Laspeziaoggi). Michelatti è stato collaboratore, altresì, di molti altri artisti, tra cui ricordiamo: Pino Daniele, Enzo Jannacci, Piero Milesi, e ancora Edoardo Bennato, Adriano Celentano, Francesco De Gregori, Teresa De Sio, Giorgio Gaber, Mario Lavezzi, Danilo Madonia, Fiorella Mannoia, Mauro Pagani, Eros Ramazzotti, Danilo Rea, Ron, Vasco Rossi, Vince Tempera, Celso Valli, Ornella Vanoni, Zucchero, nonché Ellade Bandini, Claudio Bazzari, Walter Calloni, Gigi Cappellotto, Piero Cassano, Stefano Cerri, Giorgio Cocilovo, Tullio De Piscopo, Alfredo Golino, Mark Harris, Claudio Pascoli, Pino “Pinaxa” Pischetola, ed altri ancora.
Attraverso il “canto-denuncia”, i musicisti della fantomatica formazione de “I Vermi” si proclamano “rappresentanti reali” della natura messa in pericolo, e si presentano, in modo inversamente proporzionale alla portata del loro nome, considerata l’indiscutibile professionalità che vanno a dimostrare ad ogni accordo, nella elaborazione di un brano “di genere” difficile e particolare: siamo al centro della musica Pop, si notano caratteristiche più consone allo stile progressivo che al rock, per un brano fondato su soluzioni armoniche e tonali, allineate si ai prodromi della musica classica (il loro cavallo di battaglia, nelle esibizioni live, sembra esser stato, in chiave psichedelica, la beethoveniana “Sonata al chiaro di luna”), ma, purtuttavia, autonome in quanto “figlie” della musica “underground e sperimentale” (sulla base di una testimonianza del bassista, Pier Michelatti, le cose migliori da loro mai concepite sono state, purtroppo, quelle eseguite eppur mai registrate). Dunque, essi hanno scelto di manifestarsi con il linguaggio di Dio, la Musica, quali figli di quella “Madre Terra” martoriata che, alla fine, innalzerà i giovani rampolli a ruolo di portatori di una “Coscienza Universale” che condurrà lontano, indietro nel tempo, fino alle riflessioni sulle distruzioni perpetrate, ad ogni livello, nell’epopea degli Indiani d’America.
Il “taglio” del singolo (SVBM – V001 – 1972) è eminentemente surreale ed è avvicinabile per il tema, l’inquinamento, al “Battiato Pollution di Bla Bla memoria” (1973). Esso ricorda anche il LP, godibilissimo, “POA” del Blocco Mentale (1973) che, al contrario, si attiene maggiormente a riti celebrativi di un festante ritorno della Primavera, con i suoi fiori, i suoi frutti, inneggiante alla spensieratezza e alla felicità dell’amore. Con i Vermi si affrontano radicalmente, per la prima volta e per differenti concezioni di fondo, modi interlocutori pronunciati nei confronti della … parte lesa, la natura. In altri termini, sottolineandosi una provvidenziale “povertà di mezzi”, si estrinseca, alla base, un’impostazione che sposta l’asse dialettico in maniera inedita, certamente rivoluzionaria. Sussiste l’esortazione vocale diretta, nei confronti della Natura, a prendere le debite distanze dagli uomini e, senza pietà alcuna, a vendicarsi inesorabilmente di simili, indegni esseri, scartando qualsiasi ipotesi alternativa al loro annientamento: “Non devi salvare di questi nessuno, distruggi per sempre la civiltà del consumo!” Nella economia, è il caso di dirlo, di una siffatta auto-produzione, il disco segna probabilmente anche il record della prima incisione a carattere “ecologista” nel panorama della musica italiana, quindi un’autentica “iniziale pietra miliare” nella cultura Pop di livello del nostro Paese, e, non secondariamente, di stampo simbolico. La “Collina” viene, infatti, “personalizzata”, divenendo inopinatamente “oggetto-soggetto” da salvaguardare, a tutti i costi, dallo sfascio ordito dalla “civiltà del consumo”.
