mercoledì 4 gennaio 2023

GREGORY CORSO & FRANCIS KUIPERS- 1988- Gregory Corso with the music of Francis Kuipers (vynil)

 

TRACKLIST:

 

01. Americano/Italiano Rant 

02. My Cavewoman Grandmother 

03. Indian/American Rant

04. Inner & Outher Rhyme

05. The Sack Of Vei

06. Seashanty

07. Was Papa Hayden Born On April 1st?

08. Pig Rant

09. I Gave Away

10. A Fallen Winner

11. Sylvan Boygirl

12. How Not To Die

13. Star Rant

14. For Homer

15. I Met This Guy Who Died (For J.L.K.)

16. Those Who Ever Lived

17. The Moose

18. Sunset

19. Galactic Birth

20. Sunrise

21. The Whole Mess Almost

22. Wisdom

23. Primavera Di Jean

24. Ah...Well

25. Angel Rant

 

Questo post comincia un paio di anni fa quando un'amica che stava per trasferirsi a Roma mi chiese di occuparmi della gran mole di CD che non poteva portarsi dietro. Sfruzzicando nei numerosi scatoloni scappò fuori un Cd masterizzato senza copertina, alquanto misterioso, almeno per me. Intendiamoci, conoscevo i due artisti riportati a penna sopra l'etichetta interna, cioè il chitarrista Francis Kuipers e il grande poeta beat americano Gregory Corso, ma ignoravo del tutto l'esistenza di questo lavoro in comune.


Gregory Corso e Francis Kuipers


Purtroppo il CD si rilevò difettoso: al secondo o terzo pezzo cominciava quel fastidioso "effetto elicottero" dei supporti ottici smagnetizzati, sicuramente familiare a molti ascoltatori. 

Cercai allora qualche traccia su Youtube: ricerca vana, a parte un pezzo. A quel punto ho desistito.


Però la voglia di capirne di più mi è restata ed è riaffiorata qualche settimana fa, spingendomi  a contattare lo stesso Francis Kuipers per chiedergli se poteva gentilmente farmi avere le tracce per gli amici della Stratosfera.

E voilà, cari miei, questa preziosa testimonianza di un reading davvero unico, che forse merita qualche parola sui due protagonisti.


Gregory Corso

Gregory Corso è uno dei massimi poeti americani del XX secolo, esponente di spicco della cosiddetta Beat Generation. Figlio di immigrati italiani, cresciuto in situazioni difficili, inquieto e ribelle, si mette spesso nei guai e così passa l'adolescenza dentro e fuori il riformatorio. E' proprio nella biblioteca del riformatorio che fa la conoscenza della grande letteratura, in particolare Percy Bysshe Shelley. E sempre in un'altra prigione, questa volta a Clinton (come scassinatore era abbastanza scarso, diciamocelo) comincia a 17 anni a scrivere poesie. Nel '50, ventenne, conosce Allen Ginsberg che, colpito dalle sue cose, lo immette nella scena letteraria beat, aiutandolo a trovare il suo primo editore.


Gregory Corso a Roma con un'amica

In Italia, dove soggiornerà a lungo, le sue prime opere vennero pubblicate da Guanda a fine anni '60, ma una certa popolarità, anche oltre gli angusti steccati dei lettori di poesia, la ebbe nei secondi anni '70 quando alcune sue straordinarie poesie vennero pubblicate dalla collana Lato Side (è lì che lo ho conosciuto, adolescente degli anni '80, su una bancarella di remainders) e quando venne invitato allo storico Primo Festival Internazionale dei Poeti di Castelporziano del giugno 1979 organizzato dal Beat 72 di Roma (uno splendido documentario su quell'incredibile evento, dai contorni pazzeschi, è reperibile sul Tubo). 


