“Parlarono per ore di amore e psichiatria, Melarancia poi gli disse: hai fantasia!”
(ALBERTO CAMERINI, Bambulè, 1977)
E TI CHIAMARON MATTA (EP, 1972)
FORMAZIONE
GIANNI NEBBIOSI- voce, clarino, organo elettrico e pianoforte
GIOVANNA MARINI- seconda voce, chitarra e chitarra trattata.
Allora signori, inutile girarci intorno: Gianni Nebbiosi è uno dei più grandi cantautori degli anni ’70. Dice: all’altezza dei grandi? Quasi, forse. Dice: e perché non ne sappiamo nulla? Perché non ne parla il “Dizionario dei Cantautori” della Garzanti (che pure cita l’imprescindibile Andrea Mazzacavallo) né la “Storia della canzone italiana” di Gianni Borgna (che pure riporta la folgorante carriera di Giorgia Fiorio, figlia del (all’epoca) direttore generale della FIAT)?
Perché Gianni Nebbiosi frequentò il rutilante mondo della canzone (non della canzonetta, della canzone, facciamo a intenderci) solo per un soffio di anni, anni divisi, tra l’altro, tra chitarra e studi di psichiatria. Sono, ricordiamolo, anche gli anni dei manicomi, delle misure contenitive fatte di camicie di forza, di elettroshock, di uso indiscriminato di farmaci che, con la nevrastenia, o la bipolarità, si portavano via tutto. Non stupisce dunque che il giovane Gianni Nebbiosi, romano e comunista, si schieri senza se e senza ma dalla parte di Basaglia, a sostegno della sua battaglia culminata nel 1978 nell’approvazione della celebre legge 180/78 che portò a una radicale messa in discussione del sistema psichiatrico. Ebbene, Nebbiosi pensa, con Sant’Agostino, che cantare la repressione sia protestare due volte, sicché fa casa e bottega, e scrive canzoni sui matti, sugli esclusi, su quelli che non ce la fanno, sui pirandelliani Belluca (cfr. “Il treno ha fischiato...”) che a un certo punto sentono la vita stringersi a spirale attorno al collo, ed esplodono. Primo frutto di questo progetto in cui musica, psichiatria, teoria e prassi vanno a braccetto, è l’EP “E ti chiamaron matta”, 6 canzoni pubblicate su un 33 giri a 7” edito nel febbraio 1972 (anche se da più parti è riportata la data 1971) per la collana sperimentale della Dischi del Sole, etichetta storica della canzone popolare e politica che meriterebbe un discorso a parte. Sono pezzi strazianti tra cui spicca la più celebre delle composizioni di Nebbiosi, quella “E qualcuno poi disse” che è un autentico gioiello di sintesi armonica e melodica, arricchito dal controcanto di Giovanna Marini (presente in voce e chitarra nell’intero lavoro). Fu proprio la Marini, come si legge nelle note interne dell’EP che raccontano la gestazione del lavoro, colei che, avendo apprezzato le sue prime cose, convinse il giovane Nebbiosi a scrivere e a incidere canzoni. Se l’ascoltate e, ciò nonostante, non sentite un groppo al cuore e non vi viene l’istinto di stringere i pugni dalla rabbia, beh vuol dire che non avete più né cuore né pugni.
Sono pezzi dagli arrangiamenti scarni (nel più puro stile Dischi del Sole), ma, al netto di qualche ingenuità, sono canzoni vibranti e vive, documenti ancora scottanti che, oltre che di follia, vera o indotta, ci parlano di emigrazione, di alcolismo, di vite spezzate. Il vinile si è ben presto volatilizzato, seppur incredibilmente ancora comparisse, non più tardi di una quindicina di anni or sono, nel catalogo della Materiali Sonori, da cui l’ho preso e rippato per riproporvelo per la prima volta nel web (nel Tubo è presente solo la già citata “E qualcuno poi disse”, che, insieme a “Ti ricordi Nina”, è stata anche riversata in CD per una collana della Hobby and Works a fine anni ’90). Nel 2008, a trent’anni dalla Legge Basaglia, esce un inaspettato, affettuoso e coraggioso remake di questo introvabile EP, ad opera meritoria di Alessio Lega e Rocco Marchi.
