venerdì 13 novembre 2020

Serie "Cantautori ai margini" n.19- Mauro Chechi- 1990– Storie cantate (MC) + Live 1996


 

TRACKLIST:


01 Storie

02 Rosina

03 Profeta

04 Barbone

05 Tramonto

06 Milleseicentocinque

07 Valzer

08 Preghiera

09 Osteria

10 Ninnananna

 

FORMAZIONE:

 

Mauro Chechi- voce

Michele Scarano- chitarre acustiche

Marco Catarsi- arrangiamento, direzione, realizzazione fonica e tecnica, missaggio

 

 

Abbiamo inserito questo lavoro di Mauro Chechi nella serie “Cantautori ai margini” in modo probabilmente arbitrario perché in questo caso sarebbe più corretto parlare di Cantastorie (e i cantastorie ai margini sono stati sempre). Quella dei Cantastorie è un’epopea che attraversa i secoli e le terre. Per molto tempo sono stati questi eredi degli antichi menestrelli a tenere collegate comunità rurali altrimenti disperse. Erano un po’ la CNN della povera gente (tanto per parafrasare una celebre definizione dell’hip hop), e un po’ anche la loro Barbara D’Urso (che dio mi perdoni). Con le loro storie cantate, non di raro accompagnate da pannelli dipinti o da messe in scena di burattini e marionette, portavano la Storia e le storie nelle piazze, nelle fiere, nei mercati della nostra penisola, non disdegnando le feste popolari, le serenate e le occasioni di matrimonio.

In epoca moderna, molti di essi hanno continuato la loro nobile arte, anche se ormai sempre più minacciata dalla forza e dalla persuasione dei mass media.

Alcuni cercarono di inserirsi, in qualche modo, in questo flusso, cominciando a registrare i loro canti e le loro ottave. I casi più popolari sono quelli dei decenni Sessanta-Ottanta quando l’interesse per tutto ciò che era popolare investì anche loro, prelevandoli dalla piazza e portandoli spesso sui palchi dei migliori teatri italiani, in radio, TV, e a volte in uno studio di registrazione. I nomi che per primi vengono alla mente (ma non sono certo gli unici) sono quelli di Otello Profazio, Matteo Salvatore, Cicco Busacca, Franco Trincale, Marino Piazza, Orazio Strano. Altri ancora, pur se di estrazione colta, si avvicinarono a questo mondo e lo fecero proprio, come i toscani Riccardo Marasco e quel Mauro Chechi oggetto del nostro post.

C'è da sottolineare che l’attività discografica dei cantastorie, specialmente quella post anni ’70, non è sempre facile da ricostruire: si trattava spesso di autoproduzioni spesso incise in piccole sale di incisione, o poco più, o per etichette locali. Non tutte queste produzioni arrivavano nei negozi, essendo destinate a una vendita diretta durante le performances sulla piazza e nelle feste, più o meno patronali, o nei mercatini di quartiere. Anche per ragioni pratiche, di maggiore portabilità, si prediligeva il supporto della musicassetta.

 

Ed è proprio da una MC che abbiamo rippato per voi, che viene questo lavoro di Mauro Chechi, che, a confermare quanto detto poc’anzi, non è segnalato in nessuno dei nostri abituali siti discografici di riferimento. Lo stesso Discogs riporta solo una pubblicazione del 1989 a nome Mauro Chechi, sempre in MC: “Il Cantastorie”, incisione poi riversata anche in CD.


 

Ma cerchiamo di conoscere più da vicino il grossetano Mauro Chechi, il quale a fine anni ’70 decide che l’attività legale, a cui per studi era avviato, non è esattamente la sua vita. Eccolo quindi imbracciare la sua chitarra, impratichirsi e poi eccellere nell’arte tipicamente toscana-romagnola dell’improvvisazione in ottave, calcare le assi di piccoli circoli, ma anche partecipare a numerosi spettacoli televisivi e teatrali (uno con Roberto Benigni), in Italia e all’estero (lavora per tre anni in una compagnia berlinese), non tralasciando ovviamente quello che è il vero palcoscenico del cantastorie: la piazza. 

