martedì 29 dicembre 2020

Serie "Cantautori ai margini" n.19 - Ezio Nannipieri - 1994- Tra il platano e il tiglio (CD)

  


                                                                  TRACKLIST:
                                                    01 E ancora luce e ombra      

02 Agosto       

03 Piove          

04 Taccuino di mare e di terra           

05 Carpe diem            

06 Aspettando Marisol          

07 Tra pane e companatico   

08 Come il toro nell'arena     

09 Lunghissime ciglia

10 Metti alzarti che è un mattino      

11 La breve storia di maciste

12 Quando il mare inghiotte il sole

13 BONUS TRACK: Metti alzarti che è un mattino (live al Premio Tenco 1990)

14 BONUS TRACK: Metti alzarti che è un mattino (versione in studio 1990)

 


FORMAZIONE:

Ezio Nannipieri- voce, chitarra classica e 12 corde, kazoo

Franco Santarnecchi- batteria, percussioni, basso, contrabbasso, piano, tastiere, bodhran, kazoo, darabukkeh, clavietta, kalengo

Riccardo Donati- fisarmonica, chitarre

Edoardo Righini- chitarra elettrica

Luca Signorini- sax

Giorgio Santarnecchi- sax, armonica a bocca

Paolo Ognissanti- violoncello

Luciano Parenti- violino

Nino Pellegrino- contrabbasso

Pino Marcogliese- cavaguño

Marco Carmassi, Silvia Clemente- altre voci

 

Questo post comincia con un lungo preambolo personale. Se volete potete saltarlo. Ma tanto non lo farete. E se lo farete ci rimarrò male.

Quindi poi non è mica vero, non potete saltarlo. 

Sono cose che si scrivono, ma senza crederci.

 

Nella seconda metà degli ’80 ero un adolescente che cercava disperatamente di sfuggire agli artigli delle radio commerciali e dei loro suoni avvilenti. A dire il vero cercavo di tirarmi fuori da tutto il decennio, ove vivevo come un cammello in una grondaia.

Erano anni in cui i dischi si facevano in tre, ed erano tutti immancabilmente arrangiati dai tastieristi, con gli esiti plasticosi che ben sapete. Ero anche molto interessato alla musica italiana, colpa di mio fratello maggiore che quando ero ancora bambino mi faceva ascoltare Dalla e Bennato, Battisti e Battiato. 


La copertina di BLU, n. 42 (1990)

 

Anche per queste ragioni, ero un affezionato lettore della rivista “Blu”, un mensile che era dedicato unicamente alla musica italiana, specialmente quella con delle cose da dire. Il numero 42 del 1990, che ho riesumato per voi recuperandolo dalla mia cantina, aveva anche un gustoso gadget, una cassetta che riportava i vincitori del Premio Nuove Tendenze della Canzone d’Autore di Musicultura, la cui prima edizione si era appena svolta a Recanati (all’interno della rivista erano riportati anche i testi). 


L'Editoriale

 

Erano tutti pezzi e artisti validi, ma già dal primo giro decisi che i più bravi erano senza discussioni Max Manfredi ed Ezio Nannipieri. Il primo, che continuerò a seguire negli anni, è diventato uno degli autori più in vista della nuova generazione di cantautori, collaborerà poco dopo con Fabrizio De André, e nel 2009 vincerà il Premio Tenco nella categoria Miglior Disco in assoluto con “Luna persa” (dopo aver vinto anni prima quello per la migliore Opera Prima). Dell’altro, Ezio Nannipieri, che anche lui si esibirà, come Max, sul palco del Tenco in quello stesso ’90, non seppi più nulla. 


L'articolo

  

Eppure quel suo pezzo, “Metti alzarti che è un mattino”, continuavo a canticchiarmelo in testa, e ogni volta che me lo riascoltavo mi sembrava più bello: “Metti alzarti che è un mattino/ e non hai più addosso te”. Sarà perché all’epoca il “me” che ero non mi piaceva granché, sicché quella prospettiva mi attirava moltissimo. Ma soprattutto mi piaceva quando diceva “Ara/goste aran/cioni” con quella scansione a metà parola che mi agganciava ogni volta. 

