TRACKLIST :
1 Fame
2 Fiaba
3 Claustrofilia
4 Malamore e la Luna
5 Amanti in guerra
6 Ombre Cinesi
7 Apnea
8 Il Giardino degli altri
9 La Corsa dei Trattori
10 Se
11 Lana di Vetro
12 Ciò che Rimane
Riprendo i post dedicati ai NichelOdeon ed a quel geniale artista che risponde al nome di Claudio Milano. Lascio a mister Menichella (che ringrazio per la partecipazione "a sua insaputa" a questo post), più sotto, l'arduo compito di recensire quest'opera. Lo faccio volentieri, perchè trovo che riesca a parlarcene in modo davvero professionale, ma appassionato allo stesso tempo, cogliendo perfettamente nel segno del discorso musicale del progetto NichelOdeon
Ricordo che gli album dei NichelOdeon vengono condivisi su questo blog da Claudio Milano stesso, con il benestare della band. Quasi tutti i lavori qui presentati sinora, ed anche quelli che verranno, sono acquistabili, ad un prezzo davvero popolare, presso il sito ufficiale di Claudio (Claudiomilano.it)
Ricordo che gli album dei NichelOdeon vengono condivisi su questo blog da Claudio Milano stesso, con il benestare della band. Quasi tutti i lavori qui presentati sinora, ed anche quelli che verranno, sono acquistabili, ad un prezzo davvero popolare, presso il sito ufficiale di Claudio (Claudiomilano.it)
La recensione che segue proviene dal sito "Hamelinprog", ed è a cura di Antonio Menichella:
"Dietro l’enigmatico titolo “Il gioco del silenzio” si cela il primo album in studio del progetto Nichelodeon, avanguardistico ensemble che fa della sperimentazione un dogma assoluto. Fresco di stampa (pubblicazione italiana, 15 settembre 2010) a cura della Lizard Records, “Il gioco del silenzio” fonde canzone teatrale, jazz, classica contemporanea, world music, elettronica, avanguardia (e molto altro ancora) in un magma sonoro imprevedibile e di non facile catalogazione. L’atipicità del progetto è ben percepibile dalla numerosa e variegata schiera di collaboratori che partecipano alla realizzazione dell’album. Non solo musicisti, polistrumentisti e compositori, ma anche pittori, grafici, fotografi e videomakers, che vanno a formare un vero e proprio “laboratorio chimico dedito all’artigianato sonoro, visivo e performativo”.
"Dietro l’enigmatico titolo “Il gioco del silenzio” si cela il primo album in studio del progetto Nichelodeon, avanguardistico ensemble che fa della sperimentazione un dogma assoluto. Fresco di stampa (pubblicazione italiana, 15 settembre 2010) a cura della Lizard Records, “Il gioco del silenzio” fonde canzone teatrale, jazz, classica contemporanea, world music, elettronica, avanguardia (e molto altro ancora) in un magma sonoro imprevedibile e di non facile catalogazione. L’atipicità del progetto è ben percepibile dalla numerosa e variegata schiera di collaboratori che partecipano alla realizzazione dell’album. Non solo musicisti, polistrumentisti e compositori, ma anche pittori, grafici, fotografi e videomakers, che vanno a formare un vero e proprio “laboratorio chimico dedito all’artigianato sonoro, visivo e performativo”.
La formazione stabile dei Nichelodeon vede: Claudio Milano, autore dei testi, voce e recitazione; Francesco Chiapperini, sax alto e soprano, EWI, clarinetto e flauto; Andrea Illuminati, piano, melodica e bombarda; Andrea Murada, percussioni, noise effects, didjeridoo, flauto e rhythmic vocals; Max Pierini, contrabbasso elettrico e ocarina; Luca Pissavini, viola elettrificata, synth, theremin, toys e un’infinità di effetti e disturbi; Lorenzo Sempio, chitarre. Questa nutrita schiera di ottimi musicisti è coadiuvata da collaboratori del calibro di: Luca Olivieri, synth, noises e glockenspiel (nostra vecchia conoscenza); Carola Caruso, voce femminile e backing vocals; Estibaliz Igea, soprano lirico; Stefano Delle Monache e Antonello Raggi, effetti elettronici; Luciano Margorani, chitarra elettrica e noises; Claudio Pirro, chitarra classica; Marco Truppo, synth. Menzione d’obbligo per l’artista Valentina Campagni, autrice degli enigmatici dipinti che compongono l’eccellente artwork.