Lo stesso Alessio Lega ha dedicato a Nebbiosi un bellissimo articolo, che vi invito a leggere QUI, in cui racconta come ha conosciuto questo disco e questo artista. Potete facilmente reperire i pezzi di questa importante operazione sul Tubo, o, meglio ancora, ordinandola allo stesso autore (alessiolega.it). Tra l’altro, sul retro del CD si legge questa interessante nota appositamente scritta dallo stesso Nebbiosi:
MENTRE LA GENTE SE CREDE CHE VOLA (1974, LP)
TRACKLIST
1 L’Uomo Nero
2 Vecchio feticista
3 Re Mida
4 La perversione logica
5 Il testamento di Ulisse
6 Ma che razza de città
7 'Na specie di speranza
8 Le giostre
9 Er Verniciaro
10 Duetto flauti + Pozzanghere
FORMAZIONE
FERNANDO FERA- chitarra acustica, chitarra elettrica, basso
GIANNI NEBBIOSI- voce, piano, organo
GLAUCO BORRELLI- basso
CARLO MAGALDI, CARLO SILIOTTO- chitarra classica
MARCELLO VENTO- batteria
SARA MODIGLIANI- flauto
NANNI RICORDI- produzione artistica
RICKY GIANCO- produzione esecutiva
Il tempo di perfezionare gli studi, di suonare il pianoforte in “Giudeca”di Alberto D’Amico ed è già il 1974: Gianni Nebbiosi collabora come saxofonista con il Canzoniere del Lazio (con Sara Modigliani intesserà anche una relazione sentimentale, che, tra qualche incomprensione, li porterà al matrimonio), e così, lasciata la Dischi del Sole che non approva la sua svolta “elettrica”, approda alla Intingo di Ricky Gianco che gli produce, con l’aiuto di Nanni Ricordi, “Mentre la gente se crede che vola”, uno degli album più straordinari e al contempo misconosciuti del decennio.
E’ una fotografia mossa e lucida allo stesso tempo dell’Italia degli anni ’70, di una società che Nebbiosi saggiamente sceglie di non raccontare partendo ideologicamente dal quadro generale, dalle magnifiche sorti e progressive che già Leopardi aveva sbeffeggiato circa centoquaranta anni prima. Decide invece di cogliere la realtà partendo da storie di periferia e di miseria, da personaggi ispidi e veri, ritratti con esattezza e poesia, nei loro piccoli gesti di amore, ribellione, mortificazione. Un’umanità tenacemente aggrappata a “Una specie di speranza” di uscir fuori dal fango, fosse anche quella della schedina (con “Il giocatore” di Ciampi è, crediamo, una delle prime e più riuscite rappresentazioni della ludopatia, che il servizio sanitario solo decenni dopo riconoscerà come patologia).
Ora, a tutto ciò, aggiungete una veste sonora inusuale in questo ambito di canzoni. Metteteci sopra l’apporto di eccellenti musicisti in orbita Canzoniere del Lazio (come Marcello Vento, Carlo Siliotto o Sara Modigliani) e Albero Motore (Fernando Fera, Glauco Borrelli, Carlo Magaldi), di cui scrive insieme a Ricky Gianco anche i testi per "Il grande gioco", l'unico album di questa formazione.
Questi fior fior di musicisti intessono arrangiamenti di grande fascino e originalità spazianti dal folk al jazz-rock, per toccare marcette, divagazioni swinganti e cabaret satirico. Su tutto, un certo sapore prog. Insomma, potremmo, finalmente, a distanza di più di quarant’anni, prendere questo disco e porlo tranquillamente al fianco delle opere più coraggiose e poco più tarde di Claudio Lolli (Ho visto anche degli zingari felici e Disoccupate le strade dai sogni, per capirci), tanto per tentare un accostamento forse arbitrario.
