Dante Pieretti, esordì, con lo pseudonimo di Perry, nel 1963, incidendo in modo molto personale una canzone di Adamo, Perduto amor. Sul retro di quel 45 giri, figurava Uno strano ragazzo, brano che affrontava (dopo “Coccinella” di Ghigo), tra il serio e il faceto, l’argomento della omosessualità. Fin dal secondo singolo (Ciao/C’era un bel sole), decise di usare il suo nome, cambiando solo quello di battesimo: "nacque" Gian Pieretti. Pieretti conobbe in questo periodo Ricky Gianco: iniziò così una prolifica collaborazione e il binomio Pieretti-Gianco fu uno dei più gloriosi della nostra musica, lasciando il segno negli anni ‘60. I due, musicalmente, sembravano fatti l’uno per l’altro; le magiche liriche di Pieretti si adattavano stupendamente alle onde musicali di Gianco e spesso, in composizione, i due si scambiavano i ruoli di paroliere e compositore. Nel 1965, fu la volta del singolo Michela/Io so già. Nel 1966, mentre anche in Italia esplose il movimento Beat, Pieretti si recò all’estero, per essere informato sulla musica e sui movimenti giovanili, in special modo per seguire quello che stava accadendo in Inghilterra e nella “swingin London”. Assistette a molti concerti, fra cui quello del suo idolo: Donovan (dopo un concerto riuscì anche ad incontrarlo e a parlargli). Ritornato in Italia, con Gianco, scrisse Il vento dell’Est, brano, dal taglio folkeggiante che ebbe un grande successo. Nel 1967 Gian Pieretti partecipò al Festival di Sanremo con il brano Pietre, cantato in coppia con il francese Antoine, che però la interpretò in chiave comica ottenendo un sensazionale successo popolare, mentre Pieretti, che la interpretava con sentimento e professionalità, fu apprezzato dai giovani che capirono il testo. Lo stesso anno ebbe un notevole successo con Julie 367008 e a fine anno pubblicò un altro grande 45 giri: Io sono tanto stanco/Strade bianche. Sono canzoni utopiche, ricche di desiderio per un mondo, una vita diversa, ma anche consapevoli dell’impossibilità di raggiungere questo obbiettivo, in cui compare la rassegnazione che avvolse molti giovani che videro il sogno di un mondo migliore, senza guerre e soprusi, infrangersi con l’inasprirsi della guerra nel Viet-Nam o l'invio dei carri armati in Cecoslovacchia. In quel periodo, la sua casa discografica, la Vedette, pubblicò un 33 giri, in edizione stereofonica, dal titolo Se vuoi un consiglio, un lavoro splendido e completo. Cessato il contratto con la Vedette, Pieretti venne scritturato dalla Ricordi, dove nel frattempo era già approdato l’amico Ricky Gianco. La collaborazione tra i due si fece ancora più fitta; grazie al programma televisivo di Pippo Baudo “Settevoci”, il cantante "dovette" sfornare canzoni a gettito continuo, poiché non trovava nessuno che lo scalzasse dal podio di vincitore di ogni trasmissione. Incise brani eccellenti come Mao mao, Lei e soprattutto Celeste, erroneamente considerata una sua trasposizione italiana della “Atlantis” di Donovan, (in realtà Celeste uscì prima del brano dell’inglese). Il brano ebbe un ottimo successo ed è, fra i suoi, quello che ha venduto di più (oltre 250.000 copie) arrivando ad 59° posto nei Top 100 di quell'anno. Nel 1970, Pieretti incise un altro piccolo capolavoro, Viola d’amore. Ormai la dimensione del singolo gli stava strettissima e decise di cimentarsi in ben due album “concept”: Il viaggio celeste di Gian Pieretti e Il vestito rosa del mio amico Piero, trattando, con tempestività assoluta rispetto ad altri cantautori, il tema dei diversi e degli emarginati. A questi due avrebbero dovuto seguire tre dischi in realtà mai usciti, ovvero “Come nasce un bambino”, “Splendore nell’erba” e “2000 rapporto sullo sviluppo”. Questi album non vennero mai realizzati e tanto meno incisi. Nel 1975 invece uscì Cianfrusaglie per la Dig.It, album nel quale spiccava la presenza di Ivan Graziani, che, oltre a suonare nel disco, firmò con Pieretti il pezzo Francesca no, Nel disco era contenuta anche Canada, traduzione di “Harvest” di Neil Young. Tutti questi dischi non ebbero successo e Pieretti decise di lasciare l'ambiente musicale, aprendo un negozio di biciclette ed articoli sportivi a Milano. Ma la passione ebbe il sopravvento: nel 1989, pubblicò Don Chisciotte, un lavoro grandioso che, nonostante il suo valore compositivo e musicale, non ottenne successo. Dopo qualche anno uscirono gli album Bang nel1992 (a nome Gian Pieretti Tryo) e Caro Bob Dylan nel 1997 contenente numerose cover di Dylan, Donovan ma anche di Ricky Gianco e Francesco Guccini. Dopo allora nuovamente il silenzio. |
Solo per pensarlo un disco del genere meriterebbe il Golden Globe!
RispondiEliminaLink morto...qualcuno può ripostarlo? Grazie mille!
RispondiEliminaDisco carino ma non indispensabile .
RispondiEliminaDi Gian Pieretti ho sempre preferito il lavoro successivo Il vestito rosa del mio amico Piero del 1973
Gradevole anche Cianfrusaglie del 1974, in cui suona anche Ivan Graziani
Michele D'Alvano