CONSIDERAZIONI PONDERATE
La protesta che ne risulta, emergente pian piano dalle misteriose atmosfere prettamente prog (o pop, come meglio si evidenziava allora), non risponde affatto ai canoni sociali, di derivazione dylaniana per intenderci, sconfinando al di là di una Saggezza che possiede la forza ed il carattere di una “Fede”, o forse di un “Amore sostenuto da una Fede da cui non si potrebbe mai e pur mai prescindere”. L’aggressività di questi sbalorditivi “avventurieri vercellesi” assume i toni di un “mai detto”, “mai declamato con tanta veemenza”! Stupisce, in particolare, il sentimento di assoluta padronanza che esalta, finalmente, la massima libertà di affrontare, senza mezzi termini, ma, anzi, “in sede di colloquio nel tessuto testuale”, un tema così fastidioso, addirittura scabroso per i tempi in esame. Si avverte, recisa e violentissima, la volontà di esternare i propri indignati intendimenti verso l’ignara umanità che subisce, subisce e subisce, ingenua, sprovveduta, disarmata, correndo a perdifiato, incoscientemente, verso il baratro. Dal 45 giri appare verosimile la personalissima nostra ipotesi in base alla quale “I Vermi” nutrissero e professassero, fin da piccini, il Culto, Fede Incommensurabile, per l’idea incapsulata nell’ultimo, disperato verso, urlato all’Indifferente Incoscienza Umana: “...la vita è natura – ah, la vita è natura – ah”, sintomo di un profondissimo stato emozionale. Similari stati emozionali parrebbero avvicinabili a quelli presenti nella seminale composizione, pubblicata nel 1976 dalla EMI – Harvest, “Le tue radici”, dell’autore del LP “Aria” (EMI 1972) e del LP “Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto”(EMI 1973), Alan Sorrenti.
Ci sentiamo di sostenere che detta canzone genera indubitabilmente “bellezza”, ispirando all’unisono, oltre la pensabile carnalità della passione, una estremizzata, idealistica purezza: se avessimo colto nel segno, il progressivo, per una illustrissima volta, si sarebbe imbevuto impeccabilmente di romanticismo... e spieghiamo, qui di seguito, la nostra interpretazione. Il passaggio, nell’acuta intonazione del cantore partenopeo “...e vorrei essere capace di amare il tuo amor senza di te...” ricorda e sottolinea, indiscutibilmente, che la poesia è poesia e che, rimanendo essa tale, difficilmente se ne potranno svelare i reconditi significati con l’aiuto della nostra parte razionale... La motivazione di ciò è semplice, in quanto la poesia nasce dal piano emozionale allorché l’energia emozionale non viene sprecata da altre invadenti risorse, quelle del piano intellettivo, ad esempio. In altre parole, la poesia si enuclea dalla fonte ove l’acqua è incontaminata, “luogo-non luogo” in cui il verbo si tinge, perennemente, di “inesplicabile”. Emozionalmente, acclariamo che Alan, con l’apporto dei descritti, sublimi versi, vuole significare che l’amore per la propria donna, quando di Amore Vero si tratti, è di tale eccelso stadio che il partner maschile, umilmente, si sente a priori incapace di elevarsi al grado dei vertici di Sentimento che, momento per momento, esperimenta … fino al punto che vorrebbe, anche per un attimo, estraniarsi dalla carne debole, per accedere ad una divina dimensione del Sentimento stesso che ogni cosa travalica … se non fosse di dubitarne, di ritenersi vano esecutore, pur volendolo (“...e vorrei...). Rammenta la condizione dell’eremita in raccoglimento che, per Fede, rivolge la preghiera al Dio Non Visibile, al quale, ciononostante, sacrifica tutto il suo essere.
La protesta che ne risulta, emergente pian piano dalle misteriose atmosfere prettamente prog (o pop, come meglio si evidenziava allora), non risponde affatto ai canoni sociali, di derivazione dylaniana per intenderci, sconfinando al di là di una Saggezza che possiede la forza ed il carattere di una “Fede”, o forse di un “Amore sostenuto da una Fede da cui non si potrebbe mai e pur mai prescindere”. L’aggressività di questi sbalorditivi “avventurieri vercellesi” assume i toni di un “mai detto”, “mai declamato con tanta veemenza”! Stupisce, in particolare, il sentimento di assoluta padronanza che esalta, finalmente, la massima libertà di affrontare, senza mezzi termini, ma, anzi, “in sede di colloquio nel tessuto testuale”, un tema così fastidioso, addirittura scabroso per i tempi in esame. Si avverte, recisa e violentissima, la volontà di esternare i propri indignati intendimenti verso l’ignara umanità che subisce, subisce e subisce, ingenua, sprovveduta, disarmata, correndo a perdifiato, incoscientemente, verso il baratro. Dal 45 giri appare verosimile la personalissima nostra ipotesi in base alla quale “I Vermi” nutrissero e professassero, fin da piccini, il Culto, Fede Incommensurabile, per l’idea incapsulata nell’ultimo, disperato verso, urlato all’Indifferente Incoscienza Umana: “...la vita è natura – ah, la vita è natura – ah”, sintomo di un profondissimo stato emozionale. Similari stati emozionali parrebbero avvicinabili a quelli presenti nella seminale composizione, pubblicata nel 1976 dalla EMI – Harvest, “Le tue radici”, dell’autore del LP “Aria” (EMI 1972) e del LP “Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto”(EMI 1973), Alan Sorrenti.
