venerdì 28 giugno 2013

Museo Rosenbach - 1992 - Live '72 (Bordighera)

TRACKLIST:

01. Intro / Dell'eterno ritorno
02.  Dopo
03.  Season of the Witch / It's a man's man's world
04.  Della natura

FORMAZIONE:

Enzo Merogno: chitarra
Alberto Moreno: basso
Giancarlo Golzi: batteria
Pit Corradi: mellotron, organo Hammond, Farfisa piano
Stefano "Lupo" Galifi: voce
Leonardo Lagorio: sax, flauto

La recente pubblicazione del nuovissimo album dei (o del) Museo Rosenbach, intitolato "Barbarica" (aprile 2013, veramente splendido), mi ha fatto venire voglia di riscoprire e condividere questo disco semi-ufficiale risalente al 1972. A dire il vero l'album ha visto la luce solo nel 1992, grazie ai soliti della Mellow che hanno ripescato dai cassetti questo live, registrato a Bordighera, ridente località nel ponente ligure e loro cittadina natale. In breve: il Museo trae origine da due gruppi liguri, La Quinta Strada e Il Sistema (formazione minore che incise nel biennio 1969-1971 alcune registrazioni rimaste inedite sino al 1992) e inizialmente si fa chiamare "Inaugurazione del Museo Rosenbach". In questa fase embrionale i nostri ripropongono in sede live rivisitazioni di classici del rock e del blues (la documentazione sonora è presente proprio in questo “Live 72”, registrato al Park Hotel di Bordighera nell’estate di quell’anno). Possiamo quindi ascoltare, pur con tutti i limiti del caso per quel che riguarda la qualità sonora, un’esibizione dal vivo del Museo Rosenbach antecedente alla pubblicazione del loro unico disco, "Zarathustra", uscito nel 1973. Nel disco sono presenti due tracce che poi confluiranno nell'album ufficiale, Dell’eterno Ritorno e Della Natura, oltre ad un dilatato medley contenente le riletture di Season of the witch e It´s a man´s man´s world. Il suono ricalca gli schemi del prog più tradizionale, grazie alla presenza dei fiati (flauto e sax) e delle tastiere (ragazzi, Hammond e Farfisa, mica la fisa da sagra paesana).  Nello stesso anno il gruppo accorcia definitivamente il nome in Museo Rosenbach e viene messo sotto contratto dalla Ricordi. Dopo la pubblicazione di "Zarathustra" il gruppo si scioglie e sparisce dalle scene fino al 2000, anno che sancisce la sua ricostituzione, con la pubblicazione di un nuovo album, "Exit", con la presenza di due membri storici, Alberto Moreno e Giancarlo Golzi (quest'ultimo nel 1975 aveva fondato i Matia Bazar). Ultime annotazioni, prima di lasciarvi all'ascolto del disco: dopo "Exit" il Museo Rosenbach ha dato alle stampe "Zarathustra Live in Studio" (2012, che vede anche il ritorno dello storico cantante Stefano "Lupo" Galifi), contenente un eccezionale remake del vecchio album e, per l'appunto, "Barbarica", uscito da un paio di mesi. Nel lungo periodo di assenza dalle scene, l'instancabile Mellow ha raggruppato una serie di rarità nel disco "Rare and Unreleased". Sia quest'ultimo che lo storico "Zarathustra" sono stati postati sulla Stratosfera ad opera del nostro Captain. C'est tout! Buon ascolto


Post by George

giovedì 27 giugno 2013

Laurea Stratosferis Causae

Tutto immaginavo, cari amici, ma mai che il nostro blog sarebbe diventato oggetto di studio...

Ma andiamo con ordine... Una decina di giorni fa mi ha scritto Giancarlo, uno studente senior di Scienze Politiche, corso di laurea magistrale in Giornalismo culturale e Editoria all'Università di Genova. Il motivo della mail era la richiesta di un intervista al sottoscritto in qualità di ideatore e responsabile della "linea editoriale" della stratosfera. L'intervista serviva per una tesina per l'esame di Informazione multimediale integrata, che Giancarlo voleva dedicare al nostro blog musicale "importante per i materiali che condivide ed interessante per l'ampia rete di collaboratori che ha creato" (parole sue). Detto-fatto, sono stato onorato di rispondere ai quesiti che Giancarlo mi ha posto e del fatto che avesse scelto proprio la stratosfera per la sua tesina d'esame. Il lavoro del nostro amico con l'intervista al capitano lo potete trovare su "IMInotauri", il blog dell'Università di Genova

Grazie ed in bocca al lupo per i suoi studi a Giancarlo. Grazie anche perchè, per un po', ci hai fatto sentire "dottò" pure a noi!!!

lunedì 24 giugno 2013

1968 - Maurizio - 45g Cinque minuti e poi/Un'ora basterà


All’apice del successo i New Dada si sciolsero e Maurizio intraprese la carriera solista; parte dei New Dada lo seguì nelle vesti di formazione accompagnatrice. Nel 1967 incise "Ballerina" e "Il Comizio" ma il successo pieno arrivò l'anno successivo con "Cinque minuti e poi" con cui partecipò al Disco per L’Estate. La canzone non vinse ma risultò essere uno dei più grandi hit dell’anno e fu il leit-motiv di "Quelli belli siamo noi” un fortunato “musicarello” con Carlo Dapporto, Orchidea De Sanctis, Ric & Gian,  Carlo Delle Piane e Isabella Biagini e...Loredana Bertè!