Apre il “gioco” Fame. Ossessivi Fiati a la Art Zoyd introducono una cadenzata struttura jazz sulla quale svettano gli impressionanti vocalizzi di Claudio – un John De Leo più teatrale – e un piano decisamente jazz. A far da sfondo un variegato rumorismo stile Area che progressivamente lascia spazio a suoni acustici di sapore classico. Ecco palesarsi un raffinato tango che serve a Claudio come pretesto per esibire la natura teatrale del suo “recitarcantato”. Segue Fiaba, delicata melodia sostenuta da pianoforte e fiati. Al sognante cantato di Claudio fanno da contraltare gli austeri cori femminili di Carola che, nel momento di massima tensione – segnato dall’ingresso di una chitarra distorta – si dilatano come in un raga indiano per condurci, tra gli scrosci di un albero della pioggia, all’imminente fine. I versi “Liberami dall’odio che è in me / Liberami dell’odio che è me” e l’impressionante estensione vocale di Claudio sono da brividi! Brano che non smette di emozionare anche dopo ripetuti ascolti. Sin dalle prime note di Claustrofilia si avverte l’ottimo contributo di Luca Olivieri, impegnato a disegnare celestiali scenari mediterranei. Incursioni pianistiche e chitarristiche si innestano in un’atmosfera tesa che sembra volgere ad un’esplosione sistematicamente scongiurata sino alla ritmica fuga finale. Malamore e la Luna è brano dal sapore cinematografico, condito con noises, pianoforte e fiati. Un tango che man mano assume toni lirici e drammatici. Le sottolineature “onomatopeiche” e teatrali del cantato fondono mirabilmente poesia futurista, Stratos e zeuhl. A metà brano un tunnel di sperimentazione sonora, dominato dall’eccellente lavoro di contrabbasso, pianoforte e fiati, sostiene l’ispirata performance canoro/rumorista di Claudio. Chiude il brano l’insolita accoppiata industrial noises/clarinetto, a cui si unisce un’acida chitarra. Landscape sonori e flashback bellici aprono Amanti in guerra. Su accenni di pianoforte e incursioni elettroniche si consuma una tragica storia d’amore e guerra. I laceranti e solenni vocalizzi del soprano lirico Estibaliz Igea accrescono la tensione che, regolarmente, viene stemperata dalla dolcezza dei fiati, per poi essere nuovamente aggredita da noises e cori femminili ammalianti come sirene. Un’altalena emotiva, sempre in bilico tra delicatezza e tensione, che si spegne in balìa di onde oscure e inquietanti. Ombre cinesi ha la caratura sperimentale degli Area di “Maledetti”. Una sorta di “Evaporazione” del XXI secolooooo! Un groviglio ben strutturato di voci, suoni e rumori. Un cantato che assume toni inquietanti, tra l’orrorifico e il “malato”. Un free jazz di ottima fattura con annessi “topi nel pianoforte”. Apnea è il brano vincitore della XVI Rassegna “Omaggio a Demetrio Stratos 2010”. Una sezione fiati di matrice jazz rock/progressiva (King Crimson, Catapilla e Area, in egual misura), un piano jazz, una viola stridente e un’infinità di suoni spiazzano e destabilizzano ad ogni nuovo ascolto. Una coda elettronica esplode decretando la fine di un’autentica opera d’arte che ha illustri maestri in Univers Zero e Art Zoyd. Una intro etnica apre la tesa e tragica “Il giardino degli altri”. Violentati da suoni sinistri, acidi, distorti e cullati da melodiche nenie, gli ascoltatori prendono parte ad un gioco perennemente conteso tra conflitto e redenzione, vero e proprio “continuum” dell’album. Echi orientali, cantilene mongole, didjeridoo, pianoforte e chitarra chiudono solennemente il brano. La ghost track La corsa dei trattori assume sembianze di marcetta circense dal gusto ironico/surreale/cinematografico. Nata forse per gioco, la