Ci sentiamo di sostenere che detta canzone genera indubitabilmente “bellezza”, ispirando all’unisono, oltre la pensabile carnalità della passione, una estremizzata, idealistica purezza: se avessimo colto nel segno, il progressivo, per una illustrissima volta, si sarebbe imbevuto impeccabilmente di romanticismo... e spieghiamo, qui di seguito, la nostra interpretazione. Il passaggio, nell’acuta intonazione del cantore partenopeo “...e vorrei essere capace di amare il tuo amor senza di te...” ricorda e sottolinea, indiscutibilmente, che la poesia è poesia e che, rimanendo essa tale, difficilmente se ne potranno svelare i reconditi significati con l’aiuto della nostra parte razionale... La motivazione di ciò è semplice, in quanto la poesia nasce dal piano emozionale allorché l’energia emozionale non viene sprecata da altre invadenti risorse, quelle del piano intellettivo, ad esempio. In altre parole, la poesia si enuclea dalla fonte ove l’acqua è incontaminata, “luogo-non luogo” in cui il verbo si tinge, perennemente, di “inesplicabile”. Emozionalmente, acclariamo che Alan, con l’apporto dei descritti, sublimi versi, vuole significare che l’amore per la propria donna, quando di Amore Vero si tratti, è di tale eccelso stadio che il partner maschile, umilmente, si sente a priori incapace di elevarsi al grado dei vertici di Sentimento che, momento per momento, esperimenta … fino al punto che vorrebbe, anche per un attimo, estraniarsi dalla carne debole, per accedere ad una divina dimensione del Sentimento stesso che ogni cosa travalica … se non fosse di dubitarne, di ritenersi vano esecutore, pur volendolo (“...e vorrei...). Rammenta la condizione dell’eremita in raccoglimento che, per Fede, rivolge la preghiera al Dio Non Visibile, al quale, ciononostante, sacrifica tutto il suo essere.
In quanto tale, non limitato dal vizio, unicamente nell’idealistica accezione, il volere trascende il testo che fisicamente è “fatalmente” pronunciato. La parola cantata, in questo incredibile brano progressivo-romantico, selezionato da Battiato nel suo LP “Fleurs 3”(LP – 2015 Sony Music) riesce ad estraniarsi dal tradimento, dal peccato, che andrebbero, inevitabilmente, ad infangare il “Cuore”, pur per brevi istanti. Lungi dal soverchiare o appesantire il concetto, ritengo che la conseguenza insita nella debolezza della carne sia corrispondente al grado di coscienza, raggiunto da “Qualcuno” sul triste pianeta in cui viviamo. Ora, se l’assunto appena narrato è verità, sono pronto a dichiarare che la musica di per se amplifica il testo in essa inglobato, in quanto totalmente “pervasiva” (produce effetti su anima e corpo). E la musica progressiva, in particolare, tale quella di “Le tue radici”, per le sue proprie tipologie di espressione, “estremizzata” non soltanto dalla tecnica, fa presto a sublimare qualsivoglia “senso letterale e non”. Che dire? Trattasi probabilmente di alcuni barlumi, rapidissimi, di “risveglio della coscienza”, imbastito nell’assetto poetico-musicale, “che va ad incomparabilmente illuminare”, avvicinando a Verità che non sono alla normale portata (infelice) del “quotidiano”, proprio come accadde nel brano prog “Collina”.
CONCLUSIONI SULL’<ALTRO NASCOSTO>
Per quanto più sopra abbia tentato di spiegare, concluderei con il raccontare il mio personale rapporto tra letteratura e musica, nel senso che posso tranquillamente affermare, sul versante della mia esperienza, d’esser stato naturalmente incanalato proprio dalla Prog Music verso i lidi dell’Esoterismo. A dire il vero, l’opera di avvicinamento di me medesimo alle Verità Esoteriche è stata poi completata dalla Musica Minimalista Americana, specialmente di Terry Riley (dalla Biennale Musica di Venezia 1976 in poi) che, per via delle vibrazioni immesse nel “circolo della mia atmosfera”, ha sorprendentemente contribuito a dilatare in me “il circolo del riscontro libero al suono puro”. Tutto questo miracolo, nel tempo, è stato determinante per comprendere, parallelamente, l’essenziale “ruolo rivelatore” di Battiato nella mia esistenza. Il percorso, conseguentemente, si è snocciolato, sempre in piena sintonia con la musica e gli autori sopra indicati, in uno stato di reiterato scambio, evolutivo in primis, tra le onde sonore che persisto ad assorbire, in parallelo a quelle ideali Verità esposte nei testi esoterici, che, ho alla fine realizzato, fanno sinceramente crescere sul piano umano, soggettivo e oggettivo. È così che la piega della vita, riservatami, si è attestata su teorie diametralmente opposte al concetto di “Stato bidet”, istituito essenzialmente sulla “Situazione di NON ritorno”, emblema di una corruzione da cui siamo attorniati, volenti o nolenti, e che, oramai insostenibile, fa, nel quotidiano e del quotidiano, la travolgente Valanga nera, per causa di corruttori meschini e abietti.