Cinque minuti e un jet partira',
portandoti via da me
Cinque minuti per noi,
poi anche tu partirai.
Io non so che darei per parlarti,
ma tu
non mi ascolti già ,
più niente ormai può fermarti!
Quattro minuti per noi,
quanto dolore mi dai.
Io non so che farei per baciarti,
ma tu
già  non sei più mia,
tu sei già  via lontano...
Solo un minuto e un jet partira',
portandoti via da me
Solo un minuto tra noi,
guarda che addio mi dai.
Nei tuoi occhi non c'è
un sorriso per me
solo fretta ormai di andartene,
amore...
Chiamano un nome, sei tu,
va', non voltarti mai più
Quanto cielo fra noi,
è la fine anche se
mi hai giurato che
ritornerai da me...
ritornerai da me...

Scritta da:  A. Prestipino, G. Lamorgese, H. Pagani

se
questa notte tu
non mi chiamerai
verro' io da te
e
questa notte o mai
tu mi pagherai
cio' che devi a me
un'ora bastera'
e mi compensera'
delle ore dei giorni perduti
aspettandoti invano
non riderai di me
ma piangerai per te
perche' in odio e' cambiato il mio
amore
tu
una lacrima
sull'amore mio
non l'hai spesa mai
tu
m'hai ferito sai
ed il cuore mio
non dimentica
un'ora bastera'
e mi compensera'
delle ore dei giorni perduti
aspettandoti invano
vedrai chi ridera'
vedrai chi piangera'
per chi butta un amore non c'e'
pieta'
un'ora bastera'
e mi compensera'
delle ore dei giorni perduti
aspettandoti invano
vedrai chi ridera'
vedrai chi piangera'
per chi butta un amore non c'e'
pieta'

Scritta da: C. Leresche, D. Hortis, H. Pagani


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La Canzone dello Scandalo
(Domenica del Corriere n. 32, 1968)
Quattro esperti giudicano "Cinque minuti e poi", il motivo trascinato in tribunale per plagio da un compositore e cantante americano.

Nel mondo della musica leggera sono consuete le affinità, ma ci sono dei limiti che non si possono superare. Perciò Roye Lee ha citato il "disco per l’estate" di Maurizio rivendicandone la paternità.
Riuniti per l’occasione Giovanni D’Anzi, Gianfranco Intra, Carlo Alberto Rossi e Sauro Sili danno ragione a Lee. Tanto più che Maurizio non è nuovo a simili espedienti: il suo "Comizio" non è altro che un tema di Warren pubblicato nel 1938.

Ogni tanto il mondo della carzone va sottosopra. O per tragici fatti di amore-morte (come a suo tempo fu il drammatico L'accusato: Maurizio Arcieritentativo di suicidio di Dalida, fortunatamente ora dimenticato); o per episodi di "surmenage" nell’attività (è il caso, recentissimo, di Antoine, che ha avuto un incidente stradale durante uno dei suoi frequenti spostamenti fra uno spettacolo e l’altro); o per questioni - quasi innumerevoli - di plagio.

E' il caso di “Cinque minuti e poi”, la canzone che Maurizio ha presentato al "Un Disco per l’Estate", che sta ottenendo un notevole successo, e che è finita in tribunale. Roye Lee, attore e cantante americano, sostiene che è stata "mostruosamente" plagiata da una sua canzone: "Who’s gonna break your heart?" ridotta poi in versione italiana da Franco Greco e i Pupi (e da Giuliano e i Notturni ) col titolo "Tu che conosci lei".
Marino Marini (interessato come editore insieme con Lee) dice che nella sua lunga carriera non ha mai visto un plagio così evidente. Lo stesso affermano altri musicisti.

Secondo Lee la canzone venne proposta a Maurizio per il "Disco per l’estate". Questo in settembre. Lee non ne seppe nulla per mesi poi, con suo enorme stupore, scoprì che la sua canzone era stata presentata al concorso con parole diverse e con il titolo "Cinque minuti e poi".
Ma la musica, dice Lee, è identica
Solo le parole della nuova versione, firmate da Herbert Pagani, sono inedite.
Per conto suo Maurizio dichiara che quella canzone la teneva nel cassetto da tempo e che l’aveva dedicata a una ragazza tedesca.

Che dicono gli accusati? Preferiscono attendere di essere in tribunale per parlarne. Si limitano, per ora, a sostenere che “Cinque minuti e poi” non ha nulla a che vedere con la canzone di Lee.
"Tempo fa - spiegano - un nostro complesso, Gli Scooters, cercò di arrangiare a suo modo questo motivo americano, ma fece un provino che lo lasciò insoddisfatto". Maurizio ascoltò per caso questo provino, convinto che fosse un motivo originale degli "Scooters": può esserne rimasto influenzato, ma alla lontana, e in perfetta buona fede.
Queste le due tesi.

I plagi nel mondo della musica leggera non si contano: le note rimangono sempre sette e le canzoni aumentano con un crescendo irnpressionante. Così molti autori, esaurita la vena originale, si riducono a L'accusatore: Roye Leerubacchiare. C'è, per esempio, un’altra canzone lanciata da Maurizio, "Il comizio", che è una copia fotografica di un motivo americano di trent’anni fa "You must have been a beautiful baby" di Mercer e Warren. E questo per parlare sempre e solo di un cantante, uno dei tanti.
Comunque è molto difficile che un tribunale riesca a stabilire i limiti esatti di un plagio, anche ricorrendo ai periti. I quali, spessissimo, sono in netto disaccordo tra loro e in tal modo favoriscono nei giudici il legittimo dubbio che nel campo della canzone tutto sia lecito, tanto più che il plagio sta diventando un’arte.

Perciò abbiamo riunito in una piccola tavola rotonda sull’argomento quattro esperti: Giovanni D’Anzi, Gianfranco Intra, Carlo Alberto Rossi e Sauro Sili. I quattro hanno ascoltato insieme ripetute volte, i due dischi dello "scandalo" e poi hanno discusso il problema.

