TRACKLIST
1 Nostra signora dei
Turchi
2 Uomini secchi
3 Nikos
4 Tana del lupo
5 Gli elefanti del
mare/Elephant march
6 Le corniole di
Nonno Rassuli
7 Zumpa zumpa and
wine
8 Pilar Shopping
Company
9 Sugar Ray Robinson
10 - Bonus track - Le
corniole di Nonno Rassuli (live al Premio Tenco 1990)
11 - Bonus track - Madremmana
(parte, inedito, live al Premio Tenco 1990)
12 - Bonus track - Zumpa
zumpa and wine (parte, live al Premio Tenco 1990)
FORMAZIONE :
Bass – Andrea Tognoli
Drums – Gino Carravieri
Drums – Paolo Saraceno
Piano, Vocals,
Keyboards – Mark Harris
Flute, Alto and
Soprano Saxophone – Giancarlo Parisi
Guitar – Giorgio Cocilovo
Keyboards – Paolo Bolio
Cornet – Fabio Ciboldi
Trombone – Antonio Frisoni
Trombone – Ambrogio Frigerio
Trumpet – Armando Saldarini
Trumpet – Fabio Ciboldi
Contrabass – Paolo Frondoni
Contrabass & bass
– Massimo Scoca
Bass – Marco Nanni
Quel Premio Tenco fu
davvero rivelatore. Correva il 1990 e qualcuno, nonostante l’ora tarda, stava
ancora davanti alla TV a gustarsi, in differita, le serate della gloriosa
manifestazione musicale, a quell’epoca ancora guidata con mano salda dal grande
vecchio Amilcare Rambaldi. Quel pochi in fervida attesa davanti al tubo catodico
(in quegli anni non era ancora diventato solo un modo di dire) erano lì in
attesa di qualcosa. Gli anni 80, il Gran Deserto della Canzone d’Autore, erano
da poco finiti e tutti erano lì, alla ricerca di un’epifania, di qualcosa o
qualcuno che sapesse riprenderla in mano, ‘sta cavolo di canzone d’autore
(qualunque cosa già ai tempi cominciasse a significare). Sta di fatto che
quella veglia di preghiera notturna non fu vana. In quella fatidica edizione
furono lanciati due debuttanti assoluti, al loro primo album. Due che non
potevano passare inosservati, tanta era la qualità della loro scrittura, e la
voglia di non sottostare alle mode effimere di quel decennio appena
(fortunatamente) morto.
Dei due, quello che
mi colpì particolarmente era proprio l’artista oggetto di questo post. Mi
fissai bene in mente il suo nome: Luca Ghielmetti, comasco. Mi incantò la sua assoluta
padronanza della forma canzone, anche se i suoi riferimenti musicali erano ben
piantati, e si vedeva benissimo, nel jazz e nelle sue numerose diramazioni.
All’epoca, a molti, ascoltandolo, venne in mente Paolo Conte (d’altra parte si
stava nel suo regno, al Tenco), anche se Ghielmetti timidamente cercò di fare i
nomi di Randy Newmann e di Tom Waits. A quest’ultimo, in particolare, l’accumunavano
sia la voce roca, sia una certa somiglianza fisica, tant’è che qualcuno
dell’organizzazione pensò addirittura di mandarlo in scena a sorpresa facendolo
passare proprio per Tom Waits... Chissà se il pubblico del Tenco avrebbe
apprezzato lo scherzo.
Sta di fatto che al
“Millerecords” di Roma mi prendo subito il lavoro di esordio di questo tizio,
dal curioso e astruso titolo “Le corniole
di Nonno Rassuli”. Lo adagio sui piatto e, tempo pochi giri, capisco che
non mi sono sbagliato: questo è uno bravo, poco da fare. Mi riascolto la title
track (nel disco non c’è la stecca iniziale di sax soprano che invece inficiò
l’esibizione sanremese), e la ritrovo stupenda e malinconica con quel suo dolce
rievocare gli anni avventurosi e romantici da studente fuorisede. E poi scopro
tutte le altre, nessuna buttata là tanto per fare (quando bazzichi il jazz la
tentazione della jammata fine a sé stessa è dietro l’angolo). C’è il ritratto
in grigio degli “Uomini secchi”,
l’esilarante gita a New York dei provinciali della Val di Muggia, sulle tracce
di, toh!, Tom Waits (e qui in effetti i debiti contiani appaiono più evidenti)
raccontata in “Zumpa zumpa and wine”
e poi la finale “Sugar Ray Robinson”,
una delle più belle canzoni dedicate alla nobile arte attraverso la
rievocazione di uno dei suoi campioni più leggendari. Ma, ripeto, ognuna delle
9 canzoni contiene un’idea forte portante, così come è forte l’apertura di “Nostra signora dei Turchi” (la cui
protagonista è ritratta “perfetta al
tavolino/ in quella coda di settembre”, tanto perfetta che poi Ghielmetti non
può che constatare che “una condanna così
forte/ può stare bene solo a me”). I rivestimenti sonori
creativi, mai scontati, in cui entrano in ballo chanson, ballad, swing, jazz-rock
(nel modo in cui lo declinava, in quegli anni, lo Sting solista), danno la
sensazione che tutto giri come si deve, grazie a musicisti ispirati e agli
arrangiamenti sapienti di Maurizio Caldironi. D’altra parte il parterre di
turnisti è notevole, basti citare quel gran chitarrista che è Giorgio Cocilovo
(il suo assolo dal sapore manouche su “Tana
del lupo” è da antologia), Mark Harris e Giancarlo Parisi, entrambi in
orbita De Andrè (il secondo anche in quella PFM).
