Blue Morning è l’unica produzione di
questo gruppo romano, registrata all’indomani della loro partecipazione al
Festival di Villa Pamphili (26 maggio
1972) :
“… vorrei menzionare i
Blue Morning, formazione davvero eccellente, in grado di tenere lo spettacolo
con una notevole grinta ed una musicalità pulita e raffinata cui in Italia
siamo difficilmente abituati: il loro è stato un momento jazzistico di ottimo
livello, una parentesi fatta di vibrafono, basso, chitarra solista, batteria,
organo e flauto, un tutto estrinsecante, un jazz molto viscerale, parzialmente
influenzato, negli andanti , dagli ultimi lavori di Miles Davis e, in parte, dai
Soft Machine….”
(Maurizio Baiata nel recensire il festival
su Ciao 2001 n.24 del giugno ‘72)
Il nucleo dei Blue Morning si forma
sul finire degli anni 60 attorno a Maurizio Giammarco, al suo sax e alla sua passione per il jazz, che studia e sperimenta
con altri musicisti del quartiere in cui vive (Montesacro).
È durante quella lunga esperienza di garage-band
che il gruppo si consolida, ricercando un proprio linguaggio musicale “d'avanguardia” (così si diceva allora, per indicare percorsi poco battuti), che li porterà ad emergere dalle cantine
con una proposta originale e matura.
In quel periodo vi militano, tra gli altri, Billy Ward al piano
elettrico, il percussionista Alfredo Minotti e, in un secondo momento, Roberto
Ciotti alla chitarra;
e al trio Giammarco-Minotti-Ciotti si aggregheranno, successivamente, anche il basso di Sandro Ponzoni e il polistrumentista Alvise Sacchi (cordofoni e aggeggi vari).
e al trio Giammarco-Minotti-Ciotti si aggregheranno, successivamente, anche il basso di Sandro Ponzoni e il polistrumentista Alvise Sacchi (cordofoni e aggeggi vari).
Chi, nel tempo, ha scritto di loro suggerisce
coordinate che portano dalle parti di Perigeo e Soft Machine, personalmente ho sempre faticato ad associarli
a quei nomi, se non marginalmente e solo per evidenziarne lo spirito libero:
meno
“circolari” dei primi e meno
“elettronici” dei secondi, ma con un inter-play decisamente più ritmico e festoso,
sottolineato dal pindarico lavoro di sax e chitarra.
È un jazz-rock atipico, il loro,
caratterizzato da una forte impronta personale, impregnato di blues e mediterraneo.
Sono gli scarti, le virate, gli accenti musicali ad evidenziarlo, valga,
come esempio, la prima traccia in presa diretta: un vero e
proprio manifesto del “mattino blu”, col
sax che sembra un’armonica soul e la chitarra che sanguina rock “sudista”.
L’album verrà dato alle stampe solo
nel ’73 dalla Tomorrow/IT con una incisione dinamica poco brillante (ho provato
a migliorare le frequenze basse nel ripparlo).
“i Blue Morning sono un gruppo romano avviato
al jazz d'avanguardia, da parecchio tempo in anticamera: finalmente esce il
loro primo album, che coincide però con uno sfaldamento parziale della
formazione. Resta il documento, il
risultato di una ricerca musicale condotta per molto tempo in modo del tutto
autonomo e non senza sacrifici vari, come gli stessi ragazzi del gruppo
scrivono nelle note di copertina. ...il loro è un jazz personale, lontano dai
modelli inglesi più imitati: un jazz ricco di spunti creativi e
sufficientemente comunicativo, senza sbavature, con spazio per tutti gli
strumenti e nel medesimo tempo senza noiosi assoli. L'album è strumentale, e cinque sono i
brani dai titoli molto originali e per i quali non è sempre facile trovare il
nesso logico con la musica… un'ennesima prova, quella dei Blue Morning, che la
musica in Italia ha uomini validi, e che sono soprattutto le strutture, e
semmai l'educazione artistica del pubblico a mancare“ (Enzo Caffarelli su Ciao 2001)
In effetti, i titoli (quelli sì)
sembrerebbero figli di terra "canterburyana"... e, purtroppo, rimane il rammarico per un progetto che non ha avuto ulteriori capitoli e ciò, nonostante il gruppo (più o meno al completo) sia stato ingaggiato nella realizzazione di diversi dischi dai cantautori del giro Folkstudio (De Gregori, Venditti, Lo Cascio...)
Dei musicisti
e delle loro successive esperienze artistiche, anche internazionalmente note, nel
caso del bluesman Ciotti e del
jazzista Giammarco, vorrei ricordare l’attività grafica di Alvise Sacchi
(suo il disegno del disco) che poi migrerà a Caracas dove, con
Stefano Gramitto (altro italiano in trasferta) e Luis Levin, fonderà nel 1978 il
gruppo sperimentale elettroacustico Musikautomatica (un album omonimo nell’83), e la
militanza di Maurizio Giammarco sia nel Canzoniere del Lazio a partire dal ‘76
(album Miradas e Morra) che nel successivo progetto Carnascialia (disco e
tour del '79).
TRACKLIST :
SIDE 1
01. Danza dei palombari lottatori (*)
02. Panini volanti
SIDE 2
03. Farfalle nella pancia
04. Belmont Plaza
05. Una sera di luglio, in città, dopo una cena col morto
(*) registrato estemporaneamente dal vivo e riprodotto senza alcuna aggiunta o ritocco
FORMAZIONE:
Maurizio Giammarco (sax soprano, sax tenore, flauto, ottavino, piano, rhodes)
Roberto Ciotti (chitarre)
Sandro Ponzoni (basso elettrico)
Alfredo Minotti (batteria, percussioni)
Alvise Sacchi (aggeggi vari trk 3,5)
LINK
Post by Odiladilu
...gran bel post.....come sempre del resto.....grazie mille
RispondiEliminagrazie, per la bontà...
RispondiElimina(come diceva Guccio ai concerti)
Non posso che essere d'accordo con il nostro amico lisergico !!!!
RispondiEliminaLovely tasteful jazz-fusion with bluesy guitar playing. Nice and pleasant for a warm afternoon, yep with a thoughtful and reflective sound for a cool night. Even the figure on the front cover looks lost in contemplation. Wish there was a CD reissue of it!
RispondiEliminaeheh you're right..
EliminaFantastic thank you!
RispondiEliminaOttimo disco di jazz-rock !
RispondiEliminaSaluti
Michele D'Alvano
Muchas gracias
RispondiElimina