L’unica cosa che con il tempo, e con il web, sono riuscito a sapere era che aveva pubblicato un album dall’elegiaco titolo “Tra il platano e il tiglio”, un disco ben presto finito fuori catalogo, e poi, a quanto pare, aveva fatto ciao ciao con la manina al mondo della discografia che ricambiò il saluto con una scrollata di spalle. Per anni, ogni tanto, ho setacciato il web alla ricerca di qualche sua notizia. Niente, per il Tubo era uno sconosciuto Carneade: di quel disco, nessuna traccia. Solo quella canzone era riascoltabile, sul sito di Musicultura.

E’ proprio qui che apprendo che Ezio Nannipieri, anni dopo aver vinto quella prima edizione, era diventato Direttore Artistico di Musicultura, che nel frattempo aveva spostato il suo Festival a Macerata.


Foto dal booklet

Allora mi faccio coraggio, gli scrivo e gli chiedo di poter ascoltare, dopo tanto tempo, quel suo disco di trent’anni fa.

Ed è così, grazie alla sua gentilezza, che ora ho il grande piacere di presentare a tutti voi amici stratosferici questo gioiello nascosto della musica d’autore italiana, per la prima volta disponibile in rete.

Prima di cominciare a parlarne nello specifico, vi prego di considerare ancora una volta la data in cui germina. Siamo nel 1990. Nello stesso anno è uscito l’esordio di Capossela. Sergio Cammariere suona ancora nei piano bar e Gianmaria Testa, anch’esso scoperto a Recanati, esordirà solo cinque anni dopo.


Ezio Nannipieri, 1994

“Tra il platano e il tiglio” esce però dopo lunga gestazione, solo nel 1994, per l’etichetta Musicultura, braccio armato discografico dell’omonima Associazione, con il quale cercherà di dare ulteriore sostegno agli artisti più meritevoli usciti vincitori dalla sua Rassegna. Ricordo, per esempio, il lavoro di Flavio Brunetti (che presentammo QUI), di Tiziano Gerosa, Pasquale Ziccardi e altri. A differenza della maggior parte degli artisti di questa collana, cui fui dedicato un mini-LP di 5-6 pezzi, per Ezio Nannipieri si fecero le cose in grande, mettendo in piedi un album completo con la produzione artistica degli allora patròn di Musicultura, vale a dire Piero Cesanelli (a sua volta cantautore, purtroppo scomparso nel 2019) e Vanni Pierini.


Ezio Nannipieri (a destra) con Piero Cesanelli
 La veste sonora generale è di impronta etnojazz acustica, ma perfettamente declinata a servizio di una canzone d’autore che è anche autorevole nella voce, graffiata e incisiva, e nelle parole, mai banali. Insomma, siamo lontani anni luce dalle carinerie con gli accordi in settima diminuita che irromperanno in seguito sul mercato e che faranno gridare al miracolo gli stolti. Fenomeni, va da sé, quasi tutti rapidamente eclissatosi nel giro di poche lune.

 

Se volessimo trovare delle rispondenze, potremmo citare Leandro Barsotti (il miglior Barsotti), soprattutto per come viene portato il canto, ed Ennio Rega. Ma forse sono nomi, ci rendiamo conto, che diranno poco, e questo è un peccato, perché la sensazione, oggi, è che sia stata una generazione in cui le cose migliori siano state bruciate, dissipate.

 

Sarà per questo che personalmente mi commuovo ad ascoltare pezzi come l’iniziale “E ancora luce e ombra” (“Alle stelle mi inchino assai/ a un tramonto non rinuncerei/ ma questo nero sudicio nell’unghie, lo salverei/ perché sono le cose raso terra/ a custodirmi l’anima”), o il passaggio di “Piove” (“come quando d’agosto/a palline sceglievo Gimondi”). 

 

E’ un disco di grande spessore questo, sia in termini musicali (con gli arrangiamenti ampi e convincenti di Franco Santarnecchi, solo in rari passaggi un po’ troppo tastierosi), sia in termini di scrittura, con versi che privilegiano la metafora e lo sguardo obliquo sul mondo, testi ricercati che vi consigliamo di leggere mentre ascoltate l’album (li trovate in un link apposito). Come si faceva una volta per gli artisti veri. 