Intra: I due pezzi sono eguali armonicamente e melodicamente. In quello interpretato da Maurizio sono stati usati degli accorgimenti per sviare l’attenzione e attenuare il piagio: un cambiamento di tempo che da ternario diventa binario, un cappello musicale e qualche nota di passaggio: variazioni musicali che per un esperto non significano nulla.

D’Anzi: Sono due pezzi melodicamente eguali. Devo aggiungere però che il pezzo originale, quello di Lee, potrebbe a sua volta richiamare altri pezzi.

Rossi: La canzone di Maurizio non potrebbe esistere se non ci fosse stata quella precedente di Lee. E nella "riedizione" appare evidente lo sforzo di cambiare qualcosa per rendere meno appariscente il plagio.

Sili: Secondo la legge il plagio è la copia fotografica integrale di almeno otto battute: qui le due canzoni sono fondamentalmente eguali almeno a sentirle ma se confrontiamo gli spartiti musicali hanno delle accorte variazioni...

D'Anzi: è vero: un giudice non sente l’esecuzione ma legge le righe musicali dove nota queste differenze. E tanto potrebbe bastargli decidere che plagio non è.

Intra: Allora è finito tutto! Il plagio va considerato sotto un altro profilo! Si tratta di un fatto musicale e il variare intenzionale di qualche nota non significa che la melodia sia diversa.

Rossi: il plagio potrebbe essere contestato efficacemente se la magistratura potesse avere in mano gli strumenti per identificarlo con una maggior precisione. Invece precedenti sentenze hanno dimostrato inefficienza legislativa in materia impotente a frenare i tanti plagi che avvengono nel nostro mondo. Io credo che sia inutile cercare il plagio così come si fa attualmente: andando a vedere se la musica scritta di un motivo è la copia carbone dell'altro. Il plagio si manifesta invece proprio laddove appare precisa l’intenzione di sfuggire all’accusa manipolando con mestiere e furbizia il motivo originale. Bisogna tener conto che anche chi plagia conosce la musica e i suoi trucchi e usa tutti i mezzi per camuffare il suo furto senza intaccare il senso della composizione di cui vuole appropriarsi.

D'Anzi: Ma a questo punto immaginate che lavoro per i tribunali e quante condanne? Ci sarebbe da mettere in crisi l'intero organismo giudiziario della nazione.








sabato 22 giugno 2013

Claudio Rocchi - 1970 - Viaggio (R.I.P.)



Claudio Rocchi ci ha lasciati il 18 giugno, a soli 62 anni, in sordina, senza tanti clamori. Con lui se ne va un pezzo di storia della musica pop italiana, se ne vanno i profumi di incenso, l'amore per l'India e per l'Oriente, la voce vellutata, i testi poetici e pieni di incanto, i suoni delicati della sua chitarra acustica. E' con grande rammarico che affronto questo post commemorativo, uscito l'altra sera di getto,non appena appresa la notizia, ma un grande artista merita di essere ricordato soprattutto per le sue musiche e le sue poesie. E' ancora vivo in me il ricordo della sua rubrica nella trasmissione radiofonica  "Per voi giovani", pomeriggi di studio con la radio accesa in sottofondo ad ascoltare le novità che proponeva a noi ragazzotti, i suoi viaggi e i suoi voli magici. E' anche vivo il ricordo della difficoltà con cui, a volte, il pubblico lo ha accolto nel corso dei suoi concerti degli anni '70, pubblico probabilmente poco sensibile e poco predisposto ad ascoltare le sue soffici melodie in un palasport o in uno stadio di calcio, magari prima di una prog band dai suoni tutt'altro che delicati. Ed è proprio con il suo primo album solista intitolata "Viaggio", pubblicato in quel lontano 1970 dopo la breve esperienza con gli Stormi Six, che lo vogliamo ricordare e ringraziare per quello che ci ha dato in tanti anni di lavoro, di passione, di studio, di sperimentazioni sonore. Non voglio aggiungere null'altro. La sua storia è nota. E il suo ultimo viaggio si è compiuto.

R.I.P grande Claudio.

TRACKLIST:

1. Oeuvres - 5:43
 2. La tua prima luna - 3:42
 3. Non e' vero - 2:37
 4. Ogni uomo - 4:54
 5. Gesu' Cristo (Tu con le mani) - 5:58
 6. Ma qui - 1:10
 7. I cavalli - 1:58
8. Acqua - 5:26
9. 8.1.1951 - 4:55
 10. Questo mattino - 2:05
 11. Viaggio - 7:32

Bonus Tracks:
12. La televisione accesa (lato A del 1° 45 giri - 1970)
13. Indiscutibilmente (lato B del 1° 45 giri - 1970)


Pubblicato pochi mesi dopo il 45 giri di debutto, "La televisione accesa/Indiscutibilmente" (brani non inseriti nell'album e qui postati come bonus tracks), Viaggio ottiene il Premio della Critica Discografica nel 1971. Tutte le canzoni sono scritte da Claudio. L'album è stato pubblicato con tre diverse copertine. Curiosità: all'incisione partecipano anche due compagne di scuola di Claudio Rocchi, Roberta Rossi e Annie Lerner (per la cronaca quest'ultima è la sorella del giornalista Gad Lerner in seguito diventata art director del noto fotografo Oliviero Toscani). Oltre a Claudio, l'altro  musicista presenti nel disco è Mauro Pagani al flauto, violino e conga.