Un momento del Primo Festival Internazionale dei Poeti di Castelporziano 


Ma parte della fama di Corso in Italia è probabilmente legata a Vittorio Gassman che amava molto Corso di cui in quegli anni declamò in varie occasioni le sue composizioni (su tutte la provocatoria "Bomba" e "Matrimonio"). 


Gregory Corso morirà a Roma, nel 2001: le sue ceneri sono conservate nel cimitero acattolico del Testaccio, vicino alla tomba di quello Shelley che tanti anni prima gli aveva mostrato la strada. 


 

Di recente la Minimum Fax ha ripubblicato il suo fondamentale "Gasoline": chi volesse avvicinarsi alla poesia di Corso può senz'altro cominciare da qui.


Francis Kuipers in un intenso ritratto di Massimo Scognamiglio 


Francis Kuipers, classe 1941, è un chitarrista compositore anglo-olandese, ma italiano d'adozione visto che nel Belpaese vive dagli anni '70, e qui si è svolta buona parte della sua carriera. Tutto è cominciato nell'alveo del mitico Folkstudio di Roma, come chitarrista e interprete folk-blues (a tal proposito imprescindibili sono i dischi che nel '75 e '76 incise per la storica collana della Folk Cetra, nonché le trasmissioni radiofoniche per Rai 3). Nel corso degli anni, pur rimanendo fedele alle sue origini musicali, ha ampliato di molto lo spettro della sua arte imponendosi come nome importante per la musica da film, attività che lo ha portato a collaborare con vari registi, come Godfrey Reggio (in "Naqotqatsi") e Abel Ferrara (in quattro film dal 2005 al 2011). 


Un vecchio scatto di Francis Kuipers

Centrale è il suo studio etnomusicologico che lo ha portato, fin da gli anni '60, a studiare in loco le tradizioni musicali di diverse parti del mondo, dall'Australia all'Africa Occidentale, dall'India alle Filippine, ed altri luoghi ancora. In questa veste ha collaboratori a lungo con Philip Glass per alcuni suoi lavori.

Attualmente questo musicista giramondo si divide tra Roma e Gradoli, sul lago di Bolsena.

Ma veniamo, appunto, a questo curioso "Gregory Corso With The Music Of Francis Kuipers", lavoro singolare anche per i canoni assai ampi della Stratosfera. Si tratta infatti di un album uscito per la milanese Red Record di Sergio Veschi che nel febbraio '88 porta in studio un poetry reading che i due stanno presentando, con grande successo, già da qualche tempo  con uno spettacolo che gira tutta Italia (Roma, Sardegna, Pisa). La collaborazione tra i due sarebbe proseguita anche negli anni a venire,

cementata dalla forte amicizia che lega per molti anni il Musicista e il Poeta, fino alla morte di quest'ultimo.


Tutto è nato da un fatto casuale: Kuipers nota, visino al wine bar che amava frequentare, un manifesto di moda sopra al quale una mano aveva scritto con il gessetto una poesia di Gregory Corso, quella "Ah Roma" che, pur con altro titolo, apre l'album. Quella mano era dello stesso Corso. Il barbuto chitarrista, che conosce già il poeta beat e ne ha riconosciuto il tratto, capisce che Corso l'ha probabilmente vergata di fretta, così come spesso gli capitava. Kuipers la trascrive quindi sul suo taccuino, gliela porta e gli dice che starebbe benissimo accompagnata dalla sua chitarra.


Biglietto autografo di Gregory Corso per l'amico Francis Kuipers


Il resto ve l'abbiamo più o meno raccontato, ma se siete curiosi e volete saperne un po' di più vi invitiamo visitare questa pagina (in inglese) in cui il chitarrista ricorda la collaborazione con Gregory Corso con diversi aneddoti gustosi.