traccia resta comunque fedele al clima dell’album. Citazioni colte e popolari tracciano i confini di Se. Così “S’io fossi foco, arderei lo mondo” di Cecco Angiolieri diventa pre/testo per un elegante free jazz. Pianoforte, chitarra e contrabbasso sono sicuramente superlativi, ma la sezione fiati qui rasenta la perfezione. In più di un’occasione si ha la sensazione di ascoltare il Victor Busnello di “Arbeit Macht Frei”. Stesso dicasi per il divertito motivetto di “Giro giro tondo” accennato dal contrabbasso, ulteriore evidente omaggio alla band di Stratos. Lana di vetro è una taranta/novella guidata da clarinetto e percussioni. Non manca l’apporto di Olivieri e Truppo, rispettivamente a glockenspiel e synth. Da brividi la performance canora di Claudio, capace di spingersi su antipodici registri: da etnici saltarelli a virate elettro/punk. Ottima scelta, infine, quella di collocare in coda all’album un brano “corale” come “Ciò che rimane”. Delicato e melodico sul nascere, il brano aumenta progressivamente di intensità, diventando prima acido e instabile, poi lirico e struggente.
Si chiude così “Il gioco del silenzio”. Un gioco in cui i Nichelodeon riescono a rendere fruibili sonorità oblique e raffinate, sdoganandole per un pubblico più ampio possibile.
P.S. – I ripetuti ascolti mi hanno indotto a svelare la subliminale presenza di filastrocche infantili, jingle pubblicitari e addirittura motivi partigiani. È possibile o forse ho solo abusato col “gioco”?"
P.S. – I ripetuti ascolti mi hanno indotto a svelare la subliminale presenza di filastrocche infantili, jingle pubblicitari e addirittura motivi partigiani. È possibile o forse ho solo abusato col “gioco”?"
Di Antonio Menichella
I NICHELODEON :
Francesco Chiapperini: sax alto e soprano, EWI, clarinetto e flauto;
Andrea Illuminati: piano, melodica e bombarda;
Claudio Milano: autore dei testi, voce e recitazione;
Andrea Murada: percussioni,
noise effects, didjeridoo, flauto e rhythmic vocals;
Max Pierini:
contrabbasso elettrico e ocarina;
Luca Pissavini:viola elettrificata,
synth, theremin, toys e un’infinità di effetti e disturbi;
Lorenzo Sempio: chitarre.
Altri collaboratori :
Luca Olivieri: synth, noises e glockenspiel;
Carola Caruso: voce femminile e backing vocals;
Estibaliz Igea: soprano lirico;
Stefano Delle Monache e Antonello Raggi: effetti elettronici;
Luciano Margorani: chitarra elettrica e noises;
Claudio Pirro: chitarra classica;
Marco Truppo: synth.
Valentina Campagni: artwork.
Non dimenticate, nei vostri commenti, che questo è un regalo di Claudio Milano e dei NichelOdeon a tutti noi. Questi ragazzi meritano, come minimo, il nostro ringraziamento...
Grazie mille! Lo ascolterò con piacere
RispondiEliminaIl mio commento vale poco, perché potrei sembrare di parte. Però, lasciatemi dire, ci troviamo di fronte ad un grande album. L'ho appena ascoltato e, a freddo, mi è subito piaciuto per l'originalità dei suoni. La mia abitudine è quella di ascoltare un disco almeno 2 volte, anche per avere il tempo di assimilarlo meglio. Un ringraziamento a Claudio MIlano e al grande Straospheric Captain.
RispondiEliminaE pensare che Claudio Milano l'ho conosciuto sul web. Tempo fa scaricando non ricordo da dove, o forse sul mio eraso canale youtube, mi scrisse appunto questo soggetto, col quale ebbi una discreta corrispondenza di chiacchiere musicali, poi un giorno mi manda un promo da ascoltare, cosa che io ho fatto, e mi ricordo che mi aveva impressionato favorevolmente. Ho dato parere positivo, ho fatto complimenti, poi non ci siamo più sentiti.... ma meritano veramente!
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