Questi fior fior di musicisti intessono arrangiamenti di grande fascino e originalità spazianti dal folk al jazz-rock, per toccare marcette, divagazioni swinganti e cabaret satirico. Su tutto, un certo sapore prog. Insomma, potremmo, finalmente, a distanza di più di quarant’anni, prendere questo disco e porlo tranquillamente al fianco delle opere più coraggiose e poco più tarde di Claudio Lolli (Ho visto anche degli zingari felici e Disoccupate le strade dai sogni, per capirci), tanto per tentare un accostamento forse arbitrario.
Foto di gruppo durante la lavorazione dell'album. Da sinistra: Carlo Siliotto, Marcello Vento, Gianni Nebbiosi, Fernando Fera, Sara Modigliani e Ricky Gianco |
Ne deriva un lavoro che ancora oggi splende luminoso e chiede di essere ascoltato a volume alto, in macchina, al ritorno a casa. Esige di travolgerci.
Tra le 11 tracce presenti spiccano infatti capolavori quale l’iniziale e ossessiva “L’uomo nero”, oppure il poker clamoroso che va da “Ma che razza de città” a “Er verniciaro”, passando da “Na specie di speranza” e “Le giostre”. Sono pezzi in cui spicca l’uso del romanesco, un romanesco non carico e caciarone, ma fluido, spontaneo, finanche dimesso. Se solo gruppi della nuova scena romana neo-folk, come Ardecore, Orchestraccia o Muro del Canto, decidessero una buona volta di rileggerle, ne farebbero, non ci scommettiamo due palle, ma una sì, degli autentici inni. Inutile dire che questo capolavoro, solo parzialmente reperibile finora sul Tubo, non è mai stato riversato su CD.
Negli anni a seguire Gianni Nebbiosi decise poi di dedicarsi completamente alla sua professione medica, con la bizzarra eccezione della sua partecipazione a quello che Valerio Mattioli nel suo “Superonda” definirà “uno dei più impressionanti ensemble vocale di quegli anni”,vale a dire il progetto di canto armonico Prima Materia (di cui abbiamo già parlato QUI). Diventerà poi uno psichiatra e uno psicanalista di nome, autore di saggi e libri autorevoli, nonché membro della direzione della IARPP (International Association for Relational Psychoanalysis and Psychotherapy) e presidente dell’ISIPSE’ (Istituto e Scuola di Specializzazione in Psicologia del Sé e Psicoanalisi Relazionale).
Nebbiosi oggi |
Gianni Nebbiosi non ha più inciso nulla, ma alcune di queste canzoni hanno continuato sporadicamente a viaggiare in spettacoli e dischi di altri artisti, specialmente di Maria Monti che tra il '72 e il '76 proporrà tre sue canzoni (allegate come bonus al presente post), tra cui l’inedita “Dulcinea”. Tra l’altro, alla versatile cantante milanese, anch’essa presente in Prima Materia, è legata l’ultima sua traccia artistica: nel 1982, infatti, in occasione della presentazione di “Addossati”, opera di Pietro Consagra presentata alla XL Biennale di Venezia, Gianni Nebbiosi con Maria Monti e Nicola Bernardini scrive “Musica frontale”, pièce per strumenti a fiato, canto e partitura elettronica. Da lì in poi venticinque anni di oblìo artistico, fino ad arrivare al 2008 e al lavoro di Alessio Lega e Rocco Marchi che sopra ricordavamo.
