sabato 17 ottobre 2020

KNOT TOULOUSE- 1991- CARNIVAL ALLEY 5 pm (vynil)

 


TRACKLIST:

1, Fools Crew Ballad

2. Mrs Girl On The Stilts

3. Paperchild

4. Three Old Men

5. Fortune Tellers Fair

6. Soldiers Of The Next Sundown

7. Only Children Can See The Big Top

8. My Last Three Blues Before We Go

9. Carnival Alley

10. The Parting Song

11. Salvation Caravan Blues

 

FORMAZIONE: 

Gianrico Bezzato- voce, chitarra, armonica.

Roby Ghiazza- basso, basso fretless, cori

Fabrizio Racchi- batteria e percussioni

Achille Vacca -cori e tamburello

 

con:

Renzo Ceroni- chitarra solista in tracce 1,4,6,13, mandola in tr.2, basso in tr.12

Guido Bezzato- organo in tr.10 e 11

Gianmario Binetti- banjo in tr.10

  

Un treno è sbagliato quanto l’altro e uno è quello giusto

Puoi aspettare un cambiamento e quel cambiamento può non arrivare mai

Perciò non confondere la tua sfortuna con la moglie del tuo vicino

Faresti meglio a dare via il tuo coltello per una possibilità e uscire

Per seguire i tuoi sogni sulla loro strada per il Vicolo del Carnevale.

(KNOT TOULOUSE, da “Carnival Alley”)

 

Band insolita e sfortunata, i Knot Toulouse. 

Ma grande band, sia detto subito.


Siamo al limitare delle ultime due decadi iconiche, gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, e nel sottobosco rock c’era chi orgogliosamente si smarcava sia dalle cupezze new wave, sia dalle asperità hard core. Tra essi, appunto, i Knot Toulouse (inizialmente solo Knot) ragazzi di Acqui Terme che preferiscono navigare portando con sé i portolani stilati anni prima dai gruppi della west coast americana, per seguire quelle rotte che conducono in terre ove un certo amore per il folk, il country e il blues incontra la psichedelia.



Guidati da Gianrico Bezzato, animatore tra l’altro della rivista “Il Maltese”, questa band piemontese muove i suoi primi passi nel 1982 per poi, dopo qualche demo di rito, esordire con un 45 giri per la Contempo nel 1986. Ma è solo nel 1991, con qualche cambio in formazione alle spalle (per esempio se ne va Paolo Archetti Maestri, poi nei più noti Yo Yo Mundi), che il quartetto si ritrova in studio per questo “Carnival Alley, 5Pm”, un disco autoprodotto (e si sente un po’ dal suono complessivo) che dispiega ancor oggi, nella sua schietta essenzialità, la sua quieta bellezza. Ascoltate per esempio “Three old men”, e ditemi se non vi viene da chiedervi di quale classico sia una cover. Non scervellatevi troppo: il brano, come tutti quelli presenti nel disco, è tutta farina del sacco dei Knot Toulouse, capaci come pochi di attingere alle fonti senza risultare patetici nostalgici, sciorinando ballate avvolgenti che se è vero che guardano con deferenza ai “padri” Birds, Band e Co., emanano anche il sentore di quanti all’epoca stavano riscoprendo quei suoni per portarli nella contemporaneità, dai REM agli Smiths. A tratti potrebbero ricordare i primi Gang, ma meno barricaderi.



Oltre al pezzo già citato, questo esordio sulla lunga distanza ha tanti altri brani che vanno via che è una bellezza su chitarre liquide che qua e là sono arricchite da soffiate di organo, scrosci di banjo, cori, armoniche, lievi tappeti percussivi. Ognuno trovi le sue preferite, ma il consiglio è di lasciarsi attraversare con calma dall’intero album, con il suo incedere mid-tempo venato da una certa malinconia.



 Resta da spiegare il perché della nostra definizione iniziale di band “sfortunata”. Una prima ragione è squisitamente artistica: crediamo che i Knot Toulouse abbiano raccolto assai meno di quanto meritassero, un po’ perché un po’ alieni dai suoni underground dell’epoca (o meglio delle epoche) che hanno attraversato, costretti per anni a autoproduzioni che ne hanno limitato assai la penetrazione presso un pubblico più vasto, nonostante l’ultimo lavoro “Daisaredays” del ‘95, l’unico uscito per un’etichetta ufficiale (la On/Off) e prodotto dal giornalista John Vignola (oggi apprezzato speaker di Radio 2), avesse risvegliato un certo interesse critico.



L’altro motivo è purtroppo umano. Nel gennaio del 2012 se ne andava prematuramente a 51 anni Gianrico Bezzato, personaggio irregolare e geniale, leader del gruppo e autore dei testi. Sia durante l’attività della band, scioltasi a fine anni ’90, sia in seguito, Bezzato si era fatto apprezzare come operatore culturale (la già citata rivista seminale “Il Maltese”), come scrittore di bellissimi racconti e come autore di un romanzo, “Plays”, edito nel 2005. Inoltre aveva collaborato come giornalista letterario per Rockerilla e Il Mucchio Selvaggio e curato in qualità di traduttore, lavorando a fianco di Riccardo Bertoncelli, diversi volumi della collana Arcana dedicata ai testi dei grandi del rock. A lui gli Yo Yo Mundi (la band del già ricordato Paolo Archetti Maestri) dedicheranno nel 2016 la canzone “Il ragazzo che cantava il carnevale” con evidente riferimento a questo “Carnival Alley 5pm”.


 

Dei Knot Toulouse non sono rimaste purtroppo molte tracce: la rete è avara di informazioni (supplisce in parte la meritoria pagina FB che da qualche anno tramanda la memoria del gruppo e del suo leader), e non tutte le canzoni sono disponibili. Di questo “Carnival Alley 5pm”, tra il Tubo e Soundcloud, non ne tirate fuori tutta la playlist. All’epoca l’album uscì anche in CD, sempre autoprodotto, ma noi vi proponiamo la versione in vinile, appositamente rippata.

 

Come sempre, non mi resta che invitarvi a scoprire questo gruppo di grandi qualità purtroppo oggi poco ricordato, e augurarvi buon ascolto.

 


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Post by Andrea Kappa Caponeri ("Arrivano gli Sprassolati!")


 

 

5 commenti:

  1. Album stupendo. Grazie Andrea per questo regalo.

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  2. Brani spettacolari, di grande atmosfera, che mi stimolano a tirar fuori i miei strumenti:sto accompagnando con il violino (pizzicato e assoli vari) i brani Fools Crew Ballad, Mrs Girl On The Stilts e Three Old Men, con quel suo incedere epico. Grazie super-Andrea di avermi fatto apprezzare questa signora band!

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  3. Ma quanto è bello questo disco. West Coast pura. E a che livello!

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  4. in effetti ,veramente bello......non li conoscevo
    grazie!!!

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  5. Super ….c’è stata una reunion pirata al Bar Haiti, storico del Bez. Con Alessandro Riccardi un po’ il suo figlioccio a riempire quel vuoto.

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