Cari amici della Stratosfera, innanzitutto Buon Anno. Spero che questo 2024 sia iniziato per voi nel migliore dei modi. Entriamo così nel 13° anno di vita del nostro blog dedicando il primo post ad un cantautore non ancora apparso, se non in modo marginale, sulle nostre pagine. Stiamo parlando di Renzo Zenobi, romano, nato nel 1948, uno degli eroi del Folkstudio, il celebre locale nato nel 1960 in una cantina di via Garibaldi, a Roma, nel rione di Trastevere. Zenobi condivise il palco con gli amici cantautori di allora, tutti alle prime armi: De Gregori, Venditti, Lo Cascio, De Angelis, giusto per citare i più noti. Zenobi, a mio avviso immeritatamente, non riuscì mai ad ottenere quel largo successo di pubblico, a differenza dei suoi amici di cordata, rimanendo sempre un po' nell'ombra (a parte il grande successo di "Silvia"), fedele al suo stile cantautorale puro e sobrio. In questa sede prenderemo in esame i primi tre dischi del musicista, pubblicati dal 1975 al 1977, tre dischi ancora oggi relegati nel solo formato vinile, visto che la BMG o qualche altra etichetta non li ha mai ristampati in digitale.
Dalla, DE Gregori e Zenobi al Folkstudio
"Tutto è cominciato - raccontò Zenobi nel corso di una intervista pubblicata sul blog Intervisteweb - quando Edoardo De Angelis mi chiese di suonare la chitarra nel disco di De Gregori “Alice”. Da quel momento Francesco mi portò al Folkstudio e in seguito anche alla RCA, dove mi fecero un contratto per incidere dischi. Con la RCA ho inciso 7 LP e naturalmente 7 singoli, com’era d'uso in quegli anni". A proposito di "Alice", è Renzo Zenobi l'autore dell'arpeggio in "La casa di Hilde". Nello stesso anno suonò anche nell’album "La mia donna" di Giorgio Lo Cascio, mentre l’anno successivo prestò la chitarra e il pianoforte nel disco "Francesco De Gregori" dello stesso De Gregori, che lo chiama anche per il suo disco del 1975, "Rimmel" (indovinate di chi è l’arpeggio in "Pezzi di vetro"?). Nel 1975, dopo la firma del contratto con la RCA, venne pubblicato il suo primo album, "A Silvia", prodotto dall'amico Francesco,
Questo il ricordo di Zenobi del Folkstudio e del Cenacolo RCA:
"Il Folkstudio era un punto di aggregazione in cui tutti erano liberi di fare ascoltare le proprie invenzioni e, infatti, la domenica pomeriggio bastava dare il tuo nome ed eri messo in scaletta e cantavi la tua canzone. Se la gente reagiva bene, potevi tornare altrimenti...Il Cenacolo no. Era un posto della RCA in cui si facevano i provini dei dischi o le prove dei tour. C'erano vari studi con un registratore e prenotandoti potevi provare le tue canzoni e le musiche, almeno per noi cantautori, gli altri provavano ciò che creavano in base al loro mestiere. A pranzo poi arrivavano, a volte, i capi dalla RCA e si mangiava tutti insieme, si mangiava benone!"
Visto che abbiamo accennato al primo album solista, "A Silvia", qui ci fermiamo per la prima avventura musicale.
Renzo Zenobi - 1975 - A Silvia
Lato A
01. Silvia
02. Cascate
03. Donne di Domenica
04. Parole che si usano solo dopo cena
05. Un uomo di stelle
Lato B
06. I pescatori
07. Gioco
08. Canzone ad un fiore
09. Riflessi
10. Il guerrafondaio
Il disco Venne registrato negli studi della RCA di via Tiburtina nel gennaio del 1975 ed uscì a marzo. Dopo qualche prova di arrangiamento furono chiamati due musicisti che si occupavano di musica contemporanea: Sergio Rendine e Giuseppe (Pippo) Mazzuca. L'album venne molto apprezzato dagli addetti ai lavori e dalla critica musicale e la canzone Silvia, delicato bozzetto che racconta una giornata di licenza dal servizio militare trascorsa a Firenze (la Silvia del titolo è la cantautrice fiorentina Silvia Draghi, che si era fatta notare in quel periodo con il brano "Non ho finito di sognare"), riscosse un buon successo come 45 giri (lato B "Gioco").