 

Questa cassetta di “Storie cantate” mi è giunta per vie traverse, trovata e poi regalatami dalla mia amica Lorenza (cui mi sia permesso dedicare questo piccolo scritto), tra le cose rimaste a casa della madre, da poco purtroppo scomparsa. E’ un lavoro che mi pare assai esemplificativo di quel mondo ideale in cui si muove Mauro Chechi, un mondo contadino ancora non del tutto spazzato via dalle lusinghe della modernità, non di rado còlto nel suo lato fiabesco, in un medioevo più o meno immaginario. Un mondo popolato di briganti, profeti, di gente da osteria, di motti più o meno licenziosi. Un mondo visto tuttavia con un po’ di malinconia, con lo sguardo lucido di chi è consapevole del suo disfarsi.



 

Alcune delle sue canzoni corteggiano arie popolari della tradizione del centroitalia, a volte vicine a certe melodie emiliane, vicinanza accentuta episodicamente da un cantare che a volte si abbandona melismi tipici del genere. Ma più in generale vi si possono riconoscere modi dell’area tosco-laziale, seppur fatti ottimamente propri. Altri brani sono più personali e avvicinano Chechi a cantautori come Branduardi: si ascolti per esempio l’iniziale “Storie”, un pezzo che nasconde più di una sorpresa, o “Preghiera”.


 

Gli arrangiamenti, seppur demandati in parte ai synth, sono discreti e sostanzialmente non contaminano più di tanto la natura di Chechi, anche se la sua vera dimensione è certamente quella classica chitarra & voce come dimostra il live che andiamo a presentare qua sotto.

 

 

Mauro Chechi live a Viterbo, C.S.O.A. "Valle Faul", 26 aprile 1996



TRACKLIST:


1 Come va? (?)

2 Papa Innocenzo (?)

3 La confessione (?)

4 Batte la mezzanotte (?)

5 Leggenda (?)

6 Il cantastorie (?)

7 Cento talleri (?)

8 La vendetta (?)

 

Ho avuto l’occasione di conoscere Mauro Chechi proprio in questa occasione, ovvero sia una serata organizzata dal Centro Sociale “Valle Faul” di Viterbo. Ero armato di un piccolo registratore, e quello che ascolterete è riversato dalla cassetta che registrai all’epoca.

Il clima, sentirete, è molto informale: il Valle Faul era un centro sociale alla buona, e quella sera eravamo davvero una manciata di persone. Tra esse probabilmente qualche agente della Digos in borghese, se è vero che un paio di giorni dopo venni convocato in Centrale per degli accertamenti.

Ricordo un camino (o era un braciere?) attorno al quale, bicchiere in mano, io e un mio caro amico ascoltammo le canzoni senza tempo di Mauro Chechi, seguite poi dalle poesie di Ennio De Santis e Alfio Pannega. 

Mi colpirono da subito “La vendetta” con quel suo clima brancaleonesco, “Cento talleri” e “Come va?”. Tenete conto che i titoli della tracklist di questo live sono del tutto arbitrari, in quanto i pezzi non venivano presentati e in rete, lo avrete capito, c’è ben poco. 

In qualche traccia ascolterete anche una voce femminile non ben indentificata (il tutto all’insegna dell’estemporaneità, come si evince dal cambio di tono al volo in “Leggenda”).

La qualità dell’audio è quella che è, ma credo che possa comunque rappresentare un  significativo documento di un modo, forse antiquato, ma certamente importante e suggestivo, di intendere la musica. 


Spero che questa proposta un po' off topic rispetto agli abituali ascolti della Stratosfera possa comunque interessarvi. Buon ascolto!

 

LINK "STORIE CANTATE"


BOOKLET "STORIE CANTATE"


LINK LIVE 1996

 


Post by Andrea Kappa Caponeri "Arrivano gli Sprassolati!"

6 commenti:

  1. Grazie Andrea per questa riproposizione della ns tradizione. Carlo Muratori (vedasi wishlist del blog), del quale ho provveduto ad inviare alcuni album a George, e Peppe Voltarelli sono sicuramente da annoverare nella cerchia degli artisti di questa nobile arte.

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  2. Splendido post. Non conoscevo Mauro Chechi ma la "controcultura" non intellettualoide dei saltimbanchi, degli artisti di strada e dell'arte circense cantata da Fellini mi ha sempre incuriosito. Ottimo

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  3. Risposte
    1. Sicuro? A me appare. Qualcun altro ha avuto problemi con la traccia 1 del live?

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  4. Proposta interessante, che ho gradito molto: grazie caro Andrea.

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  5. riscaricato. Ora ci sono tutte le tracce. Grazie per l'ottimo post

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