TRACKLIST
01 La ragazza da 5 lire
02 Ecatombe
03 Tristo Martino
04 Le trombe della celebrità
05 I lillà
06 La cattiva reputazione
07 Il cattivo soggetto pentito
08 Marinetta
09 L'uragano
10 Nell'acqua della chiara fontana
11 Un bel fiore
12 Testamento
BONUS TRACKS:
13 Il relitto (45 giri, 1970)
14 Ho un appuntamento con te (45 giri, 1970)
15 La cattiva erba (intro, da Beppe Chierici e Daisy Lumini, “La cattiva erba”, 1970)
14 Ho un appuntamento con te (45 giri, 1970)
15 La cattiva erba (intro, da Beppe Chierici e Daisy Lumini, “La cattiva erba”, 1970)
16 La cattiva erba (finale, idem)
FORMAZIONE “CHIERICI CANTA BRASSENS”:
Beppe Chierici- voce
Antonio Mastino- chitarra
Carlo Milano- contrabbasso
Gianni Bedori- flauto e sax
Gianni Zilioli- fisarmonica
Leonello Bionda- batteria
Arrangiamenti: Alberto Baldan
“Fu a Roma, in un garage di Via Alberico Secondo
che vidi Margot, Fernande e mille fils de joie (…)
Passeggiatrici, guardiani, chierichetti, postini, accattoni…
Con Brassens ci caliamo furtivi dentro l’inferno di Rimbaud,
Io ringrazio Chierici di queste nuove emozioni:
Quanto tu canti, il poeta Georges mi spia da un oblò”
(Gaio Fratini)
Così il poeta ed epigrammista Gaio Fratini celebrava l’arte di Beppe Chierici, questo barbuto cuneese dalle mille vite che nella sua lunga carriera ha attraversato, da solo o con la compagna Daisy Lumini, il cabaret, la canzone popolare e politica, la chanson francese (per esempio qui), la musica per bambini (ne parlammo qui) e poi, soprattutto dopo il trasferimento in Francia, il teatro (vinse il prestigioso Premio Molière) e il cinema in ruoli di rilievo con registi come Comencini (“Cuore”), Tornatore, Luchetti e tanti altri.
Se volete sapere qualcosa di più della sua incredibile vicenda artistica, è consigliatissimo il libro autobiografico “Un Ulisse da taschino” (Edizioni Il Cenacolo di Ares) in cui Chierici si racconta in una lunga intervista a Dario Faggella. Altrimenti, per farvi subito un’idea, vi consiglio questo articolo del Manifesto, in occasione di un suo recente lavoro, o, immodestamente, un mio intervento su L’isola che non c’era. Evitate la pagina Wikipedia che, oltre ad essere fortemente riduttiva, è anche poco aggiornata, non contemplando i lavori dell’ultimo decennio (sui quali torneremo in un altro post).
Capirete le ragioni del suo amore spassionato per Georges Brassens, questo Shakespeare della canzone del Novecento, un amore da ascoltatore che poi si trasforma in amicizia quando il grande francese accoglie Beppe all’Impasse Floriment, nella ristretta cerchia dei suoi amici, con cui amava passare il tempo tra interminabili cene e bevute, parlando di vita, di poesia, di canzone.
Se è vero che molti artisti italiani, fin dagli anni ’50, hanno cantato Brassens (tra i più significativi, oltre a Fabrizio De André, ricordiamo Fausto Amodei, Margot, Nanni Svampa in milanese, e, tra i più recenti, Alessio Lega, Alberto Patrucco e Luca Faggella) è anche vero che nessuno di essi vanta una frequentazione del canzoniere di Brassens così ampia nel tempo (a oggi siamo a 50 anni) e nel repertorio (cifra tonda di 100 versioni incise in italiano), come Beppe Chierici, per il quale lo stesso Brassens spese parole di grande elogio incoronandolo come il migliore dei suoi traduttori in italiano.
Già dagli anni ’60, infatti, Chierici comincia a cantare Brassens nei suoi spettacoli con Daisy Lumini, ed il successo è tale che Roberto Danè, storico produttore di De André, da qualche tempo direttore artistico della Belldisc, gli propone di registrare alcune delle canzoni che cantava sui palchi per poi farle uscire nella collana OFF dalla caratteristica veste grafica a due colori (verde e nero per la serie dedicata ai traduttori) con cover e retro identici (ma a colori opposti), e presentazione bilingue italiano/inglese. Danè chiede di non inserire “Il Gorilla”, che Chierici eseguiva già dal vivo, dato che per la stessa casa discografica era stata da poco incisa da De André. Chierici, dal canto suo, pone come condizione quella di ricevere l’approvazione dello stesso Brassens. Va a Parigi, gli fa ascoltare voce/chitarra le sue versioni e torna con l’approvazione orale del grande chansonnier francese, un riconoscimento che da lì a poco diventa scritto con una lettera che poi verrà riprodotta sulla copertina dell’album.
Il disco “Chierici canta Brassens” esce nel 1969 (non ’68 come riportano erroneamente Discogs, Wikipedia ed altri fonti) ed è il primo album in italiano (escludendo quindi quelli in milanese di Nanni Svampa) interamente dedicato alle canzoni di Georges Brassens. Gli arrangiamenti sono di Alberto Baldan, e se in qualche caso sostanzialmente rispettano l’originale, in altri se ne distanziano, introducendo una strumentazione più ampia, e conferendo a qualche brano un’aria da orchestrina popolare da festa sull’aia, non molto dissimile a quella che si respirerà da lì a poco nei primi due dischi di un altro piemontese, Paolo Conte, che chissà, forse qualcosina di questo disco potrebbe aver ascoltato (date un’orecchiata a “Un gran bel fiore” e poi sappiatemi dire).
