venerdì 21 ottobre 2022

Serie "New Italian Prog" n. 10 - Ezra Winston: the two first works (1988-1990) with bonus tracks

 

PREFAZIONE
Sollecitato da un frequentatore della Stratosfera che ha richiesto l'ultimo lavoro degli Ezra Winston, purtroppo pubblicato lo scorso anno e quindi non "postabile" sul nostro blog, sono andato a ripescare i primi due lavori di questa eccellente band di new prog datati rispettivamente 1988 e 1990. A parte questi due album, gli EW ne hanno realizzato un terzo, pubblicato lo scorso anno, dal titolo "Tertiur Non Datur", con brani in studio e una traccia live risalente al 2004. Solo in vinile. 
Per ripercorrere la loro storia musicale mi sono basato su un articolo che ho trovato sul sito "artistsandbands", scritto da Gianluca Livi e intitolato "Il volo della Crisalide". In realtà, come precisato dallo stesso autore, l'articolo era originariamente apparso sul N. 29 (nuova serie), anno 2007, di "Musikbox, rivista di cultura musicale e guida ragionata al collezionismo" e pubblicato sul sito per gentile concessione dell'autore. Fatta questa doverosa premessa, giusto per citare le fonti, passiamo alla biografia degli Ezra Winston. 


BIOGRAFIA 
"Sono unanimemente riconosciuti come i pionieri e i propulsori del movimento new progressive italiano; sono gli unici, nell’ambito di tale genere musicale, ad aver visto il loro esordio discografico schizzare ad elevate valutazioni economiche nel mercato del collezionismo discografico; i loro due lavori sono talvolta citati nella ristretta rosa dei 10 o 20 dischi da portare su un isola deserta, unitamente a perle degli anni ’70; sono stati tra i pochissimi del new prog ad essere bootlegati dagli orientali.
Stiamo parlando dei romani Ezra Winston, il cui primo nucleo si forma nel 1986 grazie a tre compagni di liceo (Mauro Di Donato, Fabio Palmieri e Mario Bianchi), uniti dalla comune passione per il rock dei seventies. I tre – che traggono il nome del complesso dal protagonista del fumetto “Mort Cinder” – si incontrano per arrangiare alcuni brani di stampo tipicamente progressive, principalmente concepiti da Mauro Di Donato. Nel giro di breve tempo acquisiscono il batterista Daniele Iacono, diplomato in percussioni al Conservatorio di Roma e professionalmente già avviato, il quale, oltre a fornire un prezioso apporto anche a livello di arrangiamenti, di fronte alla necessità del gruppo di trovare un flautista, propone l’amico Paolo Lucini, anch’egli diplomato al Conservatorio.
Con questa line-up il gruppo autoproduce il primo album, “Myth of the Chrysavides”, stampato nel 1988 in sole 1000 copie, ben presto esaurite. Il fiatista della band riferisce a riguardo: “si registrò presto il tutto esaurito, grazie anche a copiosi ordini provenienti da Giappone, Germania e Francia. Non ultimo il fatto che il contenuto musicale staccava decisamente da una tendenza generale volta all’eccessiva scontatezza”. La medesima formazione, con l’aggiunta di un bassista occasionale di cui si sono perse le tracce, si esibisce al “Progressive Day” di Scandicci (FI).


Poco tempo dopo, nonostante la dipartita di Mario Bianchi (che lascia per impegni legati allo studio), il gruppo lavora al secondo album che esce in una lussuosa veste grafica nel 1990 per la Angel Records, in una tiratura di sole 5000 copie, alcune delle quale andate perse. “Ad un certo punto girò la voce che alcune copie presentavano difetti di fabbricazione mentre altre erano andate distrutte a causa di un allagamento dovuto ad una torrenziale pioggia. L’effettiva tiratura di quell’album costituisce un mistero ancora oggi, anche per noi” (Lucini). L’album si segnala anche per la presenza di 9 fiatisti professionisti (principalmente ottoni, diretti dallo stesso Lucini, attinti da varie Bande e Orchestre) e addirittura di Aldo Tagliapietra (Le Orme), alla voce e al basso in “Night Storm”. 
Nel 1992 la Musea - etichetta francese dedita tanto al recupero di opere progressive degli anni 70, quanto alla produzione di nuovi artisti che a quel genere si ispirano - vuole il gruppo per un ardito progetto dal titolo “7 Days of a Life”, un’opera mai tentata prima, un concept strutturato su 7 brani allegoricamente indicati con i giorni della settimana - realizzati da altrettante band, peraltro di differente nazionalità - ciascuno dei quali rappresentante ogni fase dell’esistenza di un uomo, dalla nascita alla morte. Gli Ezra Winston partecipano con “Dark Angel Suite”, durante la realizzazione del quale Fabio Palmieri abbandona la band per raggiungere gli Epsilon Indi, altro complesso di culto dell’area romana, votato a sonorità più intimiste. 