"La canzone “Silvia” - spiegò lo stesso Zenobi - prende spunto da un week end trascorso a Firenze presso Silvia Draghi che avevo conosciuto tramite amici comuni. Lei all'epoca cantava canzoni folk, una sorta di stornelli toscani, ma la canzone è una costruzione trasfigurata che dalla realtà passa alla fantasia". Pochi mesi dopo la Schola Cantorum la incluse nel suo album "Coromagia vol. 2". Silvia è rimasta, nel tempo una delle canzoni più importanti della musica d'autore italiana: 25 anni dopo la sua pubblicazione, nel 2001, il giornalista Beppe Severgnini la inserì tra i venti brani fondamentali della musica italiana (insieme, tra le altre, a Vita spericolata, Pensieri e parole, Incontro e Certe notti), così commentandola: "La Toscana in una canzone. Fantastica".
Silvia ti ricordi la paura
tanta gente dietro i vetri
e nessuno ti gettava un fiore,
e la rabbia ormai non ha più voce
lascia il posto a indifferenza
suona forte se non torna
la pazienza.
"Silvia" verrà riproposta 4 anni dopo in una nuova versione (album "Silvia, ecc." del 1979) maggiormente curata negli arrangiamenti e arricchita dalla maturità artistica nel frattempo raggiunta dall'autore.
Oltre a questa canzone sono anche da ricordare I pescatori, basata su un bell'arpeggio di chitarra, e Gioco, dove l'arrangiamento evoca la musica medioevale e rinascimentale. Questo disco segnò l'inizio dell'attività concertistica di Renzo, che nell'aprile dello stesso anno cantò a Milano al Teatro dell'Arte in uno spettacolo con De Gregori, Dalla e Ron. Dello stesso anno è la partecipazione al concerto da cui venne tratto il disco "Trianon '75 - domenica musica" (da tempo pubblicato sulla Stratosfera qui con link attivo), con De Gregori, Venditti, Dalla, Rino Gaetano, Paolo Conte e altri ancora. Renzo presentò una versione di Silvia eseguita da solo con la chitarra acustica.
Renzo Zenobi è tutt'ora in attività. Alla domanda "Sono passati quasi 50 anni da "Silvia": Com'è cambiato il tuo pubblico?" ha così risposto: "Il pubblico che viene ad ascoltarmi è sempre lo stesso, cioè gente che rispecchia i propri pensieri e le proprie sensazioni nelle mie canzoni. Alcune persone sono proprio le stesse di tanti anni fa, altri sono giovani ma con lo stesso sentimento. Ricevo però, a volte, e-mail di giovani che vogliono discutere con me delle mie canzoni e spesso ricordano “Silvia”, che avranno sicuramente ascoltato su qualche vecchio disco dei genitori o degli zii: la cosa mi fa piacere".
Renzo Zenobi con Lucio Dalla
I tour di Zenobi proseguirono: in alcune date fece da spalla a De Gregori. La tournèe subì però una brutta interruzione dopo la serata al Palalido di Milano che si concluse con una contestazione a De Gregori da parte di alcuni militanti di Autonomia Operaia. Intanto, nel 1976, Zenobi pubblicò il suo secondo disco solista dal titolo "Chiari di Luna".
