TRACKLIST
1 Non vi mettete a spingere
2 Pazzum pazzia
3 La strega
4 Clowns
5 Maria Farrar
6 La ragazza
7 Il bandito
FORMAZIONE
Silvano Panichi - voce, flauto, percussioni, chitarra
Chiara Riondino - voce
David Riondino - voce
Massimo Fagioli - basso
Gaia Gualtieri - voce, cembalo
Daniele Trambusti - chitarra, violino, armonica, voce
Guests:
Luciano Vavolo- flauto, voce, tastiere
Ranieri Cerelli- chitarra
Aldo Del Bono- chitarra, piano
Stefano Hollesch- sax
Steve Head- moog
Carlo Isola- tromba
Ornella Marini- batteria
Andrea Biondi- sax
Fabrizio Federighi- basso
Testi di David Riondino (2-3-6-7) e Collettivo (1)
Il testo di Maria Farrar è di Bertold Brecht
Musiche di Daniele Trambusti (1-4-5-6-7) e David Riondino (2,3,6)
Del Collettivo Victor Jara di Firenze avemmo modo di parlare qualche settimana fa, quando postammo il loro primo album del ’74 cominciando a raccontare la storia di questo ensemble aperto, dei suoi protagonisti (tra cui David Riondino, la sorella Chiara, Silvano Panichi, Daniele Trambusti ed altri ancora) e dei suoi spettacoli teatral-musicali giocati tra intervento politico e sberleffo, tra avanguardia e commedia dell'arte (potete recuperare il tutto QUI).
Questo album esce nel ’79 (anche se in realtà è stato in gran parte registrato nella primavera dell’anno precedente) a distanza di 5 anni dal primo lavoro e in qualche modo chiude anche l’avventura del Collettivo con un sigillo che segna una decisa crescita artistica, soprattutto in termini di consapevolezza della necessità che il disco, pur ancora necessariamente legato agli spettacoli teatrali, debba avere valore e senso in sé, in quanto prodotto musicale.
Il Collettivo ormai è una realtà conosciuta e viene invitato anche a festival di una certa rilevanza. Ha ricordato recentemente Riondino in una bella intervista a “Vinile”: “Entravamo in scena con maschere di cartapesta. Uno era vestito da Olio di Colza perché c’era stato un qualche scandalo che non ricordo. Una volta entrammo così in uno stadio. C’era pure Bennato e mi ricordo una cosa strana: arrivò con un giubbotto di jeans, ma prima di entrare in scena se lo cambiò con un altro, sempre di jeans, solo che era più vecchio e consumato: era uguale a prima!”.
Nel frattempo, sempre nel ’79, David Riondino stava anche esordendo in proprio, con un album bislacco e un po’ caotico di cui parleremo in un prossimo post, un disco che vedrà all’opera fior di musicisti.
Ma torniamo a questo “Non vi mettete a spingere”: la differenza con il fratellino del ’74 è notevolissima, prova ne è che i brani di questo album (mai ristampato, e per una buona metà non rintracciabile in rete), uscito per la concittadina Materiali Sonori di Giampiero Bigazzi, sono mediamente ben più interessanti dell’omonimo esordio del gruppo. Se i modelli di riferimento non variano di molto, cambia però come vengono declinati, con arrangiamenti più ricchi e vari che spaziano dalla caciarona title track (con tanto di assoletto della chitarra elettrica disturbatissima pre - Tom Waits di Aldo Del Bono) alla rivisitazione dell’onnipresente modello brechtiano (“Maria Farrar”), dall’apertura free di “Pazzum pazzia” che dietro lo sberleffo affronta il consueto, all’epoca, tema del rovesciamento dei termini di pazzia/normalità, alla strumentale “Clown” che va dal beat al circense, e ritorno.
“La strega” è un pezzo mutevole che parte da echi rinascimentali per finire a soluzioni più dilatate, in cui la tematica femminista è filtrata, con un topos classico, attraverso la figura della strega. Ma c’è anche spazio per toni più intimi (per quanto possibile in quei Settanta in cui il personale era necessariamente anche politico), per esempio con “La ragazza”, un pezzo cantautorale che ricerca una sua complessità, con una parte finale, affidata a un tappeto di tastiere e a una coppia di sax (il Lolli di “Disoccupate le strade dai sogni”ha forse fatto scuola...), di indubbia efficacia. Il tutto si chiude con “Il bandito” in cui, dietro l’immaginario da farwest plasmato da almeno quindici anni di film polverosi, si riconoscono riferimenti all’Italia dell’epoca, con tutti i suoi strascichi di anni di piombo.
E’ l’epitaffio: in quello stesso 1979 il Collettivo, dicevamo, chiude i battenti, sommerso dal riflusso che già dall’anno precedente stava portandosi via parecchi protagonisti, maggiori e minori, di quella irripetibile stagione. Nel frattempo, come anticipavamo in apertura, David Riondino aveva già avviato una sua carriera solista sotto l’egida dell’Ultima Spiaggia, corroborata anche dall’avventuroso tour che condivide, come set di apertura, con Fabrizio De Andrè e la PFM. Ma questa è un’altra storia che, se vorrete, vi racconteremo un’altra volta.
Per ora, come sempre, buon ascolto!
Il mio "eccezionale" è rivolto principalmente alle precise e dettagliate note che Andrea sa sempre donare, creando un meraviglioso cuscino su cui adagiare un album alquanto sconosciuto ai più, che tra l'altro è anche un gran bel lavoro sia nelle musiche che nei contenuti. Bravo Andrea, hold on! Frank - One
RispondiEliminaUn incantesimo sublime, che ho ascoltato con grande entusiasmo. David Riondino l'ho incontrato qualche anno fa e gli ho chiesto di raccontarmi degli aneddoti relativamente a quando aprì i concerti di De André: mi rispose soltanto che, appena messo piede sul palco, alla vista di tutto quel pubblico, dall'emozione avrebbe voluto far dietrofront. Io mi ricordavo benissimo, battute comprese, della prima volta che l'ho visto in concerto e gli ho ricordato che, per scaldare la voce, pronunciava la parola abbacchio, con tono gutturale, alchè ha sorriso divertito. Se in futuro vorrai raccontare di Riondino in tour con Faber, sarà cosa graditissima.
RispondiEliminaGrazie amici! per il resto, come si dice, chi vivrà vedrà!
RispondiEliminaFile non più presente… è possibile ri-postarlo? Grazie. paco.
RispondiEliminaMuchas gracias
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