martedì 13 febbraio 2018

Maria Monti - 1976 - Muraglie (vynil)


TRACKLIST

1 Non ho mai visto il mare 
2 La Mazurchica      
            3 Inserto P.M.          
            4 Polli sterilizzati     
            5 Sommario + Inserto Muraglie (Canzone del carcerato)        
            6 Nella tua casa       
            7 Il girotondo dell'aborto   
8 Sono Donna + Inserto Muraglie
9 Dulcinea    
10 Latrin lovere      
11 La Bella Addormentata+ Muraglie     
12 Ti ricordi Nina

FORMAZIONE

Maria Monti - Voce
Tony Ackerman - Chitarre, armonica a bocca, acqua, bicchieri
Luca Balbo - Chitarre, viola, mandolino, piano stonato, bicchieri
John Heineman -Trombone
Roberto Laneri - Sax soprano e clarinetto basso
Mimi Gates e Luisella Mantovani - Voci

Arrangiamenti di Tony Ackermann e Luca Balbo


C’è un clichè, che forse sarebbe ora di cominciare a smontare, quello della canzone politico/sociale caratterizzata esclusivamente da facili slogan veicolati da una musica di immediata presa (La- MI+ Re-, se non il DO/SOL tipico degli stornelli). Pezzi, insomma, costruiti per essere cantati in coro nelle manifestazioni di piazza degli anni Sessanta e Settanta. Se in qualche caso ciò è vero, bisognerebbe però rivalutare alcune esperienze che invece hanno tentato coraggiosamente strade diverse, spesso ostiche, in certi casi al limite dell’avanguardia, in una concezione progressista dell’arte sociale. Basti fare il nome di Giovanna Marini, o ascoltare con orecchie attente alcuni dischi di Paolo Petrangeli (quelli da “Lo sconfronto”, 1976, in poi), oppure la produzione anni 70 della milanese Maria Monti.

Il nome di Maria Monti, se si può dire poco noto al grande pubblico, non è certo sconosciuto a chi segue da vicino le vicende della canzone italiana. Classe 1935, personaggio eclettico che si spese tra teatro, cabaret, canzone e cinema, Maria Monti è un tassello fondamentale nella definizione in Italia di un’idea di canzone d’autore. E’ infatti da fine anni 50 che comincia la sua storia musicale, quando, frequentando l’ambiente del Santa Tecla, si lega in un sodalizio che sarà artistico e, per qualche tempo sentimentale, con Giorgio Gaber (da cui ne uscirà a pezzi). Ma cruciale fu anche la collaborazione con il regista Filippo Crivelli: è lui a proporre a Maria Monti, che aveva già cominciato a scrivere diverse canzoni dotate di singolare piglio e originalità, di portarle in teatro. Ne nasce lo spettacolo “Le mie canzoni e quelle degli altri”, che fa da apripista ad altre esperienze analoghe (la più famosa delle quali è quel “Milanin Milanon” che vedrà il ritorno alle scene di Milly e l’esordio di Enzo Jannacci), ma anche, due anni dopo “Il Giorgio e la Maria”, diviso a metà, appunto, con Giorgio Gaber. I due portano a Sanremo “Benzina e cerini” e scrivono insieme diverse canzoni, tra cui quella che resta ancora oggi un vero hit del Gaber pre-Luporini, vale a dire “Non arrossire” (per motivi discografici co-firmata anche da Mogol, che pure non ne scrisse nemmeno una parola). E’ Maria Monti, tra l’altro, ad ascoltare casualmente da un portiere di un condominio la canzone popolare milanese “La Balilla”, e ad avere l’idea di rielaborarla ed inciderla, sempre con Gaber, facendone un classico.