FORMAZIONE:
Claudio Rocchi: voce solista, chitarra, piano, bongo
 Mauro Pagani: flauto, violino, conga
 Roberta Rossi: voce in "La tua prima luna"
 Annie Lerner: voce in "Gesu' Cristo (Tu con le mani)"

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Post by George

venerdì 21 giugno 2013

I Ribelli - I Singoli 1960-1970 - Una storia lunga 10 anni

Tracciare la storia dei Ribelli in modo enciclopedico e dettagliato richiederebbe un numero spropositato di pagine e non credo sia proprio il caso. Se andate a rispolverare vecchi numeri di "Raro!" o, più banalmente, la sezione di Wikipedia dedicata alla band, troverete biografia e discografia complete, aneddoti e notizie curiose. A parte questo va detto che la mia profonda stima e passione per questo fondamentale gruppo beat (anche se il termine è riduttivo) italiano, mi ha portato a ricercare e postare l'intera produzione a 45 giri, ad iniziare dal lontano 1960, e quindi a percorrere insieme un decennio di storia della musica italiana. Ho tralasciato solamente un paio di 45 del 1960, dove i Ribelli sono semplici accompagnatori di Colin Hicks, così come ho volutamente ignorato i successi di Adriano Celentano prima maniera, accompagnato proprio dai Ribelli. Mi sono dedicato alle loro pubblicazioni come gruppo autonomo e non come session men alla corte di altri cantanti. Per la maggioranza di noi il nome I Ribelli evoca la voce (leggendaria e unica nel panorama mondiale) di Demetrio Stratos, futuro co-fondatore e vocalist degli Area. Ma Demetrio è subentrato nel gruppo solo in un secondo tempo. Partiamo allora dalle origini.

Il debutto in sala d'incisione dei Ribelli avviene nel 1960 dove accompagnano un giovane cantante rock, Ricky Sanna (che nel 1962 prenderà il nome d'arte Ricky Gianco). Il primo vero 45 giri come gruppo autonomo risale al 1961 e passa del tutto inosservato. E' composto da "200 all'ora", musicato da Detto Mariano e da "Enrico VIII" che, giustamente, passa anch'esso inosservato. Continui cambi di formazione caratterizzano la vita del gruppo in questi primi anni: dal 1960 al 1963 transitano, a volte come meteore, personaggi famosissimi (??) quali Dino Pasquadibisceglie, Giannino Zinzone, Gino Santercole (l'unico conosciuto), Nando De Luca,  Gianfranco Lombardi. Penso possa bastare. L'unica presenza fissa e costante nella storia dei Ribelli è il batterista Gianni Dall'Aglio, presente fin dai primi vagiti del 1960 e artefice della reunion degli anni '70. Con la nascita del Clan Celentano il gruppo entra nella nuova casa discografica, suonando in molti dischi di Adriano Celentano e di Don Backy e pubblicando alcuni 45 giri. Il primo si intitola "La cavalcata", eseguito in alcune apparizioni televisive. Nel 1964 sono coinvolti nell'entusiasmante operazione della Ragazza del Clan, per il lancio di Milena Cantù. Alla ragazza del Clan, che per mesi non si fa vedere in viso pur incidendo dischi, viene abbinato il lancio di una canzone dei Ribelli, intitolata "Chi sarà la ragazza del Clan?" (cover di Keep on dancin' di Brian Poole & The Tremeloes). Come risultato la nostra Milena vende circa mezzo milione di 45 giri (cifra più che rispettabile per l'epoca) ed anche il disco dei Ribelli riscuote un buon successo.

Nel 1966 entra nel gruppo un giovane cantante e tastierista di origine greca, Demetrio Stratos, insieme all'ex bassista dei Los Bravos, Angel Salvador. Con questa formazione i Ribelli pubblicano "Come Adriano" ancora per l'etichetta Clan, per poi passare alla Dischi Ricordi, la casa discografica presso cui incideranno tutte le loro canzoni di maggior successo. Sempre nel 1966 partecipano al Festival di Sanremo con "A la buena de Dios", canzoncina solare e messicaneggiante, senza lode né infamia. La prima vera impronta di Demetrio Stratos la si ritrova nel successivo leggendario 45 giri del 1967: "Pugni chiusi" che, sul lato B, contiene una spettacolare cover di "Friday on my Mind " degli Easybeats (tradotta in italiano col titolo "La follia"), con l'incredibile riff di chitarra di Giorgio Benacchio. La voce di Stratos si fa piena e prepotente e lascia intravedere il futuro genio vocale degli Area. Il 45 giri riscuote un grande successo e conferma I Ribelli come uno dei più importanti gruppi beat italiani.

Anche il disco successivo ottiene ottimi riscontri: si tratta della cover di "You Keep Me Hanging On" delle Supremes, eseguita però con un arrangiamento più vicino alla versione dei Vanilla Fudge, ed è intitolata "Chi mi aiuterà". In questo periodo I Ribelli fanno molte apparizioni in televisione, tra le quali è da ricordare quella a Settevoci, programma musicale condotto da Pippo Baudo, in cui si presentano a cavallo di motociclette.

Nel 1968 pubblicano il loro primo e unico LP, prodotto da Ricky Gianco, intitolato semplicemente "I Ribelli", che racchiude alcuni 45 giri già editi più qualche nuovo brano, come la cover del classico rhythm and blues dei Temptations "Get Ready" o "La nostra favola", cover di Delilah di Tom Jones. Dopo queste buone prove, però, i Ribelli incidono alcuni brani non adatti al loro stile e alla voce di Stratos, come "Yummy Yummy Yummy" (degli Ohio Express, uno dei più orridi esempi di bubble-gum music) o la cover di "Obladì Obladà" dei Beatles (in questi brani per fortuna Stratos non canta). La passione per i Beatles prosegue con le cover di "Goodbye" (un demo di McCartney inciso nel 1969) e. soprattutto, con "Oh, Darling", tratta dal capolavoro Abbey Road, dove Stratos si cimenta in una grande performance vocale. Siamo nel 1970: il disco, nonostante la bellezza e gli ottimi arrangiamenti, vende poco, mentre le divergenze tra i componenti del gruppo si fanno sempre più marcate. Da lì a poco avverrà lo scioglimento.