Renzo Zenobi - 1976 - Chiari di Luna
TRACKLIST:
Lato A
01. Irma
02. Fine dei sogni
03. Un giorno come tanti altri
04. Strano uomo Michele
Lato B
05. E sei di nuovo solo
06. Felci sudate
07.Ascendente in Cancro
08. La musica
Nel 1976 venne pubblicato, sempre dalla RCA, "Chiari di Luna", con la copertina disegnata da Francesco De Gregori. A differenza della prova precedente manca un brano trainante come "Silvia", ma vi sono alcune buone canzoni come "E sei di nuovo solo" e "La musica", che negli anni diventeranno una sorta di manifesto del suo modo di intendere la musica. I testi sono ammantati da un velo di tristezza, caratteristica questa che accompagnerà Zenobi per molti anni. Al disco collaborò Ron, che suonò il pianoforte e le tastiere. Di seguito la recensione del disco pubblicata sul numero di ottobre 2001 della rivista di musica italiana "L'isola che non c'è" ad opera di Gianluca Veltri:
"Per Renzo Zenobi non si può neanche invocare un rimosso collettivo, valido per alcuni suoi colleghi caduti nell’oblio. Zenobi, qualcosa che sia parente del successo non l’ha raggiunto mai. Curioso esemplare di cantautore anni ‘70 non politicizzato, attento all’aspetto poetico del verso e musicalmente tutt’altro che sprovveduto; e in più fuori da certi stilemi cantautorali. Un giorno come tanti altri, uno degli episodi meglio riusciti di questo disco (insieme all’incantevole "Strano uomo Michele") coniuga una scrittura pessoiana con un arrangiamento decisamente mainstream, melodicamente consono alle malinconie della canzone leggera italiana. Ma in più con un gusto amarognolo di troppo, evidentemente; con un’attitudine all’introversione e un understatement troppo pronunciati. Più vicino di De Gregori alla struttura-canzone popular (diciamo discendente genealogicamente da brani come "Alice"), romano come lui e uscito dalla covata del Folkstudio, lo Zenobi di "Chiari di luna" esprime una naïvete disarmante.
L’aspetto più interessante di tale naïvete risiede proprio nella convivenza - oggi risaltante più che mai - tra arrangiamenti e soluzioni che fanno parte del pop targato’70 e un minimalismo che nel 1976 poteva appartenere solo a una certa area di autori. Il mix non fu di successo allora (peccato), e adesso è straordinariamente datato. Ma l’ardimento stava proprio nel tentare una mediazione tra mondi nemici: Sanremo e la boheme autoriale. "E sei di nuovo solo", "Felci sudate", "Fine dei sogni" contengono belle impennate melodiche, sono arrangiate con garbo. Forse a punire Zenobi - che più in là avrebbe trovato partner in Morricone, Dalla, Stadio e Ron - furono versi come "Lui chiese: mi ameresti domani?" oppure "Sarà un giorno come tanti altri […] Saremo tutti un poco più saggi". Mentre Venditti scalava già le hit parade con "Lilly" e De Gregori, pur sfornando i suoi primi capolavori, si apprestava alla crocifissione politica, Renzo Zenobi arrotava le sue "erre" per quadretti romantici e iperminimali. Ma a lui il pubblico che compra i dischi non chiedeva di sfornare hit per adolescenti (come per il core de Roma), né da lui gli autonomi pretendevano impegno e militanza (come per il Principe). Purtroppo".
Renzo Zenobi riprovò, tra la fine del 1976 e gli inizi del 1977, ad esibirsi in concerto con alcuni amici conosciuti alla RCA: erano Piero Ciampi, Nada e Paolo Conte, ma le serate non riscossero molto successo, pur essendo molto importanti dal punto di vista umano ed artistico per Zenobi, tant'è che Nada decise di incidere una canzone di Renzo, intitolata "Giornate di tenera attesa", nel suo disco "Nada" del 1976, e Conte collaborò agli arrangiamenti nel disco di Zenobi del 1977, "Danze", nel quale Conte suonò anche il pianoforte ed il kazoo (nella canzone "Una piccola storia solo verso la fine divenuta canzone"). Un altro classico di Zenobi era la title track dell'album, "Danze", che raccontava la storia di un gruppo di ragazze nel secondo dopoguerra. All'album collaborò anche Lilli Greco, che scrisse le partiture per l'orchestra d'archi. A questo punto passiamo all'ascolto del disco.