Insomma, un album che per me resta una delle vette degli anni ’90 italiani, un capolavoro misconosciuto che andrebbe assolutamente rivalutato.
Ve lo presento
(rippato dal vinile, anche se al tempo uscì anche in CD) con tre bonus track, per
la prima volta on the web, che
documentano la sua esibizione al fatidico Tenco di quell’anno. Sono tratte
dalla diretta Radio RAI, durante la quale Ghielmetti si guadagnò gli
apprezzamenti di Ernesto Bassignano e Roberto Vecchioni. Putroppo, per i
continui parlati degli speakers, sono in forma parziale.
Ghielmetti poi
navigherà spesso sotto costa, dedicandosi alla sua professione di farmacista,
ma continuando lo stesso a frequentare il mondo musicale producendo due altri
album a diversa distanza l’uno dall’altro (“Dolci
spose mancate d’un soffio”, 1999, anch’esso fuori catalogo e difficilemente
reperibile, e il più recente “Luca
Ghielmetti”, 2008, prodotto da Greg Cohen, storico sodale di, ri-toh!, Tom
Waits) e collaborando con Enrico Ruggeri (che l’anno scorso sul suo profilo Fb
l’ha appellato come “uno dei più grandi cantautori italiani”) e con Giorgio
Conte, con cui condividerà spesso e volentieri canzoni e palchi.
Ah, e l’altro? Sì, quello,
l’altro cantautore che venne fuori in quella edizione. Beh, anche l’altro era
bravo, l’avevo capito subito, tant’è vero che da lì a poco mi comprai anche il
suo, di disco. In ogni caso mi pareva ancora un po’ derivativo, acerbo, con un
suono tutto sommato più classico. Predico a Luca Ghielmetti un gran futuro, e
all’altro un destino da piccoli club.
Il suo nome era Vinicio Capossela, e forse ne avrete sentito parlare.
Curioso: anche io guardando quell'edizione del Tenco ho fatto lo stesso errore...e a distanza di anni ancora non mi capacito di come Ghielmetti non abbia avuto il successo che meritava. Enrico Ruggeri nell'album "L'isola dei tesori" ha interpretato un suo brano, "Per amore dei tuoi occhi blu"
RispondiEliminaNon è curioso: qualcuno chiamava" corrispondenza di amorosi sensi", ma forse si riferiva ad altro...
EliminaGrazie infinite ad Andrea e al Capitano di aver fatto riaffiorare alla mia mente le emozioni che provai ascoltando alla radio quella edizione del Tenco. Acquistai l'album di Ghielmetti, quello di Max Manfredi, quello di Capossela, quello di Lucio Quarantotto, tuttavia più di tutti mi colpì un certo Ezio Nannipieri, che cantò una canzone che faceva più o meno così: ''quella lingua creola, aragoste arancioni aragostavano nel blu''. Il suo disco, però non lo trovai nei negozi, per caso ce l'avete e potete postarlo qui?
RispondiEliminaCiao Albe. La canzone di Nannipieri cui ti riferisci si chiama "Metti alzarti che è un mattino". L'ho riproposta in una mia trasmissione di qualche anno fa. Se la vuoi recuperare puoi trovarla qua: https://arrivanoglisprassolati.wordpress.com/2013/03/16/1124/
EliminaUscì anche in una cassetta allegata alla rivista "Blu" in c'erano i vincitori di Musicultura '90. Purtroppo neanche io sono riuscito a trovare il disco. Peccato, perché quel pezzo era davvero originale.
Ciao Andrea, grazie del link per "Metti alzarti che è un mattino". Per caso hai la registrazione dell'esibizione di Nannipieri al Tenco 1990?
EliminaCiao Albe. Ho riesumato dai miei archivi questa registrazione radio. Eccola qua:
Eliminahttps://www.mediafire.com/file/1i1r3wlp4kzpkay/Ezio%20Nannipieri%20al%20Tenco%20%2790.mp3
E' ciò che ha trasmesso Radio Rai in quell'occasione, in diretta. C'è "Metti alzarti che è un mattino" (con prima la voce dello speaker) e una parte di un brano di cui non è stato fatto il titolo.
Un abbraccio!
Caro Andrea, grazie di questa ottima registrazione. Meriterebbero un bel post ad hoc le esibizioni dei vari autori di quel Tenco del 1990. Tanti cari saluti ed un abbraccio anche a te!
EliminaBello! Grazie! Lui lo vidi una decina di anni fa al FolkClub di Torino. Buon concerto, con il retrogusto un po' aspro di chi si vede che ha perso il treno giusto e che sa che non lo riprenderà più.
RispondiEliminaArtista molto bravo,non lo conoscevo.
RispondiEliminaGrazie di avermelo fatto conoscere
David
Credo che la n. 8 sia "Pilar Shipping Company", non "Pilar Shopping Company".
RispondiEliminaFranco