Infine, due parole sono forse da spendere sulla evocativa copertina, opera del grande e compianto Cesare (o Caesar) Monti. La curiosa genesi della foto la racconta lo stesso Monti sul suo blog: “In via La Marmora stava una panetteria particolare, il proprietario era uno scultore, lavorava la pasta come se fosse creta poi la infornava per tirarne fuori delle vere e proprie sculture. Stavo preparando per la Ricordi una copertina usando una di quelle sculture (probabilmente quella di “Cicerenella”, della NCCP, ristampa del 1975, Ndr), parlando amichevolmente il panettiere mi raccontò che anni prima Salvador Dalì gli aveva ordinato un comodino di pane. La battuta, con la quale il grande pittore spagnolo giustificava la richiesta, era che di notte svegliandosi se avesse avuto fame gli avrebbe potuto dare un morso. Mi diressi poi verso Porta Romana passando davanti una vetrina mi fermai per sbirciarci dentro, vidi una serie di torni in fila uno dietro l’altro, erano lucidi in attesa che qualcuno si prendesse cura di loro. Entrai incuriosito. Una luce straordinaria illuminava quelle strutture di ferro e ghisa dipinte di nero, chiesi il permesso e scattai delle foto. Fu proprio la luce a suggerirmi l’abbinamento di questa immagine col Lp di Nebbiosi, era interessante confrontare questo nome con una immagine così netta, nitida e chiara nei suoi contenuti.”
Non posso che lasciarvi volentieri all’ascolto di questi due notevolissimi lavori, ringraziando di cuore Alessio Lega che ha generosamente condiviso con me (e con voi) i preziosi files di “Mentre la gente se crede che vola”.
Un grazie anche al nostro Franco-One che mi ha fornito il file dell'ultimo brano, che nella precedente versione di questo post, era purtroppo corrotto ed ora rifulge.
Un grazie anche al nostro Franco-One che mi ha fornito il file dell'ultimo brano, che nella precedente versione di questo post, era purtroppo corrotto ed ora rifulge.
BONUS: MARIA MONTI CANTA GIANNI NEBBIOSI
Tracklist:
1 IL NUMERO D’APPELLO- Maria Monti (1972)
2 TI RICORDI NINA- Maria Monti (1976)
3 DULCINEA-Maria Monti (1976)
Post by Andrea Sprassolati
Ci tengo ad essere il primo a complimentarmi con Andrea per questo magnifico post. Le tue riscoperte sono sempre di altissima qualità, e i tuoi post hanno il merito di rigettare luce su album magnifici ma ormai caduti nel più completo oblio. Vorrei inoltre sottolineare la qualità dei testi che accompagnano i post: hai la rara qualità di saper rendere la lettura avvincente: i tuoi contributi si leggono tutto d'un fiato e, una volta iniziato, non ci si può fermare fino alla fine, tanto è interessante ciò che scrivi e tanto è scritto bene! Complimenti davvero e grazie mille
RispondiEliminaComplimenti Andrea, bella riscoperta.
RispondiEliminaUn lavoro magnifico, Andrea. I miei complimenti.
RispondiEliminaOttima riscoperta! Mentre la gente se crede che vola album davvero bello. Bravi continuate così.
RispondiEliminaGrazie a tutti, è sempre un piacere poter condividere dischi e parole con voi!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
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RispondiEliminaGrazie Andrea di avermi fatto apprezzare il sublime Gianni Nebbiosi e grazie anche, come anticipato dal Capitano, per l'eccellente parte scritta. Il retro copertina di ''E TI CHIAMARON MATTA'' è interessantissimo perchè elenca altri titoli di vari autori dei ''Dischi del sole''(Ivan della Mea, Gualtiero Bertelli e tanti altri). Di Bertelli non sono mai riuscito a reperire ''Sta bruta guera che no xe finia''. Il padre di una mia amica aveva collaborato con Gualtiero nella scrittura di alcuni brani per l'album ''Mi voria saver''. Ivan della Mea l'ho visto dal vivo prima che volasse in cielo ed ancora mi sovviene il ricordo allorchè, per una sorta di timore reverenziale, non volli disturbarlo mentre stava cenando prima del concerto, per farmi autografare un libretto di sue canzoni e per far quattro chiacchere assieme. Vai così super-Andrea!
RispondiEliminaMi unisco ai doverosi complimenti per l’ottimo post e come fatto notare dal Capitano per l’eccellente stesura dei testi. Non ho ancora scaricato i lavori, ma mi è parso di leggere che la parte finale di uno degli album sia compromesso. Fosse Mentre la gente se crede che vola prego voi che già avete ascoltato di riportarlo qua nei commenti. Ho l’album e sarebbe un onore poterlo pubblicare nella sua totale integrità. Frank - One
RispondiEliminaCiao Frank-One, in effetti l'album che hai menzionato presenta dei problemi di riproduzione nella parte terminale. Se puoi postarlo nella sua interezza sarebbe cosa graditissima. Ti ringrazio molto anticipatamente.