Renzo Zenomi - 1977 - Danze
TRACKLIST:
Lato A
01. Danze
02.Uno scrittore
03. Io e te su quei giorni
04. I capperi e le stelle in salita
Lato B
05. Giornate di tenera attesa 3
06. Stiamo così
07. Una piccola storia solo verso la fine diventata canzone
08. Monòpoli
"Danze" venne pubblicato nel 1977 dalla solita RCA, e si collocò ad un gradino leggermente al di sopra della prova precedente. Dopo avere scritto le canzoni si cercò di trovare un arrangiatore ma non fu facile poiché le canzoni erano particolari e non si capiva che tipo di realizzazione dovesse avere il disco. Alcuni provini vennero eseguiti da Paolo Conte che, gentilmente, si offrì di aiutare Renzo. Con Paolo si conobbero meglio l'estate precedente, poiché cantarono insieme dal dieci al venti agosto al "King" di Porto Ercole (all'Argentario). Vi lasciamo immaginare quello che succedeva quando arrivavano con le loro storie messe in musica. Tornando ai provini di Paolo, il risultato però era avanti di dieci anni e alla fine si decise di realizzare le canzoni così come venivano, con l'aiuto basilare di Italo (Lilli) Greco che scrisse gli archi e le armonizzazioni. Il disco aveva una copertina (di Tanino Liberatore) che era un quadro fatto da una foto di Man Ray. Dall'album venne tratto un singolo, sia in versione 7" che 12", contenente "danze / Io e te su quei giorni". (tratto dal sito ufficiale di Renzo Zenobi)
Cover del 45 giri
Sul finire degli anni '70 Renzo Zenobi registrò altri due album, "Bandierine" (1978), che segnò la collaborazione con Ennio Morricone, e ""Silvia, ecc." (1979), con riarrangiamenti di brani già incisi da parte di Lucio Dalla, con la collaborazione degli Stadio e di Ron. Nel 1981 vene pubblicato "Telefono elettronico", dove nella title track Lucio dalla duetta con Zenobi. Dopo "Silvia" sarà questa la canzone più nota del cantautore romano. Nel 1997 verrà reincisa da Ron nel suo album "Stelle". Dopo le registrazioni di "Aviatore" del 1982, Zenobi decise di ritirarsi dalle scene, deluso dallo scarso successo e dai mutati gusti del pubblico verso la canzone d'autore.
Zenobi farà ritorno in sala di registrazione solo nel 1993, grazie all'interessamento di Ennio Melis, ex direttore generale della RCA che costituì l'etichetta discografica THM. Il nuovo album, intitolato semplicemente "Zenobi", era caratterizzato da atmosfere acustiche (voce, chitarra, percussioni e contrabbasso). Dopo qualche limitata apparizione televisiva, Zenobi ricominciò a suonare in pubblici, in piccoli locali, da solo con la sua chitarra acustica. Nel 1995 realizzò un altro disco, "Proiettili d'argento (per u cuore di lupo". La rinnovata attenzione, seppur da parte di un pubblico limitato, nei confronti di Zenobi, spinse la BMG (che aveva acquisito il catalogo RCA) a pubblicare su CD una raccolta di brani realizzati dal 1975 al 1983. intitolata "Amori e battiti". Nulla da fare, invece, per la ristampa integrale dei primi dischi. Renzo continuò con l'attività concertistica: il 17 dicembre 2005 si è esibì a Firenze insieme a Claudio Baglioni e Stefano Rosso, nel corso dell'appuntamento annuale che Baglioni organizzava per il suo fan club. Finalmente Zenobi, da troppi anni l'ombra di altri cantautori (Dalla, De Gregori, Ron, ecc.) nel 2012 vinse il Premio Amilcare Rambaldi alla carriera.