Il dopo Ribelli significa per Demetrio Stratos la fondazione degli Area nel 1973. Dall'Aglio fa il session man per Lucio Battisti fino al 1977, quando riforma il gruppo (per la prima volta) con Natale Massara, Giorgio Benacchio e Dino D'Autorio, per pubblicare un 45 giri per la Dischi Ricordi, "Illusione" (cover di un classico degli anni '30). Tra scioglimenti e reunion, sempre con formazioni diverse, il gruppo è sopravvissuto sino ai giorni nostri, Ma di questa operazione nostalgia "a tutti i costi" , un po' tristina, non voglio parlare. Resta vivo il valore di un gruppo che, soprattutto nel quinquennio 1966-1970 ha lasciato una forte e indelebile impronta nella musica italiana.

I SINGOLI - TRACKLIST CD 1:

01.  Ribelli in Blues / 02.  La camicia blu (con Richi Sanna) - 1960
03.  200 all'ora / 04.  Enrico VIII - 1961
05.  La cavalcata / 06.  Serenata a Vallechiara - 1962
07.  Alle nove al bar / 08.  Danny Boy (pubblicato come Natale Befanino e i Ribelli) - 1963
09.  Chi sarà la ragazza del Clan / Quella donna (missing) - 1964
10.  Come Adriano / 11.  Enchinza Bubu - 1966
12.  A la buena de Dios / 13.  Ribelli - 1966
14.  Per una lira / 15.  Hei...voi - 1966
16.  Pugni chiusi / 17.  La Follia - 1967

I SINGOLI - TRACKLIST CD 2:

18.  Chi mi aiuterà / 19.  Un giorno se ne va - 1967
20.  Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto / 21.  Come sempre - 1968
22.  Yummi Yummi Yummi / 23.  Un posto al sole - 1968
24.  Obladì Obladà / 25.  Lei m'ama - 1969
26.  Goodbye / 27.  Josephine - 1969
28.  Oh Darling / 29.  Il vento non sa leggere - 1970
30.  Illusione / 31.  Calore - 1977

PS. La qualità delle tracce varia da brano a brano, essendo state tratte da differenti supporti sonori.


E per finire...
I Ribelli - LP omonimo (1968)

TRACKLIST :

01.  Come sempre (Baby Make Your Own Sweet Music)
02.  Chi mi aiuterà (You Keep Me Hanging On)
03.  Un posto al sole
04.  Baby è un'abitudine (Baby Now That I've Found You)
05.  Un giorno se ne va
06.  Arcobaleno (Over The Rainbow)
07.  Yummi Yummi Yummi
08.  Pugni chiusi
09.  Get Ready
10.  Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto
11.  La nostra favola (Delilah)
12.  Lei m'ama

FORMAZIONE:

Demetrio Stratos - voce, tastiere
Gianni Dall'Aglio - batteria
Natale Massara - voce, sax, fiati
Angelo Salvador - basso
Giorgio Benacchio - chitarra

Per dovere di cronaca ricordo che nel corso degli anni sono uscite numerose raccolte antologiche dedicate ai Ribelli (incluso un album live di dubbio valore). L'unica compilation consigliabile è consiste in un doppio CD pubblicato nel 2000, dal titolo "I grandi successi", ma dopo questo post l'acquisto è del tutto inutile. 


Post by George

giovedì 20 giugno 2013

Serie "Bootleg" n. 114 - PFM - 1977 - Jet Lag Tour - Houston, Liberty Hall

TRACKLIST :

1 - Radio interview (10:33)
2 - Intro Band/Out and Roundabout (10:16)
3 - Left handed people (04:33)
4 - Guitar solo part 1 (03:10)
5 - Guitar solo part 2 (02:22)
6 - Storia in LA (08:22)
7 - Peninsula (05:25)
8 - La luna nuova (07:51)
9 - Classic guitar solo (02:05)
10 - ...Help me (14:40)
11 - Celebration (05:58)
Un caro amico ha condiviso con noi un altro gioiellino rimasto, a quanto mi risulta, sinora inedito sul web. La registrazione di buonissima qualità che vi presentiamo oggi risale al Tour americano del 1977, seguente alla pubblicazione dell'album Jet Lag. Il giorno è un assolato 25 agosto e la location è la "Liberty Hall" di Houston, Texas (se la geografia non m'ha abbandonato). PFM in stato di grazia, nonostante sia alla fine della sua avventura americana. Bellissime e dilatate le versioni di alcuni pezzi da Jet Lag, che nella dimensione live ci guadagnano. Ottima la voce di Lanzetti, unico vero cantante nella storia della PFM, oltretutto dotato di un'ottima pronuncia inglese, cosa che in suolo americano può decisamente aiutare. Il bootleg si apre con una lunga intervista ai membri della Band, chiaramente in inglese, proveniente da una non meglio identificata emissione radio dell'epoca. Il concerto vero e proprio, dunque, comincia dalla traccia 2. Buon ascolto.