Il gruppo, ormai ridotto ai soli Di Donato e Lucini, con Iacono in veste di collaboratore occasionale a causa dei suoi molteplici impegni professionali, chiede aiuto a Vito Laruccia, valido chitarrista, già fonico del gruppo, che inciderà tutti gli assolo presenti nel brano.
Nel 1993, la formazione è nuovamente mutata: al posto di Laruccia subentra Stefano Pontani, già ingegnere del suono durante la lavorazione del secondo album, da questo momento in poi chitarrista stabile della band. Si tratta di un acquisto importante che rende il suono della band sempre più particolare e ricercato: il chitarrista, infatti, guarda con interesse alla sperimentazione sonora, soprattutto con il guitar synth, strumento mai utilizzato prima da un prog band. Con l’aggiunta di un bassista di cui gli stessi Ezra Winston hanno saputo fornire ben pochi elementi (tale Lorenzo, alias “Rivendell”, studente violoncellista al Conservatorio di Roma, presentato da Iacono), il gruppo si esibisce al “Festival prog” di Terni, presentando la suite “Ancient Afternoons” dilatata a ben 46 minuti.


Nel 1994 lo studio di Campolungo viene trasferito a Roma e ribattezzato “Three Fates Recording Studio”: i tre “Fates” sono Di Donato, Lucini e Pontani i quali, supportati sempre occasionalmente da Daniele Iacono, elaborano una serie di progetti che non vedranno mai la luce, fatta eccezione per “Shades Of Grey (As The Obscurred Side Of The D.A.)” (inserito come bonus track nella ristampa in CD dell’album “Ancient Afternoon”), arricchito anche di una voce femminile, Cristina Santoni, compagna dello stesso Di Donato".
Io mi fermo qui. Per leggere l'articolo nella sua integralità vi rimando direttamente al sito (qui). Ora passiamo alla presentazione dei due album.

Ezra Winston - 1988 - Myth Of The Chrisavides (LP)


TRACKLIST:

01. The Bird And The First Flight (04:25)
02. The Journey In the World Above (16:06)
03. The Journey In the World Below (18:34)
04. The Waiting And The Knowledge (5:43)

Bonus track
05. Dark Angel Suite (6:54) (da "7 Days of a Life" - 1992)


FORMAZIONE:

Mario Bianchi: rhythm samples & synthesizers, piano, organ
Mauro Di Donato: solo samples & synthesizers, vocals, bass
Daniele Iacono: drums, percussions, vibes
Paolo Lucini: flute, piccolo
Fabio Palmieri: electric & classical guitars

Formazione in "Dark Angel Suite"

Mauro Di Donato: keyboards, bass, vocals
Paolo Lucini: flutes
Vito Laruccia: guitars
Ospite: Daniele Iacono: drums


Ecco la recensione di questo stupendo primo lavoro degli Ezra Winston, sempre tratta dal sito "artistsandbands".
"Quello degli Ezra Winston è un progressivo di classe, colto, che attinge con dovizia dall’eredità inglese degli anni settanta (e non da quella italiana: un paradosso, se si pensa che con questo lavoro il gruppo diede vita al new progressive italiano). Nel loro primo album sono rinvenibili tracce del romanticismo dei Genesis, si riconosce la costruzione delle melodie vocali che fu propria dei Gentle Giant e si percepisce la delicatezza e la raffinatezza di certa scuola di Canterbury, sebbene il loro stile rimanga fortemente personale. La contrapposizione tra flauto e tastiere è il punto forte dell’album: magistrale in tal senso è l’intermezzo centrale di “The Journey In the World Below” ove, su un oscuro sottofondo di tastiere, il flauto intesse inaspettatamente efficaci melodie romantiche: un geniale e apparente contrasto la cui validità è percettibile solo dopo diversi ascolti. La ricercatezza delle atmosfere romantiche e sognanti è palese nell’intro di “The Bird And The First Flight” (evidente l’eredità dei primi Genesis e, soprattutto, dei primissimi Crimson). Altra caratteristica del gruppo è quella di non incedere mai troppo nelle singole melodie proposte, davvero molteplici: i pezzi, anche quelli più brevi, sono pertanto caratterizzati da continui cambi di tempo e dal continuo susseguirsi di svariate melodie che non si evolvono mai in crescendo, ma che appaiono sempre interrotte improvvisamente. Quest’album incarna in toto il concetto di rock progressivo: cioè a dire che dai 4 brani che lo compongono, un bravo cantautore potrebbe trarre decine di canzoni costruite secondo gli stilemi della musica leggera italiana (in cui il pattern predominante è rappresentato dall’alternanza ripetuta tra strofa e ritornello). I motivi vocali non sono mai semplici e scontati (un’ingenuità in cui incorrono molti fautori del new prog italiano, soprattutto di quel periodo): parrebbero cantilene o nenie, peraltro oscure (tutte volute, lo si capisce) che preludono spesso ad inaspettate aperture solari. 