Proprio questi elementi di novità nella rielaborazione musicale (assenti, per esempio, in De André, che nelle sue sette versioni brassensiane ricalcò pedissequamente gli arrangiamenti essenziali dell’originale) sorpresero positivamente Brassens che li trovò originali e divertenti, tanto da pensare di adottarli come veste sonora anche per le sue composizioni, sconsigliato poi dal suo entourage.
In effetti il disco è godibilissimo, a partire dall’iniziale e “politicamente scorretta” “La ragazza da cinque lire” che comincia con una voce-trombetta che può richiamare un pioniere della canzone d'autore come Rodolfo De Angelis. La voce di Chierici, una “voce che ride” (come scrive felicemente Danè nelle note di copertina), ci fa entrare con leggerezza dentro le storie del grande francese, da quelle più “politiche” (in senso lato) come “Ecatombe” a quella intrise di pietà umana (“Tristo Martino”), a quelle più assurde (la divertente “Marinetta”), a quelle più licenziose (come “L’uragano”) o provocatorie (“Le trombe della celebrità”). Un ruolo importante è rivestito dal flauto e dal sassofono di Gianni Bedori (poi meglio conosciuto come Johnny Sax) e dalla fisarmonica di Gianni Zilioli (che poi troveremo anche in “Un gelato al limon” di Paolo Conte).
La traduzione di Chierici è quanto possibile vicina all’originale, concedendosi libertà solo quando necessario. Se alle nostre orecchie in qualche caso essa può sembrare un po’ forzata, con quelle inversioni sintattiche, con quel lessico così retrò già in quel finale di anni ’60, si consideri che tale era la lingua usata da Brassens nelle sue canzoni, una lingua-mondo che, come Dante nella Commedia, teneva insieme linguaggio colto e linguaggio basso, poetismi e gergalismi.
L’anno seguente la stessa Belldisc dette alle stampe un 45 giri di Beppe Chierici con altri due brani inediti che segnano un ulteriore passo nella veste sonora (l’arrangiamento è infatti di Ettore De Carolis, ex Chetro & Co., che troveremo anche negli altri lavori di Chierici). Vi proponiamo questi due pezzi come bonus tracks, insieme a due piccoli accenni de “La cattiva erba” che apriranno e chiuderanno l’album omonimo di Beppe Chierici e Daisy Lumini, anch’esso edito nello stesso 1970.
“Chierici canta Brassens”, LP di non facile reperibilità, non è mai stato ristampato in CD e, per quanto ne sappiamo, non è oggi presente nella sua interezza sul web (eccezion fatta per poche canzoni presenti sul Tubo).
Segnaliamo infine che due brani di questo album (“La ragazza da 5 lire” e “L’uragano”) compariranno nel ’74 in “Gran Cabaret”, raccolta che comprende pezzi, oltre che dello stesso Chierici, del conterraneo Duilio Del Prete (che anche lui aveva esordito in Belldisc per la stessa serie OFF), Cochi e Renato e Franca Mazzola.
Augurandovi un buon ascolto, vi preannuncio che questo è solo il primo passo della pubblicazione sulla Stratosfera di una ipotetica trilogia dedicata ai dischi che Beppe Chierici ha dedicato a Brassens. Seguirà infatti il meraviglioso “Beppe come Brassens- Storie di gente per male”, del 1976 (probabilmente il suo capolavoro) e il più recente, ma introvabile, “Suppliche e Celebrazioni”.
Ottimo post, Andrea. Grazie veramente
RispondiEliminaBravo Andrea! Proprio bravo!
RispondiEliminaThe Sprassolati uber alles. Da assoluto cultore di Brassens in italico idioma, non potevi rendermi più felice.
RispondiEliminaPaco
Brani stupendi, da ascoltare e riascoltare a ripetizione: grazie super-Andrea e attendo con entusiasmo gli altri due album di Beppe.
RispondiEliminaHo dei dubbi circa i 2 brani da La Cattiva erba: il disco del 1970 di Beppe Chierici con Daisy Lumini (https://www.discogs.com/it/Daisy-Lumini-Beppe-Chierici-La-Cattiva-Erba/release/14053437) non li contiene, come si può anche ascoltare dal disco su YouTube: https://m.youtube.com/playlist?list=PLRu6CexGJHCxZNAiGyyd7xUVoA4xcTmCp
RispondiEliminaTi assicuro che quei frammenti aprono e chiudono La cattiva erba, anche se non compaiono tra i titoli. Ho l'LP in vinile. Chi ha inserito l'album su You Tube ha omesso questi due frammenti.
EliminaDa ottobre attendo con ansia i prossimi post di Chierici... c'è da attendere tanto?
EliminaSono io che ho inserito il disco su YouTube, e ho garantisco che sulla mia versione quei due brani non esistono, come si può vedere anche dalla tracklist in questo sito:
RispondiEliminahttps://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=56149&lang=it
Il mistero si infittisce: che esistano diverse versioni del disco?