La PFM nel 77 :

Franz Di Cioccio - Batteria, percussioni
Franco Mussida - Chitarra
Patrick Djivas - Basso fretless, moog
Bernardo Lanzetti - Voce, percussioni
Flavio Premoli - Tastiere, organo, moog
Gregory Bloch - Violino


Post by Captain, thank you very much to the misterious uploader

lunedì 17 giugno 2013

Serie "Bootleg" n. 113 - Mauro Pagani - Club Città, Kawasaki, Japan - Italian Progressive Rock Festival Finale, 28.04.2013

Parlare di Mauro Pagani significa semplicemente parlare di una leggenda musicale. Il suo percorso artistico lo vede dapprima fugacemente presente con i Dalton nel 1970, quindi con i Krel (Pre-PFM), poi co-fondatore della Premiata Forneria Marconi, che abbandonerà nel 1975 dopo l'uscita di "Chocolate Kings" (sarà in seguito presente nella reunion del 2004, "Piazza del Campo"), poi ancora con Carnascialia (grande album) e con Alberto Fortis (nel 1980) quindi al fianco di Fabrizio De André in una lunga avventura umana e musicale. Tralascio per brevità la sua carriera solista, i Figli di Bubba, le direzioni artistiche, ecc. ecc. Piccolo aneddoto riguardante un mio casuale incontro con Mauro Pagani. Nell'estate del 1980 mi trovavo ad Imperia (per la precisione a Porto Maurizio) per una brevissima vacanza, quando scoprii che Alberto Fortis si sarebbe esibito dal vivo, la sera. nella piazza della Cattedrale. Doveva essere il mese di luglio. Potevo forse mancare a questo appuntamento live estivo? Fortis era in pieno tour promozionale dell'album "Tra demonio e santità" (dove Pagani suonava il violino e il flauto) e quella sera anche lo stesso Mauro Pagani era presente sul palco. Tra l'altro, breve inciso, l'intera PFM accompagnò Fortis nel suo debut album, "Alberto Fortis", del 1979. Al termine del concerto, peraltro molto bello e intenso, mi aggiravo per la piazza quando un semplicissimo Mauro Pagani, solo soletto, con il violino a tracolla, mi chiese se potevo indicargli una pizzeria ancora aperta (più o meno erano le 23) dove "mangiare qualcosa". Mi complimentai con lui per la qualità del concerto e gliela indicai. Ancora oggi mi pento di non averlo accompagnato in quella cazzutissima pizzeria. Avessi avuto un po' più di senno gliene avrei offerte anche due di pizze, ma tant'è, a 24 anni mica dai peso a queste cose. Vabbè, chiusa questa nostalgica parentesi passiamo al concerto nipponico, iniziando dalla tracklist. Dopo passeremo ai commenti.

TRACKLIST DISC 1:

01  Violer d'Amores
02  Ossi di Luna
03  Alibumaie
04  Il Banchetto
05  Moonchild (King Crimson cover)
06  Creuza De Ma
07  Sinan Capudan Pascià
08  A Dumenega
09  Domani
10  Parole e caso

 
TRACKLIST DISC 2:

01  Uno
02  Dolcissima Maria
03  Europa Minor
04  La Carrozza di Hans
05  Davvero Davvero
06  Impressioni di Settembre
07  E' Festa

Come ben sappiamo i giapponesi amano molto il progressive rock italiano, prova ne è che più o meno tutti gli anni viene dedicato ai nostri artisti un festival, in un sobborgo di Tokyo conosciuto come Kawasaki. Un po' di mesi fa ebbi l'occasione di postare numerosi concerti registrati al Club Città di Kawasaki che il nostro buon Captain raccolse in una sorta di cofanetto. Questo concerto potrebbe rientrare a pieno titolo come appendice di quel glorioso pacchetto di concerti.  A Tokyo, dal 26 al 28 aprile 2013, è stato promosso, sempre al Club Città di Kawasaki, l’Italian Progressive Rock Festival, un evento musicale che da mesi era già sold out. Sei le band storiche approdate nel tempio della musica nipponica: Area, Mauro Pagani, Formula Tre, Il Rovescio della Medaglia (con orchestra, che per la prima volta ha proposto l'intero album "Contaminazione" dal vivo), Museo Rosenbach e Maxophone. Il concerto di Mauro Pagani è stato lungamente atteso e applauditissimo. Il repertorio spazia da alcune tracce tratte dai suoi album solisti, da brani suonati con De André e, soprattutto. da brani "storici" con la PFM. Un po' inusuale la cover di "Moonchild" dei King Crimson, proposta per la prima volta dal vivo. Un concerto un po' troppo eterogeneo e discontinuo, se ve la devo dire tutta,  ma forse è quello che voleva Mauro Pagani: dimostrare il suo eclettismo e la sua polieditricità di autore e musicista. 

Ringrazio infine (nel mondo del web è cosa buona e giusta), l'autore del post sul sito Dimeadozen.org - Ez Torrent. Da lì lo abbiamo tratto e da questo blog contribuiamo alla sua diffusione. Grazie. A breve seguirà il concerto degli Area, sempre in quel di Kawasaki.
A toute a l'heure. George

 
FORMAZIONE:

Mauro Pagani: violino, bouzuki, chitarra, flauto, voce
Eros Christiani: tastiere, accordion
Joe Damiani: batteria


Post by George, layout & covers by Capt

giovedì 13 giugno 2013

1968 - I Nomadi - I Nomadi

È il 1963 tra Reggio Emilia e Modena, come in tante altre zone dell'Italia del dopo-boom, nascono, a ritmo frequentissimo, centinaia di gruppi musicali, accomunati dalla voglia di esprimere sensazioni, pensieri ed insoddisfazioni dei giovani della nuova generazione, la prima del dopoguerra. I capelli lunghi, gli abiti sgargianti e la voglia di cambiamento, che caratterizzavano i giovani di quegli anni, divennero ben presto uno dei tratti distintivi del gruppo musicale, che per questo fu più volte attaccato verbalmente, e in alcuni casi anche fisicamente, soprattutto con pietre, da perbenisti e benpensanti, ancora legati al passato ventennio fascista, che vedevano nella nuova moda un segno di pazzia e di effeminatezza dei costumi.

Nel 1961 il tastierista Beppe Carletti fonda, insieme al batterista Leonardo Manfredini, al bassista Antonio Campari e al chitarrista Remo Gelati, il gruppo musicale I Monelli. L'anno seguente il chitarrista Mario Cambi si unisce al nucleo dei Monelli, sostituendo Remo Gelati.