Gli assoli di chitarra elettrica, talvolta caratterizzati da un che di schizoide, non incedono mai nel manierismo puro: lungi dall’essere contraddistinti dall’eccessivo tecnicismo, sono perfettamente incastonati nel sottofondo delle tastiere o si alternano ai molteplici fraseggi di queste ultime. Sul piano acustico, spesso terreno minato anche per i grandi del prog, va anche meglio: gli arpeggi sono misurati e calibrati soprattutto nelle due lunghe suite, ove sono spesso arricchiti dagli eleganti interventi al flauto. Il batterista propone costruzioni proprie della fusion (come nella parte centrale di “The Journey In the World Above”) o ritmiche di stampo più marcatamente rock (come nella parte finale di “The Bird And The First Flight”). Sul piano dei testi l’opera è altrettanto ardita: il concept narra le allegoriche vicende delle Crisavidi, esseri dal corpo umano e dalle ali simili a farfalle che, dopo un lungo percorso interiore, matureranno la consapevolezza che l’unica verità della materia è la morte, vedendo vanificata ogni possibilità di elevazione spirituale. All’epoca, tra l’entusiasmo generale che l’opera suscitò, ci fu anche chi espresse giudizi poco generosi, accusando il gruppo di aver costruito a tavolino le due lunghe suite, cariche di tanti tasselli melodici asseritamente amalgamati senza un filo logico. Chi scrive, ovviamente, non concordò allora e non concorda oggi: “Myth of the Chrysavides” è un prodotto eccezionale, non solo come opera prima, ma anche in termini di valore assoluto, le cui due uniche pecche riguardano la mediocre produzione globale (ampiamente giustificata, attesi gli scarsi mezzi a disposizione) e l’imbarazzante povertà della veste grafica (soprattutto in 2a di copertina) alla quale la band cercò comunque di sopperire allegato un booklett di 16 pagine con i testi in inglese (la lingua cantata), italiano, francese e tedesco. Si attende con ansia la ristampa in CD, auspichiamo senza ritocchi." (ndr - esiste una ristampa in CD ad opera dell'etichetta Tachika Records con "Dark Angel Suite" come bonus track - fonte Discogs),

PS. Come bonus track ho inserito "Dark Angel Suite", di cui abbiamo parlato nella biografia iniziale, tratta dall'album "7 Days of a Life" pubblicato nel 1992,

Ezra Winston - 1990 - Ancient Afternoons (CD)


TRACKLIST:

01. The Painter And The King (10:05)
02. Verge Of Suicide (09:04)
03. Nightstorm (06:07)
04. Ancient Afternoon Of An Unknow Town (26:05)

Bonus tracks:

05. Shades Of Grey (As The Obscure Side Of The D.A.) (04:15) - solo nella versione in CD
06. Call Up - inedito - sulla compilation "Progressivamente Story 1970-2014" (2014)
07. Live al "Progressivamente Rock Festival", Foro Italico, Roma, 29.06.2004


FORMAZIONE:

Mauro Di Donato: Synths, Samples, electric piano, vocals, bass, contra bass, ac. and cl. guitars
Daniele Iacono: acoustic & electric drums, percussions, noise
Paolo Lucini: flute, piccolo, saxes, noise
Fabio Palmieri: electric, ac. Cl. & 12 strings guitars, noise

ospiti:
Aldo Tagliapietra: bass and voice on Nighstorm
Francesco Berluti, Tony Saltz: trumpet
Domenico Sebastiani, Giovanni Giuliano, Giancarlo Berluti: horns
Tommaso Guidi: oboe
Augusto Mentuccia: tuba
Francesco Scalone, Salvatore Sanzelli: trombones

Formazione in Shades Of Grey
Mauro Di Donato: keyboards, acoustic guitars, vocals
Paolo Lucini: flute, wind synth
Steve Pontani: electric guitars, loops