EliminaCaro Frank-One, scusa la digressione, siccome in questi giorni sto ascoltando molto anche Claudio Lolli, mi sono ricordato che, a suo tempo, avevi scritto di avere un suo live al Teatro Tenda di Milano del 30/8/1980: puoi postarlo quando ti è possibile? Grazie infinite.
EliminaGrandissimo Kappa! Mi insegni sempre un sacco di ottima musica... TT :)
RispondiEliminaSono contento TT che Nebbiosi ti sia piaciuto! Fran-One, anche io naturalmente mi unisco all'appello per aggiungere il link dell'ultimo pezzo (non se se ce l'hai su due file o uno. Se preferisci mandarmelo per mail poi lo posto io. Un abbraccio!
RispondiEliminasono stupefatto dalla bellezza di questo disco (e ti chiamaron matta); nebbiosi è commovente.
RispondiEliminagrazie per avermelo fatto conoscere.
enrico
Ho ascoltato per la prima volta "Ma che razza de città" venerdì scorso dalla voce di De Gregori, che ha scelto di aprire il suo live a Roma con questo pezzo meraviglioso e folgorante. Grazie per questo articolo, l'unico dal quale ho ottenuto delle informazioni esaustive su Gianni Nebbiosi e grazie infinite per la possibilità di ascoltare i suoi brani.
RispondiEliminaLaura
Grazie dei complimenti Laura, ho solo cercato di reperire più informazioni possibili, ma è comunque tutta roba che, dispersa, stava già sul web. Non sapevo che Il Principe avesse ricantato quella canzone. Davvero una bella sorpresa, spero che magari la incida da qualche parte: Nebbiosi meriterebbe di essere riscoperto da un vasto pubblico.
EliminaTra l'altro ho visto ora che lo stesso pezzo era stato rifatto a marzo da Sara Modigliani (ex Canzoniere del Lazio)
Eliminavi ringrazio per aver postato il disco di Nebbiosi per la Intingo, l'ho scaricato poco convinto per poi all'ascolto contiene diverse canzoni che conosco benissimo (ma non sapevo fossero sue) ascoltate secoli fa da Radio Proletaria o Radio Onda Rossa, in particolare Er verniciaro ce l'avevo nel cuore (ma ero convinto si intitolasse La rabbia de noantri...)
RispondiEliminaun pezzetto del mio passato che torna grazie a voi
merci !
S.
per poi all'ascolto SCOPRIRE CHE contiene...
Eliminail computer s'è magnato un paio di parole
Grazie a te, Stefano, per le tue belle parole. E' un piacere aver contribuito a risvegliare certe sensazioni.
EliminaMentre la gente se crede che vola è un bel disco, molto interessante !
RispondiEliminaMichele D'Alvano
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBuongiorno!
RispondiEliminaMi sono imbattuto in questo post cercando versioni di Ti ricordi Nina di Nebbiosi; un post molto bello e importante, su un autore straordinario, che è veramente un peccato sia così poco conosciuto.
Io ho la grande fortuna di conoscerlo, e ho avuto il piacere di rivisitare un suo pezzo, "E qualcuno poi disse" (un vero capolavoro); è stato una grande emozione suonare e cantare una canzone così, e soprattutto avere il suo apprezzamento è una delle cose più belle che mi siano mai capitate. Sembrano parole grosse, ma non è così.
Non sono solito "autopromuovermi", ma mi fa piacere lasciare qui un link a questa mia versione del brano, mi sembra un contesto in cui chi dovesse capitare potrebbe avere piacere ad ascoltare :)
Spero presto di lavorare su un'altra sua canzone, ne abbiamo parlato insieme e sto iniziando a metterci mano..
https://youtu.be/Rlb35Z6R82Y?si=GSX3_wLxDqsMVydG