 

E Nannipieri è un artista vero, tanto da concedersi il lusso di cantare una canzone in latino, il “Carpe diem” di Orazio reso celebre qualche anno prima dal film “L’attimo fuggente”. 

 

Il disco scorre che è un piacere, tra episodi più facili (“Lunghissime ciglia”, la più pop, per così dire, del lotto), il ritratto crudo di “La breve storia di Maciste” tutta incentrata su piano e archi, la chitarristica “Taccuino di mare e di terra” e le suggestioni latine più intense e raffinate della finale “Quando il mare inghiotte il sole”, fino al già citato capolavoro “Metti alzarti che è un mattino” (“Qui la gola sa di ruggine/ e quell’insegna indica un bar”).

 

Insomma, di fronte a tanto bendidio, non possiamo che dispiacerci del fatto che questo lavoro sia rimasto un episodio isolato, e che sia stato così rapidamente dimenticato, anche dagli addetti ai lavori. 

 Nella mia già ricordata recente corrispondenza via mail, a una mia rimostranza in tal senso, in cui deploravo che l’album fosse rimasto figlio unico, lo stesso Nannipieri mi ha risposto: “Perché “figlio unico”? Direi perché sono lento a scrivere e concilio male piacere dell’immaginare  e determinazione del fare; e poi perché ascolto moltissime canzoni di ieri, di oggi (spero di domani) e ho presente che di fronte a certi piccoli capolavori occorre ringraziare, inchinarsi e saltare il turno.”


Ezio Nannipieri oggi

 

Ebbene, noi crediamo che la modestia sia una bella cosa, peccato che sia distribuita assai male, in questo mondo, e che ben altri avrebbero dovuto saltare il turno, non Ezio Nannipieri

 

Ci è sembrato dunque giusto e importante, in un sito come “Verso la Stratosfera” così attento al valore storico e culturale della musica italiana, recuperare questo album misconosciuto e renderlo di nuovo fruibile a tutti. Non servirà a cambiare la storia, ma nel nostro piccolo speriamo che servirà per far arrivare a qualcuno tanta bellezza finora nascosta. Aspetto i vostri commenti per sapere cosa ne pensate.

 

Per finire, ai brani del CD ci permettiamo di aggiungere due bonus track. La prima è l’esecuzione dal vivo di “Metti alzarti che è un mattino”, eseguita al Premio Tenco nel 1990. E’ una registrazione inedita sul web, rippata dalla mia musicassetta nella quale avevo impresso avidamente la registrazione radiofonica di quella serata. La seconda è la primissima versione di questa canzone che comparve nel 1990 in quella famosa musicassetta di cui vi parlavo all'inizio (e poi nel 33 giri) che documentava quella prima edizione del premio Nuove Tendenze della Canzone d'Autore. Come ascolterete, l'arrangiamento è un po' diverso (tutte le canzoni vincitrici venivano registrate allo studio Malleus).

 

Auguro a tutti voi il consueto buon ascolto e, con l’occasione, visto che sarà l’ultimo mio post dell’anno, un 2021 che ci faccia dimenticare il prima possibile questo anno tremendo.

 

LINK DISCO


LINK TESTI


Post by Andrea Sprassolati

3 commenti:

  1. Carissimo Andrea, che piacevolissima sorpresa potere ascoltare un album intero di Ezio Nannipieri. Come ti avevo scritto a suo tempo, avevo apprezzato anch'io quell'edizione del Club Tenco, il brano di Ezio, che a tutt'oggi è rimasto nella mia mente, e poi Luca Ghielmetti(Le corniole di nonno Rassuli), Max Manfredi(Via G. Byron poeta), Lucio Quarantotto(I templi indù, E se questa fosse l'ultima), Le Masque (Nell'iride di una donna, Le terre di Monluè). Quanti splendidi ricordi quando ascoltavo alla radio le dirette del Premio Tenco. Grazie di esistere alla Stratosfera e auguri di Buon Anno a tutti!

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  2. ammetto che non avevo mai sentito un album intero di questo autore, credevo non ne esistessero.....una sorpresa !
    Grazie di cuore e buon anno a tutti!

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  3. Gradita ed interssante proposta. Grazie Andrea. Invio gli auguri a tutti per il nuovo anno.

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