Luca "El Lucho Balboa" Oggero è nato a Saluzzo (CN) nel 1975. Cantautore, artista concettuale, punk e scapigliato, ha militato in vari gruppi rock e lavorato per anni come educatore professionale pur essendo egli stesso una specie di disadattato.
Luca si presenta
Luca oggi è una persona positiva. Ha imparato ad esserlo con l’età e in seguito ad una vita passata tra una tempesta e l’altra. Nonostante non sempre tutto giri come desidereresti tu, neppure un giorno va sprecato in lamentele ma bisogna sfogare in modo sano le frustrazioni, in qualche forma creativa possibilmente. Se riesci ad avere questo modo di reagire al male “iper-ecologico” butti dentro merda e tiri fuori bellezza… E scusatemi se è poco! Luca non ha al momento un lavoro stabile, ma alcune collaborazioni con altri artisti per serate di musica e letture nei locali, e con un’animatrice per bambini, che Luca aiuta a scrivere progetti per laboratori di creatività. Luca è felicemente padre di una splendida bimba di dieci anni, che vive con la mamma ma viene dal papà nei fine settimana dispari. Luca è altrettanto felicemente fidanzato con un’ottima e bella poetessa perugina.
Scrivo canzoni da quando ero un ragazzino e a scuola sono uno di quelli che faceva sempre il tema di fantasia. Mi è sempre piaciuto raccontare, fin da bambino. La musica è stata la mia passione principale per tanto tempo, quindi la forma espressiva che mi è più familiare è la canzone. Ma la passione per la narrativa è rimasta sopita in me dai tempi della scuola per risvegliarsi soltanto in seguito ai fatti narrati in “Morte e resurrezione di un povero cristo”, dopo di che il racconto e il romanzo sono diventati ciò che amo di più scrivere (narra del suo tentativo di suicidio e del suo recupero, n.d.r.). E spesso mi firmo El Lucho Balboa, che è semplicemente un nomignolo che un compagno mi aveva affibbiato alle scuole medie quando andavamo pazzi per i film di Rocky e ho deciso di usarlo come nome d'arte...
Chi volesse avere informazioni sul libro può vedere l'intervista da me curata sul sito della mia Associazione dove può ordinarlo e ricevere con lo stesso anche il CD:
Intervista all'autore di Roberto Roganti
Come
nasce El Lucho musicista?
Per
prima cosa faccio sempre molta difficoltà a definirmi un musicista. Musicista è
per me chi studia in modo approfondito uno strumento musicale e io non l’ho mai
fatto. Sono un pessimo chitarrista: ho un certo stile, riesco a trasmettere una
certa energia non lo nego, ma mi mancano
le basi anche solo per definirmi un chitarrista e in venticinque anni che
strimpello la chitarra non sono mai migliorato più di tanto. Sono autodidatta
anche come cantante per quanto forse in quel ruolo me la cavo un po’ meglio che
non con la chitarra. El Lucho musicista nasce comunque dall’urgenza di un
sedicenne di musicare le prime canzoni di cui ha scritto i testi.
Da
piccolo mio padre mi faceva ascoltare un sacco di cantautori: Guccini, Bertoli,
De Gregori, Tenco, De Andrè, Battisti,
Gino Paoli. E poi suonava e cantava anche lui: la musica popolare napoletana, i
canti anarchici e quelli della Resistenza e molte canzoni degli anni ‘60.
Da
adolescente il mio gruppo preferito erano i Nirvana e la mia natura ribelle mi
avvicinò inevitabilmente al punk: hardcore punk americano come Bad Religion,
NoFx, Minor Threat, Black Flag, ma anche punk ’77 come Sex Pistols, GBH, Clash,
Buzzcocks e tutta quella che era la
meravigliosa scena hardcore punk italiana anni ’80-’90: Negazione, Indigesti,
Frammenti, Kina, Raw Power ecc... Quasi subito però cominciai ad apprezzare più
di tutte quelle band dell’epoca che
avevano un’attitudine alla sperimentazione, quindi Fugazi, Sonic Youth, Shellac, Jesus Lizard, Nine Inch Nails,
Nomeansno e roba italiana tipo Cccp/Csi, Gronge, Umberto Palazzo e il Santo Niente, Massimo
Volume, Fluxus, i primi Afterhours e i Marlene Kuntz, che erano di Cuneo come
me anche se molto più grandi…
Ma
quasi contemporaneamente, vuoi perché da bambino avevo ascoltato i cantautori,
vuoi perché scrivevo e suonavo spesso canzoncine tristi con la chitarra
acustica, mi appassionai all’indie rock
americano minimalista e malinconico di gruppi come Sparklehorse, Pavement,o
Grandaddy. Solo più avanti ho poi però iniziato ad amare Dylan, Leonard Cohen,
Neil Young e quindi il folk americano più “classico”.