Un altro bel ricordo di quei tempi avventurosi è questo, tratto da un'intervista concessa al sito www.cabette.com: 


«Ho avuto una grande fortuna a conoscere Gregory, lui era leggendario. Abbiamo lavorato a New York prima, e fatto parecchi spettacoli, divertentissimi: se erano troppo studiati non era beat, le poesie erano le stesse, ma ogni volta si cambiava. Insomma, dopo un po’ ho capito che bisognava arrivare all’ultimo momento perché se andavamo in anticipo per provare… Lui non era musicista, era un letterato, soprattutto un festaiolo, e cominciava subito lo show, dalle 5 del pomeriggio. Iniziava a venir gente, donne specialmente, lo portavano via nei bar a bere come spugne e lui già recitava, non distingueva tra il palco e realtà e aveva una energia mostruosa, un’energia fantastica, illuminava i posti. Allo spettacolo si presentava sempre con un’ora di ritardo, e io dovevo tenere il pubblico e non ero certo che si sarebbe fatto vivo o no. Ma cosa vuoi, beat generation era quello, era gente di strada.

Anche durante lo spettacolo era faticoso. C’erano di solito 3000 persone, era normale all’epoca. Nessuno capiva ciò che diceva, non conoscevano l’inglese, ma capivano la sua forza e in più lo avevano letto perché era un mito. Era come camminare su un rasoio, non sapevo mai quello che sarebbe successo. Lui aveva l’abilità, come un grande buffone, di fare trasformare la rabbia in humor, poteva fare incazzare la gente fino al punto di esplodere e dopo, nel momento mostruoso di tensione, farla entusiasmare. E lui si divertiva così. Per il prezzo di ingresso di 10mila lire ti dava tutte le emozioni possibili, da horror a delizia, da ridere a crepapelle a disgusto, a furia. Più di una volta siamo dovuti fuggire perché è andato storto qualcosa. Mi ricordo che siamo scappati dalle finestre di un bagno a L’Aquila; era di notte con una tempesta pazzesca e il pubblico era aggressivo e ci siamo buttati dentro il Volkswagen; Gregory dietro con una bottiglia di whiskey ubriaco fradicio che cantava l’opera. Io dovevo guidare la macchina sull’autostrada con una pioggia spaventosa e le luci molto basse, e mi sono fermato otto, dodici volte, non si vedeva un tubo».


Tornando all'album che vi accingete (forse) ad ascoltare, a parte "Americano/Italiano Rant" in cui Corso si cimenta con l'italiano, e "The Moose" (delegato al solo Kuipers) per il rimanente si tratta di un lavoro destinato perlopiù a chi mastica abbastanza bene l'inglese, ma speriamo che anche gli altri possano comunque apprezzare l'assai espressiva oralità della declamazione di Corso nonché le note blues (ma che sovente si spingono anche oltre) di Kuipers che sostengono il tutto.


Una delle poesie incluse nell'album, con traduzione

Ci resta da dire che il disco non è mai stato ristampato in CD e che le sporadiche note di piano in "Was Papa Hayden Born On April 1st?" sono dello stesso Corso.


E quindi, buon ascolto amici e amiche, e grazie di cuore a Francis Kuipers che ha generosamente accettato di condividere con tutti noi questo gioiello di musica e poesia.


LINK


Post by Andrea "Arrivano gli Sprassolati!"


5 commenti:

  1. Supergrazie.....ricordo quei readings di Corso, così come quelli di Ginsberg con l'harmonium, tempi mitici!
    Mi fa ripiombare nella lontana gioventù.

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  2. Sicuramente un album di non facile ascolto, ma carico di emotività. Ritorneremo presto sul tema musica e poesia. Grazie Andrea

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  3. Ieri sera, al termine di un concerto di nuove proposte e vecchie glorie del beat (Franco Serena dei ''Ragazzi dai capelli verdi'' e Lele Zambon dei ''Royals'') ho mostrato a Lele, che aveva estrinsecato di essere un appassionato di Gregory Corso, questo stupendo post, alchè mi ha raccontato di aver musicato e cantato alcune poesie di Allen Ginsberg. Grazie infinite carissimo Andrea, anche delle magnifiche note esplicative.

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