 Nello stesso 1961 la RCA, le pubblica “Recital”, uno dei primissimi dischi di canzone d’autore al femminile (magari ne riparleremo prossimamente sulla Stratosfera, se volete), e da lì parte la sua carriera discografica che si svilupperà però fuori dalla RCA, a cui, prima della polemica rottura, “regala”, a sentire la stessa Maria Monti, l’invenzione del termine “cantautore” coniato durante una riunione con, tra gli altri, Vincenzo Micocci (il quale a sua volta si attribuisce la paternità dell’amata/odiata, ma fortunata, parola). Dopo una seconda metà dei Sessanta dedicata esclusivamente al teatro e al cinema, nei ’70 (ed ecco che ci avviciniamo all’oggetto del nostro post), riprende con regolarità la sua attività discografia con diversi album in cui le tematiche politiche-femministe sono sempre più in rilievo, ma via via sempre più inserite in un contesto sonoro spiazzante, sperimentale, in cui suggestioni folk (centrale in tal senso la figura del suo stretto collaboratore, Luca Balbo) si innestano su tappeti ora minimalisti, ora su strutture tipiche della musica colta contemporanea, il tutto solcato da una vocalità aperta, libera, fuori dagli schemi. I nostri lettori conoscono già, per essere stati oggetto di precedenti post lo straordinario “Il Bestiario”, 1974, inciso con Alvin Curran e Steve Lacy, o la sua partecipazione nel ’77 al gruppo Prima Materia con cui pubblica un osticissimo album, “The tail of the tiger”, interamente imperniato su tecniche armoniche orientali (QUI).


Questo “Muraglie”, dello stesso ’77, che ora andiamo a presentarvi, mai ristampato in vinile e finora, per quanto ne sappiamo, non reperibile in rete, è l’unico inciso per la storica etichetta IT di Vincenzo Micocci (guarda un po’ chi si rivede...), che in quegli anni era tesa a valorizzare le autrici, in un collegamento ideale tra le pioniere e le “cantautore” che cercò di lanciare, con alterni successi, all’epoca (Roberta D’Angelo, Nicoletta Bauce, Grazia Di Michele, Carmelita Gadaleta).


L’album prende spunto dal precedente “Il Bestiario”, cercando tuttavia di smussarne le istanze più radicali in una versione più fruibile, seppure sopravvivano in alcuni pezzi effetti rumoristici e accenni alla musica contemporanea. Degna di rilievo è la presenza di Roberto Laneri (musicista, ricercatore e studioso, già compagno di avventure nei già citati Prima Materia), nei credits curiosamente storpiato in Lanevi. Si tratta di un concept album sulla condizione femminile, in cui molti brani fluiscono l’uno nell’altro, con interventi recitati e con un inserto originale, appunto “Muraglie”, vecchio pezzo del ‘35, che torna ironicamente spesso a fare da collante.


Molti i brani interessanti, dalla giocosa “La Mazurchica” (dal repertorio di Violetta Parra), a “Polli sterilizzati” (cover di Gualtiero Bertelli) , dalla polemica “Girotondo dell’aborto”, alla parodistica “Latrin lover”,  dalla sambata “Nella tua casa” fino alla rilettura finale di “Ti ricordi Nina” (forse ispirazione per “La Fata” di Bennato?) di Gianni Nebbiosi, anch’egli compagno nei Prima Materia, in una versione più straniata. Unica nota stonata: una copertina di rara bruttezza. Maria Monti, alla veneranda età di 82 anni, porta ancora avanti una vivace attività artistica: proprio nel 2017 ha riportato in scena un nuovo spettacolo, annunciando, a distanza di quarant’anni dal precedente, un nuovo album di inediti.

NEW LINK


Post by Andrea Altrocanto

10 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Grazie Andrea per questo ottimo post relativo a Maria Monti. Di Roberta D'Angelo, che hai menzionato, ho acquistato recentemente ad una mostra del disco ''Abitare a Cinecittà'': di primo acchito i testi e la sua vocalità mi son parsi un pò troppo bizzarri ed eclettici, ma dopo ripetuti ascolti mi han conquistato.

    RispondiElimina
  3. In effetti quel disco si lascia ancora ascoltare con piacere...
    Un abbraccio e a presto!

    RispondiElimina
  4. Il disco è interessante. Sbaglio, o ci sono due tracce ripetute (5 e 6) e manca la n. 6 ("Nella tua casa")? L.

    RispondiElimina
  5. Diavolo, hai ragione! Scusa, ora provvedo. A breve nuovo link

    RispondiElimina
  6. Nuovo link con il pezzo mancante incluso

    RispondiElimina
  7. bellissimo disco che sto cercando da anni. Maria Monti è una grandissima artista. Grazie per la condivisione.

    RispondiElimina