Con l'arrivo del sassofonista Gualberto Gelmini, di qualche anno più anziano, il nome I Monelli viene modificato in I Nomadi, rilevando la denominazione da un precedente complesso di Ischia che aveva appena annunciato la cessazione delle attività.

Nel 1963 Carletti conosce Franco Midili, un chitarrista di Novellara che suona nei Roman's, il quale prende il posto di Mario Cambi. Dopo aver provato ad inserire un cantante che non soddisfa pienamente il gruppo, Franco Midili presenta a Beppe Carletti il cantante Augusto Daolio che, dopo una sorta di audizione svoltasi direttamente sul palco durante una serata danzante, viene inserito subito come voce del gruppo. È a partire da questo momento che il gruppo assumerà la denominazione I Sei Nomadi. Midili, all'epoca ancora incerto sulle scelte per il suo futuro, lascia poi i compagni che lo sostituiscono con Giacomo Zuffolini. Nell'estate del 1963 il gruppo venne scritturato dal Frankfurt Bar di Riccione; dopo poche esibizioni, tuttavia, viene richiamato il titubante Franco Midili, il quale decide finalmente di rientrare nel gruppo.

Nel 1964 il bassista italo-argentino Gianni Coron prende il posto di Campari. In seguito se ne va Gualberto Gelmini e la band riprende nuovamente a chiamarsi I Nomadi. Poco più tardi, anche Leonardo Manfredini lascia la band a causa della tragica scomparsa dei genitori in un incidente automobilistico, mentre stavano rientrando dopo aver assistito ad un'esibizione dei ragazzi. Il batterista riprenderà a suonare soltanto molti mesi più tardi, andando a raggiungere Gelmini nel gruppo I Diavoli Neri.

Augusto, Beppe, Franco e Gianni reclutano dunque il batterista Gabriele Copellini (che tutti chiamavano Bila e che aveva suonato assieme a Franco nei Roman's). Questa formazione, definita storica dai fans e dallo stesso gruppo, destinata a eseguire i primi grandi successi musicali del gruppo, ad affrontare la censura radiofonica e le difficoltà degli inizi, esordì con un concerto al Club Pineta di Novellara.

Dopo due anni di esibizioni nelle balere, nel 1965 i Nomadi pubblicano il primo 45 giri, contenente Donna, la prima donna (cover dell'omonimo brano di Dion & The Belmonts, con testo di Mogol) e Giorni tristi (composta dai Nomadi, ma firmata Mozzarini-Verona). La sua distribuzione è discontinua e limitata al nord Italia; il disco vende pochissime copie, ma ciò non impedisce al complesso di entrare nuovamente in sala d'incisione.

Nel 1966 il gruppo riscuote il primo successo con la canzone Come potete giudicar, cover di The Revolution Kind di Sonny Bono, inno al beat, che partecipa al Cantagiro 1966. Sulla scia di questo successo, Odoardo "Dodo" Veroli, produttore della band, affida il gruppo a un giovane e ancora sconosciuto autore, Francesco Guccini, che avrebbe regalato al gruppo alcuni dei maggiori successi della loro lunghissima carriera come Noi non ci saremo, Dio è morto, Per fare un uomo e Canzone per un'amica. Dalla collaborazione con questo autore nasce sempre in quello stesso anno il 45 giri Noi non ci saremo/Un riparo per noi.

Mogol presenta ai Nomadi un giovane Lucio Battisti, chiedendo loro di incidere la canzone Non è Francesca; per farlo, tuttavia, dovrebbero rinunciare ai brani di Guccini per dedicarsi esclusivamente a quelli della coppia Mogol-Battisti; pur apprezzando la canzone, i musicisti non accettano, volendo portare avanti la collaborazione col cantautore di Pavana.
Frutto della collaborazione con Guccini è anche il primo LP del gruppo, pubblicato nel 1967 col titolo Per quando noi non ci saremo. All'interno del disco desta scalpore Dio è morto. Subito censurato dalla RAI per il contenuto, il brano viene invece trasmesso da Radio Vaticana, che ne comprende il senso e ne autorizza la riproduzione. Nello stesso anno esce anche il 45 giri Un figlio dei fiori non pensa al domani, versione italiana di Death of a clown di Dave Davies dei Kinks.

È del 1968 il 45 giri intitolato Ho difeso il mio amore (cover di Nights in White Satin dei Moody Blues, precedentemente realizzata dai Profeti), che ha sul retro il brano scritto da Guccini In morte di S.F., successivamente intitolato Canzone per un'amica. I Nomadi pubblicano anche il 45 giri Il nome di lei, che ha sul retro Per quando è tardi, e l'album I Nomadi, che raccoglie i brani proposti sui precedenti 45 giri, alcune cover e nuove composizioni di Guccini.

I Nomadi è il secondo album della band italiana i Nomadi del 1968.
Dopo aver cercato a lungo invano un nome adeguato per il loro nuovo album, i Nomadi decisero di chiamarlo con il loro nome. L'album, come il precedente, raccoglie pezzi già editi su 45 giri, cover, e brani inediti. Ancora una volta, buona parte dei pezzi porta la firma di Francesco Guccini. In Ho difeso il mio amore alla chitarra al posto di Franco Midili c'è Maurizio Vandelli.

Con lo stesso nome sono state pubblicate successivamente due raccolte della EMI: I Nomadi del 1974 ed I Nomadi del 1980.