L'anno successivo vide la luce il nuovo album, "Canzoni sulle pagine", disco di inediti più due rifacimenti di vecchi brani (E ancora le dirai ti voglio bene e La fine di una storia) allegato ad un libro contenente i testi di tutte le canzoni di Zenobi e con la prefazione scritta da Claudio Baglioni, pubblicato da Arcana Editrice. Il 22 settembre 2015 fu tra i partecipanti al concerto di Francesco De Gregori all'Arena di Verona denominato Rimmel2015, in cui venne ricantato interamente l'album "Rimmel" (a cui Zenobi collaborò a suo tempo) per festeggiare i 40 anni della pubblicazione del disco. Ad oggi il suo ultimo album risale al 2018 e si intitola "Volando".
Si conclude qui il nostro incontro con Renzo Zenobi, il cantautore che, di certo, avrebbe meritato maggiori attenzioni e maggiore successo, E noi siamo qui per riascoltarlo e per valorizzarlo al meglio.
Vi lascio quindi all'ascolto di queste tre piccole gemme dandovi appuntamento fra qualche giorno.
LINK Chiari di Luna (1976)
LINK Danze (1977)
Post by George
Grande Zenobi....come Locasciulli rimasto nell'ombra dei vari De gregori ecc.
RispondiElimina(Ri)partenza '24 con il botto, tre vinili di non facile reperibilità per un grande artista, chitarrista sopraffino, cantante e autore di musiche e testi di grande spessore. Visto in concerto in anni recenti, sempre da brivido. Grazie mille
RispondiEliminahai la registrazione di qualche suo concerto?
EliminaNon di mia mano (nel senso che non l'ho registrato io) ma qualche suo bootleg (tipo La Spezia) dovrei averlo. Controllo e invio nei prossimi giorni
Eliminail link di Chiari di luna mi porta all'interno del tuo pc (penso)
RispondiEliminaogni tanto Mega mi fa qualche casino. Ora dovrebbe essere a posto.
RispondiEliminaBrani di notevole dolcezza e raffinatezza, che van venir voglia di ascoltare il resto della discografia. Grazie George.
RispondiEliminaBellissimo post per celebrare il grande Renzo Zenobi!
RispondiEliminaTre dischi molto belli e raffinati
RispondiEliminaIl mio lavoro preferito di Renzo Zenobi rimane l'antologico Silvia del 1979, con brani selezionati da questi tre dischi menzionati nella scheda, e riarrangiati con la supervisione di Lucio Dalla e suonati dai futuri Stadio
Michele D'Alvano
Senza nulla togliere alla bravura, artistica e tecnica, di Zenobi, fa parte di quella "eletta schiera" di cantautori anni '70 (come anche Locasciulli, fose anche Lolli, ecc.) rimasti nella penombra (a livello di grande pubblico) perchè oscurati dai vari e soliti De Andrè, De Gregori, Guccini ecc. Ma li abbiamo (li ho) sottovalutati allora, o li stiamo sopravvalutando oggi? Me lo chiedo perchè, soprattutto dal punto di vista dei testi, l'offerta attuale è talmente scarsa (sempre dal mio personalissimo punto di vista) che ci sembrano lampi nel buio, "carezze" nascoste, di cui forse avevamo perso, giocoforza, il gusto
RispondiEliminanon saprei.....io ho amato molto vari "minori o meno conosciuti" (Locasciulli, Artegiani, Tito Schipa jr e altri) già all'epoca , spesso più dei "maggiori" , quindi non so se li stiamo sopravvalutando oggi.