È una “religione civile” di opposizione a tale concetto il mio Credo!!!
Ecco le ragioni che mi inducono a condurre l’essere in cui sono concentrato, e a capacitarmi di esserne sempre più convinto, sul valore assoluto della Prog Music come “Suono nascosto”, “Pulito”, “Intatto”, “Esoterico”, fondamentale “Ancora di salvezza”, o, se più vi garba, “Arca di Noè” nel sistema in perdizione in pieno corso di svolgimento. Per quanto pessimo possa essere o apparirci il disastroso mondo che ci circonda, ritengo che i fenomeni dilaganti della guerra in atto e della corruzione inarrestabile, siano indici tangibili della prossima “fine del mondo” di cui si parla sempre più di frequente, mondo che, sicuramente, risorgerà dalle sue proprie ceneri, per oltrepassare la funesta fase individuata col binomio “Kali Yuga”. Si coglie occasione per vivamente consigliare, a tal proposito, oltre all’ “assorbimento integrale” di “Collina” de I Vermi, l’ascolto del pezzo, forse sfuggito a molti, “Auto-Motion” di Giusto Pio (45 giri EMI 1984), nonché, in matematica sintonia, la lettura del libro-profezia “La crisi del mondo moderno” - Edizione 2015 - di Renè Guenon, il Tutto a proficuo vantaggio di quella Cultura apparentemente dimenticata … insomma dell’ALTRO NASCOSTO al quale, come a un Concerto del Maestro Franco Battiato, dovrà ogni volta farsi convenientemente riferimento per un Salubre Respiro Rigenerante. PIO DE BELLIS
Ringraziamo infine il gentile staff della Cosmorecord, meritevole etichetta che ha confezionato una perfetta ristampa del singolo de I Vermi. A loro dobbiamo la foto soprastante, che "riguarda la ristampa del 2015, che è scrupolosamente identica in ogni minimo particolare all'originale e si differenzia SOLO per i vari inserti con foto, storia del gruppo e dati tecnici". Unico distributore (e produttore) della ristampa in questione è la piccola e benemerita etichetta Cosmorecord, alla quale potete rivolgervi direttamente per stringere questo gioiellino tra le vostre mani, indirizzando una mail a cosmorecord@libero.it
Ecco le ragioni che mi inducono a condurre l’essere in cui sono concentrato, e a capacitarmi di esserne sempre più convinto, sul valore assoluto della Prog Music come “Suono nascosto”, “Pulito”, “Intatto”, “Esoterico”, fondamentale “Ancora di salvezza”, o, se più vi garba, “Arca di Noè” nel sistema in perdizione in pieno corso di svolgimento. Per quanto pessimo possa essere o apparirci il disastroso mondo che ci circonda, ritengo che i fenomeni dilaganti della guerra in atto e della corruzione inarrestabile, siano indici tangibili della prossima “fine del mondo” di cui si parla sempre più di frequente, mondo che, sicuramente, risorgerà dalle sue proprie ceneri, per oltrepassare la funesta fase individuata col binomio “Kali Yuga”. Si coglie occasione per vivamente consigliare, a tal proposito, oltre all’ “assorbimento integrale” di “Collina” de I Vermi, l’ascolto del pezzo, forse sfuggito a molti, “Auto-Motion” di Giusto Pio (45 giri EMI 1984), nonché, in matematica sintonia, la lettura del libro-profezia “La crisi del mondo moderno” - Edizione 2015 - di Renè Guenon, il Tutto a proficuo vantaggio di quella Cultura apparentemente dimenticata … insomma dell’ALTRO NASCOSTO al quale, come a un Concerto del Maestro Franco Battiato, dovrà ogni volta farsi convenientemente riferimento per un Salubre Respiro Rigenerante. PIO DE BELLIS
Ringraziamo infine il gentile staff della Cosmorecord, meritevole etichetta che ha confezionato una perfetta ristampa del singolo de I Vermi. A loro dobbiamo la foto soprastante, che "riguarda la ristampa del 2015, che è scrupolosamente identica in ogni minimo particolare all'originale e si differenzia SOLO per i vari inserti con foto, storia del gruppo e dati tecnici". Unico distributore (e produttore) della ristampa in questione è la piccola e benemerita etichetta Cosmorecord, alla quale potete rivolgervi direttamente per stringere questo gioiellino tra le vostre mani, indirizzando una mail a cosmorecord@libero.it
Post by Pio De Bellis with a little help by Domenico, Captain & George.
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