ospiti:
Daniele Iacono: drums
Gianni Colaiacomo: bass
Cristina Santoni: vocals


“Ancient Afternoons” rappresenta una conferma del valore tecnico e compositivo del gruppo. La proposta musicale, ancorché altrettanto valida, appare invece diversificata rispetto al passato. Viene abbandonata quasi del tutto la cupezza che aveva tipizzato l’esordio a favore di una maggiore solarità, percepibile sin dall’iniziale melodia suonata dal flauto, decisamente allegra e briosa, quasi scanzonata. Vengono recuperate alcune sonorità della nostrana tradizione musicale, assenti invece nel primo album (l’incedere a “tarantella” in “Ancient Afternoon…”, ad esempio, oppure l’intro di stampo medievale di “The Painter and the King”). Le molteplici melodie che caratterizzano ogni singolo brano, ancora una volta mai volutamente sviluppate, sono certamente articolate con maestria talché, nel momento in cui il motivo portante entra in testa e sarebbe pronto per essere canticchiato, il gruppo volge l’attenzione ad altro, spiazzando l’ascoltatore. Ne consegue che, ancora una volta, quest’ultimo è indotto a successivi e ripetuti ascolti al fine di assimilare completamente l’intero lavoro. Il fiatista Paolo Lucini, stranamente ancora assente a livello compositivo, risulta invece più incisivo e presenzialista sul piano esecutivo: suo il solo di sax tenore “anticonformista” su “The Painter and the King”; sua la direzione degli ottoni attinti da Bande e Orchestre professionali. Centrale anche il ruolo di Mauro Di Donato, autore di ben 4 brani (in coppia con Fabio Palmieri o da solo), nonché unico membro ad occuparsi delle tastiere dopo la dipartita di Mario Bianchi. 


Notevole l’apporto di Daniele Iacono, batterista di indubbie capacità, qui impegnato non solo alla costruzione del ritmo, ma anche alla produzione di un sottofondo percussivo principalmente ottenuto con giochi e tecnicismi sul rullante ma anche utilizzando “chincagliere” del tutto inusuali. Fabio Palmieri, infine, oltre ad aver partorito l’unico crescendo mai proposto dal gruppo (in “Verge of Suicide”, di cui è anche unico autore), si palesa con assoli di chitarra meno schizoidi che in passato, decisamente più pacati ma non per questo meno efficaci. Ma non basta: il complesso osa l’inosabile e schiaffa un tappeto ritmico creato da una drum machine nel bel mezzo della lunga suite: un’operazione ardita per chi si misura con il progressive, già miseramente fallita da formazioni assai più blasonate. Il risultato, neanche a dirlo, è eccellente: quali siano gli svariati modi per utilizzare una drum machine in una suite, questo è decisamente l’unico metodo. Il fatto non deve sorprendere: il gruppo, infatti, guarderà sempre con interesse alla tecnologia, arrivando in futuro ad utilizzare wind e guitar synth (quest’ultimo introdotto dal successivo chitarrista, Pontani), strumenti mai utilizzati in passato da una prog band. Deludente, invece, l’apporto di Aldo Tagliapietra (Le Orme), la cui voce su “Nighstorm” non solo è a stento riconoscibile, ma mal si adatta al geniale stampo cantilenante tipico delle armonie vocali degli Ezra Winston. Questo, forse, l’unico neo dell’album. Peccato, perché il brano è stupendo, con quel suo incedere lento e maestoso, quasi regale.


A livello di produzione le cose migliorano: i vari strumenti sono ben equilibrati, il suono è decisamente cristallino e nitido. La veste grafica, infine, è di lusso: l’album è apribile, è stampato su lussuosa carta lucida e presenta un inserto di 4 pagine con testi in inglese e italiano. “Shades Of Grey”, la bonus track che compare nella ristampa in CD, si segnala tanto per l’uso innovativo del wind synth da parte di Lucini, quanto per la presenza di Gianni Colaiacomo (ex Banco del Mutuo Soccorso e Angelo Branduardi Band) nonché del nuovo chitarrista, Stefano Pontani (che registreranno le loro parti solo nel 1996). Soffuso ed etereo all’inizio, cadenzato e più energico nel proseguo, sconta la sua originaria collocazione all’interno di “Dark Angel Suite”, da cui fu estrapolato per esigenze di spazio. Ne deriva, all’ascolto, una sgradevole sensazione di “ottima idea”, decisamente poco sviluppata".


POSTFAZIONE
Alcune informazioni sulle bonus tracks e sulla restante discografia degli Ezra Winston. "Shades of Grey" è stata pubblicata solo nella versione in CD. "Call Up" è una traccia inedita che appare sulla compilation "Progressivamente Story 1970-2014", pubblicata dalla Sony nel 2014. La terza bonus track è una traccia live registrata in occasione del "Progressivamente Rock Festival" tenutosi nel Foro Italico di Roma il 29 giugno 2004. Una versione alternativa di "The Painter and the King" si trova sulla compilation "Progressivamente 1973-2003" (2004) che ritroverete sulla Stratosfera. Qui sotto la copertina. Ringrazio ancora Gianluca Livi e il sito "artistsandbands" per le preziose informazioni sugli Ezra Winston. Vi lascio, come sempre, augurandovi buon ascolto.


LINK Mith of the Chrysavides (1988)
LINK Ancient Afternoons (1990)

Post by George

2 commenti:

  1. wow, grande post. All'epoca se ne sentiva parlare, ma i loro dischi erano introvabili!!!

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