    Augusto Daolio - voce
    Beppe Carletti - tastiere
    Franco Midili - chitarre
    Gianni Coron - basso
    Bila Copellini - batteria

    Ho difeso il mio amore   (4' 01") (Moody Blues)
    È giorno ancora   (1' 52") (Francesco Guccini)
    Insieme io e lei   (2' 36") (Kinks)
    Un figlio dei fiori non pensa al domani   (3' 03") (Francesco Guccini) (Kinks)
    Ophelia   (3' 14") (Francesco Guccini)
    Vola bambino   (2' 45") (Jeff Beck)
    Il nome di lei   (2' 44") (R. Dean Taylor)
    Giorno d'estate   (3' 21") (Francesco Guccini)
    Per quando è tardi   (2' 57") (Francesco Guccini)
    Monna Cristina   (2' 44") (Stormy Six)
    Canto d'amore   (2' 33")
    Canzone per un'amica   (2' 58") (Francesco Guccini)














mercoledì 12 giugno 2013

Serie "Battiato & Friends Special Fan Collection" n. 26 (Serie "Bootleg" n. 112) Franco Battiato - 2004 - Live in Sagesta

TRACKLIST DISC 1 :

 001 - Prove (ghost track)
01 - Haiku
02 - Aria di rivoluzione
03 - Giubbe rosse
04 - Il re del mondo
05 - Lettera al governatore della Libia
06 - Povera patria
07 - Aria di neve
08 - La canzone dell'amore perduto
09 - Lode all'inviolato
10 - Gestillte sensucht
11 - Oh sweet were the hours
12 - Letture
13 - La mer
14 - Invito al viaggio
15 - La canzone dei vecchi amanti
16 - Te lo leggo negli occhi

 Quelle del 2003 dovevano essere le ultime danze estive. Almeno così lasciava presagire il titolo della doppia raccolta live “Last summer dance” pubblicata dalla Sony. Un buon documento per raccontare di una fortunatissima tournee e di un concerto ispirato dall’idea di comporre un’antologia del Battiato pop con ampie concessioni ai pezzi di “Caffè de la paix”, ma anche di “Gommalacca” e del celeberrimo “La voce del padrone”. Insomma il meglio del meglio. Con una band corposa, due coriste molto scenografiche ed una sezione di fiati. 

 Ma, fortunatamente, la coerenza alle premesse non è il forte di Battiato.
Così l’estate 2004 lo rivede in pista con uno spettacolo sinteticamente intitolato “Live in”. Il giro lo conduce per lo più in posti suggestivi, tra i quali spicca per fascino il sito archeologico di Segesta, a due passi da Trapani. L’artista torna in Sicilia e gioca in casa. L’affetto del pubblico è totale, anche se lo spettacolo si muove su linee essenziali. Abolita ogni ritmica, Battiato torna ad una formula a lui molto congeniale (come vedremo in altri reperti sonori). Quartetto d’archi, eccellente come sempre, pianoforte affidato all’eccelso Carlo Guaitoli e le tastiere di Angelo Privitera a colorare di lievi sfumature elettroniche il tutto. Lo spettacolo è, dunque, molto classico, ma non mancano le gradite sorprese. 

Partiamo dal primo dei due CD. In Haiku Battiato regala  dei pregevoli vocalizzi nella parte finale, strepitosi gli effetti che Guaitoli trae direttamente pizzicando dalle corde del pianoforte in “Aria di rivoluzione”. Una gemma. E poi, subito a seguire, una versione acustica di “Giubbe Rosse” che ne esalta la melodia e la poeticità del testo. Un brano forse sottovalutato. Commuove, seppur l’esecuzione non sia perfetta, la “Lettera al governatore della Libia”, altro gioiello poco sfoggiato dall’autore. Qui piace pensare che sia stato riproposto come gesto di affetto nei confronti di Giuni Russo, in quei giorni impegnata ad affrontare gli ultimi passaggi del suo transito terrestre.
Il resto sono canzoni molto note e le consuete cover che l’ensemble esegue con maestria e trasporto. Gradevoli anche le letture di Manlio Sgalambro. 



 TRACKLIST DISC 2 :

17 - E' stato molto bello
18 - La cura
19 - Magic shop
20 - Stranizza d'amuri
21 - L'animale
22 - E ti vengo a cercare
23 - Stage door
24 - La porta dello spavento supremo
25 - La stagione dell'amore
26 - Prospettiva Nevskj
27 - I treni di tozeur
28 - L'era del cinghiale bianco
29 - Gli uccelli
30 - Voglio vederti danzare

Ed eccoci alla seconda parte. Non è frequente ascoltare in una versione “indecisa” questa “E’ stato molto bello”, depurata ma non del tutto degli orpelli elettronici. Decisamente denudata, e dunque ancor più commovente, “La cura” con un assolo finale di pianoforte indimenticabile. Peccato per le distrazioni in “E ti vengo a cercare”, prontamente perdonate con l’esecuzione di “Stage door”, altro pezzo dal destino molto controverso. In questa veste, tuttavia, molto riuscita.
Stupisce l’anteprima del futuro “X Stratagemmi” con “La porta dello spavento supremo”. Ricordo, per avervi assistito, che quando presentò questo brano alle Cave di Fantiano, a Grottaglie, l’effetto sul pubblico fu straordinario: un immenso silenzio, quasi senza applausi. Come se la platea fosse rimasta senza fiato (ma i maligni potrebbero pensare che fossero tutti caduti nel sonno). Solo dopo qualche minuto ricominciarono gli applausi e si ripartì con i bis.
Le restanti sei canzoni del cd che presentiamo in questa sede, in effetti, concludono in bellezza il concerto. Un concerto che, a mio avviso, rappresenta una bella parentesi tra vari tour all’insegna di molta elettronica e molto pop. La prova che il legame del pubblico con Battiato si è andato consolidando di anno in anno. Qualunque sia la proposta offerta dall’artista. Per il resto, come ama ricordare il diretto interessato, citando un compositore del Seicento: “detrattori alla larga da me”.
"Intelligenti pauca".
Antonio


Testi, sounds e covers by Antonio, impaginazione by Captain