EliminaSicuramente anche il peggiore degli anni 70 è mediamente dieci volte meglio degli attuali.....e non solo nell'ambito cantautorale.
Non so se stiamo sopravvalutando Renzo Zenobi. Forse a distanza di anni, su un sito di nicchia, dove accede un'utenza più sensibile ed attenta, si parla di lui riconoscendone il giusto valore. Le sue canzoni sono molto delicate e interessanti secondo me.
RispondiEliminaPerò attenzione perché anche oggi ci sono cantautori di altissimo spessore, Elisa Ridolfi, Max Manfredi, Paolo Capodacqua che sta vivendo una seconda giovinezza dimostrando una enorme capacità compositiva ed interpretativa, e ancora Michele Gazich. E alcuni li ho scoperti per caso o cercando legami con cantautori a me noti, quindi bisogna sforzarsi di cercare ed ascoltare al di fuori di quello che di conosce già
beh, certo.....la Donà o Chimenti sono certamente bravi e pure altri.....ma , forse è un problema anagrafico, mi sento più a mio agio con la musica dei 70, che coincide con la mia ,ormai lontana, giovinezza.
EliminaProbabilmente è normale sentirsi legati ad un certo periodo storico, culturale, politico e musicale , anche se non necessariamente giusto.
Io continuo ad ascoltare cose nuove, italiane ed estere,ma fatico a trovare qualcosa che mi colpisca, al più trovo qualche gruppo o musicista che fa il verso , più o meno bene, alle sonorità di un tempo, nulla che mi entusiasmi.
Discorso a parte per il jazz dove qualcosa di stimolante si trova.
D'accordissimo con Osei. Poi la Ridolfi è un'interprete, non la conosco in termini di cantautrice, se lo è. Manfredi Gazich e Capodacqua sono coevi (o giù di lì) ai Locasciulli, Zenobi, ecc. Quindi non capisco cosa voglia dire "anche oggi ci sono cantautori di altissimo spessore", se i citati sono di ieri
EliminaElisa Ridolfi ha appena pubblicato un album da solista Curami l'anima.
EliminaMax Manfredi non è giovanissimo ma mi sembra che abbia iniziato negli anni 90, a meno di miei errori.
Paolo Capodacqua aveva fatto uscire Memorabilia negli anni 80, se non sbaglio. È di pochi anni fa ferite e feritoie. Intendevo dire che non è solo da considerarsi come ioll chitarrista di Claudio Lolli.
Più in generale, dicevo che bisogna provare ad ascoltare anche altro, poi magari non piace, ad es. sì parla bene della Zangrossi o della Boschiero, a me sono piaciute meno, ma un ascolto lo meritano. Chissà quanti cantautori validi ci sono e io non li conosco.
Per dirla con Mario Castelnuovo... Renzo "scrive (e canta) in corsivo"... forse per questo, a distanza di tempo, ancora "buca"... come testimoniato dai commenti.
RispondiEliminaRenzo Zenobi... il mio cantante italiano preferito. Ho tutti i suoi dischi e l'ho visto varie volte. Ho la registrazione video del concerto del 30 marzo 2012 a La Spezia (fatta proprio da me). Se la volete, la metto volentieri a disposizione...
RispondiEliminaE oltre al video di La Spezia ho anche vari bootleg... se interessano li mando volentieri...
RispondiEliminaCaro Luca, come ben saprai, bootleg e concerti live sono tra i punti di forza del nostro blog. Se vorrai inviarmi i file questo è il mio account. Ti ringrazio fin da ora
RispondiEliminagiorgiocarlo.starto@gmail.com
Materiale spedito...
EliminaDi Zenobi consigliati anche Bandierine, con gli arrangiamenti di Ennio Morricone, e Telefono elettronico, con Lucio Dalla produttore, arrangiatore e cantante nel brano che dà il titolo al disco, e con i futuri Stadio a suonare
RispondiEliminaMichele D'Alvano