Comunque
i miei ascolti sono davvero vasti e spaziano da Bjork ai Prodigy e a Bob
Marley, dai Pogues a Rino Gaetano e ai Doors, dal blues del delta ai Massive
Attack ma in fin dei conti non è affatto detto che se un gruppo ti piace
ascoltarlo, debba poi per forza condizionare la musica che fai tu.
Carriera musicale
Poi
sono venute le band… La prima, i Mary Joints, punk nel vero senso della parola:
suonavamo davvero di merda e i nostri testi facevano più o meno: “Voglio
vederti morire bruciato, porco borghese borghese di merda” oppure “Rovìnati rovìnati
non fai male a nessuno, ribellati ai tuoi limiti e fai quello che vuoi”. Poi ho
suonato la chitarra in un gruppo noise sperimentale che si chiamava
Necrosaxophone. Attorno ai diciotto-diciannove anni le mie prime esperienze
come frontman e autore nei Radio Z e poi le Uovatomiche, che sono state credo
la miglior band con cui potessi mai desiderare di suonare da punk incazzato e
amante tanto della melodia quanto del rumore qual ero in quel periodo.
Dopodiché poco prima dei trent’anni ho iniziato a lavorare un po’ più
seriamente sulle canzoni che scrivevo da solo con la chitarra e, grazie alla
collaborazione col chitarrista e co-arrangiatore Jack Gallo, negli anni
successivi sono usciti fuori “10 pezzi facili” a nome Luca Oggero, un disco
solo acustico, e poi “Porci senz’ali ed altri animali” che invece, pur
mantenendo un’impalcatura prevalentemente costruita su giri folk e chitarre
acustiche, ho voluto orchestrare a seconda dei pezzi con strumenti diversi
(chitarre elettriche, violini, cajon e percussioni varie, xilofoni, tastierine
midi anni ’80 e in un pezzo anche una sezione fiati) e credo che alla fine
suoni più come un disco indie-rock un po’psichedelico che non come un disco
folk.
La
realtà musicale nella tua zona
La
realtà musicale nella mia zona, cioè Cuneo e provincia, è molto viva nonostante
purtroppo il territorio sia molto povero di luoghi in cui suonare live. Mentre
ai tempi della mia gioventù – minchia, sto parlando come un vecchio – aprivano
in continuazione pubs e circoli dove si suonava live, oggi purtroppo non è più
così e chi mette su una band sa che per suonare dal vivo dovrà per forza
spostarsi fuori provincia. Esiste comunque ad esempio una scena
noise-punk-hardcore molto attiva, con gruppi ormai riconosciuti a livello
nazionale e spesso anche fuori dall’Italia come ad esempio i Cani Sciorrì, in
cui suona Daniel, già batterista delle Uovatomiche, i Ruggine o i Treehorn. E
poi naturalmente ci sono i Marlene Kuntz, le uniche vere rockstar di Cuneo e
credo ci siano un bel po’ di gruppi di giovani e giovanissimi che però non
conosco.
Come
ti identifichi oggi nell'ambiente musicale
Oggi
sono totalmente fuori dall’ambiente musicale, non suono dal vivo da un sacco di
tempo e scrivo molto raramente canzoni. Credo che ciò che prima riuscivo a soddisfare
facendo musica ora lo soddisfo scrivendo narrativa e poesia. In fin dei conti
sono da sempre stato più un autore che un musicista e la musica che ho scritto
è sempre stata il supporto per un testo. Quindi questo passaggio è avvenuto in
modo molto naturale.
Sogni
e speranze
I
miei sogni non riguardano più la musica. Suonare non mi interessa praticamente
più. Sono molto concentrato su quello che scrivo e mi auguro un giorno di poter
fare lo scrittore di mestiere.
Che
consiglio dai alle nuove leve
Emigrate
all’estero. E se invece intendete rimanere qui imparate a non dare troppa
importanza al denaro, perché ne vedrete sempre pochissimo.
"Uovatomiche" (demo cd autoprodotto) - 2001
1- In down
2- (.
3- Un taglio distorto distante dall'arte
4- Disintegrato
5- Fenice
"Tutti i colori del niente" (Waffankuneo records) - 2004
1- Appeso
2- L'impeccabile borderline
3- Marziano
4- Poco lontano, poco vicino
5- Libero pensiero unico
6- La fiera
7- Samba
8- Come la polvere
Luca Oggero: voce
Paolo Bonetto: chitarra
Nano Storni: basso
Daniel Daquino: batteria
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